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Il Comune di Palagonia sciolto per mafia: l’assessore aveva ingaggiato un killer

Il Consiglio comunale di Palagonia, centro della città Metropolitana di Catania, è stato sciolto per mafia. Le motivazioni del provvedimento, che è stato disposto dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e sarà in vigore per 18 mesi, riguardano le “accertate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione locale”. Uno dei tasselli più scioccanti e problematici delle vicende criminali che hanno portato allo scioglimento riguarda il ruolo di un assessore comunale che si sarebbe addirittura messo a disposizione delle cosche al fine di assoldare un killer per una resa dei conti interna alle compagini mafiose.

Negli ultimi anni, a Palagonia si è versato sangue: dapprima, nel 2016, si verificò l’omicidio di un consigliere comunale, Marco Leonardo (vicino al boss catanese Alfonso Fiammetta), che fu freddato all’interno di un bar. Successivamente, nell’agosto 2017, venne ammazzato nel suo agrumeto in contrada Nunziata Francesco Calcagno, l’autore dell’omicidio. E proprio dietro a quest’ultima uccisione sarebbe andato in scena un episodio inquietante: il killer di Calcagno sarebbe infatti stato selezionato, su richiesta dei mafiosi vicini a Leonardo, dall’ex assessore alle Attività ricreative di Palagonia, Antonino Ardizzone. A confessare – per poi ritrattare, affermando di aver riempito i verbali sotto effetto di psicofarmaci – è stato lo stesso Ardizzone, che davanti al magistrato Marco Bisogni raccontò di aver fatto da intermediario con esponenti della Stidda agrigentina per ingaggiare un assassino che vendicasse la morte di Leonardo. Solo poche settimane fa, Ardizzone è stato condannato a 18 anni e 8 mesi di carcere per concorso in omicidio. Nel 2018, invece, a finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura era stato il consigliere comunale Salvatore Minore, ritrovato con una pistola non dichiarata nella sua automobile. Nell’ottobre 2022, il Prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi aveva disposto l’accesso ispettivo in Municipio.

«Quando ho intrapreso l’esperienza da Sindaco di Palagonia, tutto avrei potuto pensare nella vita, ma mai che mi sarei trovato a dare una notizia del genere – ha dichiarato [1] il primo cittadino del Comune catanese, Salvo Astuti, comunicando alla cittadinanza la notizia dello scioglimento del Consiglio per infiltrazioni mafiose – Commentare oggi, comunque, senza aver letto le motivazioni che hanno portato a questa drastica soluzione, sarebbe, da parte mia, operazione di patetica presunzione. Aspettiamo di leggere quanto è stato rilevato ed a carico di chi è stato rilevato, così che ognuno di noi potrà trarre le proprie conclusioni. Si tratta senz’altro una brutta pagina per la città e il peggiore epilogo possibile di questa esperienza politica».

Con questa nuova decisione, aumenta ancora il numero dei Comuni sciolti per mafia in Italia. Lo scorso 24 maggio era toccato [2] a Castiglione di Sicilia (Catania), prima ancora a Mojo Alcantara (Messina) e Scilla (Reggio Calabria). Dal 1991 – anno in cui è stata introdotta la normativa di riferimento, che oggi è delineata dall’art. 143 del Testo Unico sugli Enti Locali – gli enti interessati da scioglimento sono stati in tutto 283. La Calabria risulta prima nella speciale classifica, con 131 Comuni sciolti per mafia. Seguono Campania (117), Sicilia (92) e Puglia (25). Nel medesimo provvedimento con cui è stato deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Palagonia, il Consiglio dei Ministri ha comunicato [3] di aver “deliberato la proroga di sei mesi dell’affidamento della gestione dei comuni di Torre Annunziata (Napoli), di San Giuseppe Vesuviano (Napoli), di Soriano Calabro (Vibo Valentia) e di Portigliola (Reggio Calabria) alle commissioni straordinarie già nominate“.

[di Stefano Baudino]