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L’oppositore di Putin Alexei Navalny è stato condannato ad altri 19 anni di carcere

Il principale oppositore di Putin Alexei Navalny è stato condannato a scontare altri 19 anni in carcere di massima sicurezza come conseguenza di sei accuse, tra cui incitamento e finanziamento di attività estremiste e creazione di un’organizzazione estremista. La condanna si sommerà ai 9 anni di carcere stabiliti dal tribunale di Lefortovo di Mosca il 22 marzo 2022 per frode e oltraggio della corte. Alla vigilia della sentenza l’oppositore del Cremlino aveva detto di aspettarsi “una condanna stalinista” e su Twitter aveva ricordato che nei suoi confronti la pubblica accusa aveva chiesto 20 anni. Sempre su Twitter, Navalny ha commentato [1] la condanna scrivendo: «Vogliono spaventare voi, non me, e privarvi della volontà di resistere. Vi stanno costringendo a consegnare la vostra Russia senza combattere la banda di traditori, ladri e furfanti che si sono impadroniti del potere. Putin non deve raggiungere il suo obiettivo. Non perdete la volontà di resistere».

Da Bruxelles è arrivata la ferma condanna alla sentenza e tra i motivi ci sarebbe anche il fatto che le udienze si sono svolte in un ambiente chiuso, inaccessibile alla sua famiglia e agli osservatori e in una colonia penale a regime rigoroso fuori Mosca. Josep Borrell, alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, ha definito [2] Navalny come «l’ennesimo esempio della continua repressione sistematica da parte delle autorità russe», ribandendo l’invito a rilasciarlo «immediatamente e senza condizioni». Borrell ha poi ricordato la sua «profonda preoccupazione per le segnalazioni di maltrattamenti ripetuti, misure disciplinari ingiustificate e illegali e vessazioni equivalenti a torture fisiche e psicologiche da parte delle autorità carcerarie nei confronti di Navalny», aggiungendo che «la leadership politica della Russia è responsabile della sua sicurezza e salute, di cui sarà tenuta a rendere conto”. Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha condannato [3] la sentenza, definendola «verdetto farsa» e dichiarandola «inaccettabile».

Alexei Navalny è considerato il leader dell’opposizione russa ed è il fondatore della Fondazione Anticorruzione, che lo ha portato a diventare noto per le sue indagini anticorruzione contro società statali russe e alti funzionari. È nato nel 1976 in una cittadina della provincia di Mosca e fin da giovane è stato attivo nell’opposizione russa. Nel 2008 venne cacciato dal partito Narod per affermazioni xenofobe [4]. Si è poi trasferito negli Usa per un periodo di formazione all’Università di Yale, dove ha ricevuto una borsa di studio nel 2010. Ad agosto 2020 è stato curato per un avvelenamento che ha fatto temere per la sua vita. Un episodio che, secondo Navalny e un’indagine congiunta di The Insider, Bellingcat, CNN e Der Spiegel, avrebbe coinvolto i servizi segreti russi, i quali secondo l’inchiesta stavano sorvegliando l’oppositore da almeno 3 anni. Dal 2020 sono state imposte sanzioni contro persone ed entità responsabili dell’avvelenamento, dell’arresto arbitratio, dell’accusa e della condanna di Navalny.

[di Roberto Demaio]