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Sgomberata con la forza la protesta degli attivisti per il diritto all’abitare

Decine di militanti del Movimento per il diritto all’Abitare hanno occupato la sede della Regione Lazio, denunciando l’immobilismo normativo dell’ente. Nello specifico, gli attivisti hanno protestato per l’indifferenza mostrata nei confronti di Casale de Merode e del relativo piano di recupero. Nello stabile occupato dal 2004 vivono oltre cento famiglie, a cui è stato promesso in passato il blocco degli sfratti e la normalizzazione del particolare status. Con l’attuale giunta, insediatasi lo scorso marzo, il piano ha subito una battuta di arresto: “La Regione Lazio sul diritto all’abitare non può rimanere a guardare” ha dichiarato il Movimento. L’occupazione pacifica degli attivisti si è protratta per diverse ore, fino a quando sono arrivate le cariche della polizia in seguito alle quali un manifestante ha denunciato di essere stato picchiato alla testa, mostrando [1] il sangue alle telecamere.

La paura degli sfratti e la volontà di avviare i progetti di recupero per la definitiva normalizzazione di Casale de Merode ha spinto il Movimento per il diritto all’Abitare a occupare la sede della Regione Lazio. Nessun rappresentante della giunta Rocca [2] (centrodestra) è intervenuto per ascoltare le richieste degli attivisti, che così sono stati sgomberati senza un confronto politico. Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha condannato la protesta, paragonandola all’assalto neofascista avvenuto nel 2021 ai danni della sede della CGIL. “Un paragone forzato, strumentale e pericoloso. Le istituzioni si adoperino nel dare risposte ai bisogni delle persone e non a confondere il legittimo diritto alla protesta per un diritto fondamentale come quello all’abitare, con un attacco fascista e squadrista”, ha prontamente replicato il sindacato. L’USB ha sottolineato [3] la natura non violenta della mobilitazione, che ha invece “messo in campo quel minimo di conflittualità sociale che per fortuna si riesce ancora a praticare, in un Paese dove le lotte vengono represse con molta più determinazione di reati ben più gravi e odiosi”.

Italia ed emergenza abitativa formano ormai uno stretto connubio difficile da districare. Negli ultimi mesi, complice il caro affitti e l’erosione del potere d’acquisto, la situazione è peggiorata: unendo i dati degli sfratti in esecuzione a quelli dei mutuatari in sofferenza è emerso [4] che circa un milione e mezzo di famiglie convive con lo spettro dello sfratto.

[di Salvatore Toscano]