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Australia, avvistato un ‘drago senza orecchie’: si credeva estinto da decenni

Il ‘drago senza orecchie’, una piccolissima lucertola lunga 15 centimetri ritenuta estinta in natura, è stata avvistata [1] per la prima volta nelle praterie a ovest di Melbourne, in Australia, dopo cinquant’anni dalla sua scomparsa – l’ultimo avvistamento confermato è stato nell’area della città di Geelong nel 1969. Prima di quella data, il numero di rettili appartenenti alla sua specie era già progressivamente diminuito a causa della distruzione del suo habitat naturale – principalmente dovuto al pascolo selvaggio di bestiame – e della presenza di predatori come i gatti selvatici.

Nonostante i ripetuti sforzi degli ecologisti di localizzare la specie, nessuno era più praticamente riuscito ad individuarne alcuna traccia. Ma dopo gli studi e le ricerche effettuati in seguito all’ondata di incendi che ha devastato l’Australia nel 2020, alcuni biologi si sono accorti della presenza di rettili piuttosto somiglianti a quanto riportato dalle descrizioni zoologiche della lucertola estinta, risalenti agli anni Sessanta. Fino a quando due di loro, lo scorso febbraio, sono riusciti a scattare una foto all’animaletto. L’immagine, spedita ad un esperto di rettili, ha confermato quanto sospettato: si trattava proprio del ‘Tympanocryptis pinguicolla’, il nome con cui la comunità scientifica identifica il drago senza orecchie. Quest’ultimo appellativo deriva invece dal fatto che i rettili appartenenti a questa specifica specie non hanno effettivamente un’apertura esterna per le orecchie. Il loro corpo è invece caratterizzato da un colorito marrone chiaro con tre strisce bianche che scendono dalla testa alla coda. La loro vita è piuttosto breve – circa due anni – e per questo motivo è ancora più importante che gli si riservi particolare cura.

Tant’è che, per evitare di metterli ulteriormente in pericolo, gli esperti non hanno rivelato a nessuno il luogo esatto della ‘scoperta’. Tuttavia pare che alla fine il ritrovamento abbia riguardato in totale un quantitativo di esemplari abbastanza numeroso da garantirgli, almeno per ora, la sopravvivenza – anche se saranno necessarie almeno sei popolazioni autosufficienti e separate tra di loro affinché la specie rimanga sulla Terra (almeno) per i prossimi cinquant’anni. «Sono in corso sondaggi presso il sito per comprendere meglio le dimensioni della popolazione e per fornire il territorio di telecamere di vigilanza, che impediranno a chiunque di accedervi senza controllo. È una ‘seconda possibilità’ troppo preziosa, che ci fa sperare di poter trovare altri ‘tesori perduti’», hanno commentato Brendan Wintle, della School of ecosystem and forest Science dell’università di Melbourne e Sarah Bekessy dell’Interdisciplinary Conservation Science Research Group della RMIT University.

Intanto è già previsto l’avvio di un programma di ‘allevamento’, che sarà gestito da Zoos Victoria, un’organizzazione esperta di conservazione – e che è alla ricerca attiva di ‘draghi’ dal 2017 – che collabora con uno zoo dello Stato. Invece il Governo dello Stato del Victoria e quello federale hanno annunciato un investimento da quasi 200mila dollari per sperimentare l’utilizzo di cani da rilevamento, ammaestrati per fiutare più esemplari di lucertole possibili.

Il problema è che, come rivelato da una pubblicazione [4] sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Science, sono in verità le attività umane a portare gli animali a un’estinzione mille volte più veloce di quanto considerato normale. Il declino della biodiversità filogenetica è proporzionale all’incremento dell’attività umana: caccia e bracconaggio l’avviliscono con più violenza di quanto non farebbe un’estinzione casuale.

E le conseguenze della sparizione di una specie sono imprevedibili perché diverse sono le ripercussioni sull’intero ecosistema.

[di Gloria Ferrari]