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Intesa Sanpaolo vuole portare a processo un ambientalista per dei volantini

Il Tribunale di Torino, il prossimo 4 luglio, sarà chiamato a stabilire se un attivista del movimento ambientalista non violento Extintion Rebellion dovrà subire un processo per violazione di domicilio, reato punito con la reclusione da 1 a 4 anni. Il ragazzo, Pedro Piccolino Boniforti, è accusato di aver fatto ingresso nel Grattacielo di Intesa Sanpaolo, uno dei simboli del potere finanziario in Piemonte, e aver distribuito su scrivanie e pareti una serie di volantini recanti i dati sugli investimenti in combustibili fossili della banca. La Procura di Torino aveva già chiesto l’archiviazione con la formula “perché il fatto non sussiste”, ma Intesa Sanpaolo si è opposta alla decisione del pm e ha espressamente richiesto che si vada a processo.

I fatti risalgono al 2 giugno del 2022, quando nel grattacielo si teneva una conferenza inserita nel programma del Festival dell’Economia. L’attivista, registratosi regolarmente all’evento, al termine dell’incontro aveva preso l’ascensore per raggiungere i piani più alti dell’edificio. Con dello scotch aveva dunque attaccato [1] i volantini, in cui si dimostrava come Intensa Sanpaolo sia la prima banca italiana per investimenti in carbone, petrolio e gas, ai vetri e ad alcuni tavoli della struttura.

All’interno dei fogli era stata inserita anche una missiva firmata dagli stessi investitori della banca, che con queste parole contestavano la mole dei suoi finanziamenti all’industria fossile: “Essendo una delle maggiori banche europee e mondiali, Intesa Sanpaolo, ha una grande responsabilità e un ruolo nel finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente. Crediamo anche che sia nell’interesse di Intesa Sanpaolo e dei suoi azionisti che il Gruppo porti le sue ambizioni climatiche al livello dei propri pari”.

Nonostante si sia trattato di una semplice dimostrazione simbolica, che non ha prodotto alcun danno a cose o persone all’interno del grattacielo e non ha fermato il lavoro dei dipendenti, Intesa Sanpaolo non ha digerito la modalità di manifestazione del dissenso da parte dell’attivista, promettendo battaglia in vista della potenziale apertura del processo. «Mi colpisce molto l’impegno che Sanpaolo sta attivamente mettendo nel volermi portare a processo – ha dichiarato [2] Pedro, che ora rischia di diventare imputato -. Una delle banche italiane maggiormente responsabili della situazione disastrosa in cui ci troviamo, sta facendo di tutto per difendersi con le unghie e con i denti pur di non riconoscere e assumersi le proprie responsabilità, attaccando invece ferocemente chi ha provato a metterle in luce».

L’attivista ha detto di essere pronto a «portare in tribunale» gli stessi dati presenti sui volantini. «Io sono psicologo – ha aggiunto – e generalmente il bullo è sempre la persona più debole. È proprio in questa reazione che il potere rivela il suo modo di funzionare. Se un comune cittadino riesce a innescarla con un gesto così semplice, cosa succederebbe se fossimo in tanti?».

[di Stefano Baudino]