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Stella Assange: “l’ultima speranza per Julian è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”

Nel corso della presentazione del documentario Ithaka – A Fight to Free Julian Assange, svoltasi a Bologna nell’ambito del festival cinematografico Biografilm, Stella Assange ha tenuto un discorso di fronte alla platea. Per salvare suo marito, il giornalista Julian Assange, «l’ultima speranza è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo», ha dichiarato [1]. Il giornalista fondatore di WikiLeaks è attualmente detenuto a Londra, in attesa di estradizione degli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di carcere per aver divulgato documenti sulle violenze commesse dall’esercito americano in Iraq e Afghanistan. Di recente, l’Alta Corte britannica ha respinto l’appello del giornalista, confermando l’estradizione.

Il documentario è stato realizzato nell’arco di due anni tra Regno Unito, Europa e Stati Uniti e ha come oggetto la campagna portata avanti da John Shipton, 76 anni, padre di Assange, in difesa del figlio. Nel corso della presentazione del lavoro, Stella Assange ha raccontato lo sgomento della famiglia di fronte alla decisione dell’Alta Corte. Assange, riporta Stella, «non può avere contatti con il mondo, può uscire solo per prendere aria, non ha potuto leggere i documenti degli avvocato. Il telefono è l’unico mezzo, centellinato, che lui ha per comunicare con l’esterno. Questo si aggiunge al fatto che le persone a lui care invecchiano e muoiono, come Ellsberg, accusato di spionaggio nel 1973, pubblicatore dei Pentagon Papers, poi scagionato da tutte le accuse. Julian è solo e porta un peso enorme. Ora siamo alle battute finali e parte svantaggiato. Potrebbe essere estradato ma speriamo di no». La CEDU potrebbe infatti dichiarare illegittima l’estradizione, bloccando le autorità britanniche. Il caso di Assange, dichiara Stella, è «estremante politico».

[di Valeria Casolaro]