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Operazione Wuambushu: come la Francia imperversa nella colonia di Mayotte

“Wuambushu” è il nome dell’operazione di polizia lanciata il 24 aprile dal ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, sul territorio d’oltremare di Mayotte, isola nell’oceano indiano formalmente considerata suolo francese. La traduzione di Wuambushu è “ripresa” e a detta dell’amministrazione francese l’obbiettivo è proprio quello di riprendere possesso dell’isola di Mayotte. Si calcola che la metà dei 300mila abitanti dell’isola sia composta da migranti senza documenti provenienti dal vicino Madagascar e dall’arcipelago delle Comore. Ingenti forze di polizia sono state inviate sull’isola dal governo francese che ha schierato 1800 agenti con l’ordine di demolire le braccopoli della capitale Mamoudzou e deportare le persone senza documenti così da «riprendere» in mano l’ordine e la sicurezza di Mayotte. Una operazione di polizia contro l’immigrazione che stride fortemente con le lezioni in termini di diritto umanitario che il governo francese pretende di impartire [1] a quello italiano.

L’operazione di polizia, nonostante sia stata accolta di buon grado dalla maggior parte della popolazione locale, ha suscitato forti contestazioni che hanno portato a scontri tra le forze dell’ordine e gruppi di giovani mayottini. Ma le voci discordi si sono fatte sentire anche nella Francia continentale dove, a Parigi e in altre città, sono scese in piazza centinaia di persone, compresi molti migranti senza documenti, per protestare contro le modifiche alla legge sull’immigrazione. Nella capitale francese, due settimane fa, i manifestanti hanno sfilato dietro uno striscione: “No alla legge Darmanin. Contro la repressione, la carcerazione e le deportazioni, per una politica di accoglienza delle migrazioni”. In piazza i manifestanti hanno anche criticato l’operazione «Wuambushu», «il modo in cui vengono trattati i clandestini di Comore è indegno per un paese come la Francia» ha dichiarato a Afp Marie-Christine Vergiat, vicepresidente della Lega francese per i diritti umani ed ex membro del parlamento europeo. 

[Isola di Mayotte]
La maggior parte dei migranti senza documenti presenti sull’isola francese sono provenienti dalle Comore. I cittadini comoriani senza documenti saranno riportati ad Anjouan, l’isola dell’arcipelago più vicina a Mayotte, che dista soli 70 chilometri. Il governo di Moroni si è però rifiutato di accettare le persone che vengono deportate da Mayotte, dicendo che non può far fronte all’afflusso di «delinquenti e criminali», come li ha definiti il ministro Darmanin.

Il rifiuto del governo comoriano di accogliere i migranti è arrivato nonostante un accordo quadro firmato nel 2019 da Francia e Comore. Nell’accordo gli obbiettivi dichiarati erano chiari: lotta ai trafficanti di essere umani e controllo dei movimenti della popolazione tra le isole. Il testo annunciava anche una partnership con investimenti per 150 milioni di euro per progetti di sviluppo sull’arcipelago, a patto di fermare le partenze illegale verso Mayotte. Le Comore sono impegnate nell’impedire le partenze irregolari, mentre la Francia ha il compito di sostenere il governo comoriano nella cura dei migranti rimpatriati.

Due settimane fa però alla Maria Galanta, nave della compagnia marittima SGTM che si occupa dei collegamenti tra Mayotte, Grand Comore e Anjouan, con a bordo persone espulse da Mayotte è stato impedito l’attracco all’isola di Anjouan. Ufficialmente l’impossibilità di sbarcare è stata giustificata per dei lavori in corso nel porto di Mutsamudu. Riaperto lo scalo, il governo delle Comore ha limitato però l’autorizzazione allo sbarco ai soli possessori di carta d’identità, documento che molto spesso viene lasciato da chi prova la fortuna entrando nella Francia d’oltremare. La stessa SGTM ha quindi deciso di sospendere il servizio dichiarando che «il contesto attuale ostacola il corretto funzionamento della nostra attività». Il governo dell’arcipelago ha fatto sapere di aver rispettato la loro parte dell’accordo quadro del 2019, ma che riguardo l’operazione Wuambushu le Comore sono la vittima collaterale della politica interna francese.

Dallo scorso mercoledì, sempre di più, sui social e sui profili vicini ai partiti di opposizione al presidente comoriano, circola la parola: «tradimento». Le accuse mosse al presidente Azali sono di aver ceduto ai francesi e di aver tradito l’impegno a rifiutare le deportazioni. Il comunicato stampa, uscito dopo la visita dei ministri comoriani a Parigi a inizio settimana, che elogia «i legami di amicizia» tra Francia e Comore, non ha avuto presa sull’opinione pubblica, che rimane convinta della debolezza del governo. Se da una parte Parigi vuole convincere i mayottini che i trasferimenti avverranno presto, dall’altra Moroni vuole convincere i comoriani del contrario. Tra i due litiganti rimangono in mezzo centinaia di persone che non hanno idea di cosa gli succederà

I rapporti tra Franca e Comore sono da sempre conflittuali soprattutto sulla questione di Mayotte. L’isola francese infatti fa parte dell’arcipelago delle Comore che raggiunse l’indipendenza nel 1978. Quattro anni prima però il referendum per l’indipendenza dalla Francia, a Mayotte, ebbe esito contrario rispetto alle altre isole dell’arcipelago: infatti vinse la decisione di rimanere sotto il controllo francese. L’annessione di Mayotte al territorio francese però non è mai stata riconosciuta dalle Nazioni unite, che nel tempo, tramite diverse risoluzioni non vincolanti, hanno intimato alla Francia di restituire l’isola al governo indipendente di Comore, così da rispettare il principio secondo cui le ex colonie sarebbero dovute tornare alla loro integrità territoriale così come era prima dell’arrivo delle potenze coloniali. La voce delle organizzazioni interazionali sull’argomento si è sempre di più abbassata, fino al punto che nel 2011 Mayotte è diventata a tutti gli effetti parte della Francia, rappresentando un confine esterno dell’Unione europea.

Nonostante lo status di territorio d’oltremare le speranze di prosperità della popolazione di Mayotte sono rimaste disattese e l’isola rimane uno dei dipartimenti più poveri della Francia. 

[di Filippo Zingone]