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La cosiddetta ‘arma segreta’ per la controffensiva di Kiev è costruita in Italia

Una nuova arma, definita dalla stampa come “segreta”, è in costruzione nel nostro Paese e destinata ad essere inviata sul campo di battaglia in Ucraina. Si tratta di cannoni che prometto di intercettare con grande efficacia aerei e droni nemici. Il loro nome è Skynex: sono stati progettati in Svizzera, finanziati con quasi 200 milioni dalla Germania, ma la loro costruzione avviene nella sede italiana dell’azienda. Un progetto a lungo tenuto segreto, ma ora confermato sia dall’azienda che dal governo ucraino. L’azienda produttrice è la tedesca Rheinmetall, la quale sta effettuando il lavoro in Italia, nella sede di Roma, allo scopo di aggirare le leggi della Svizzera, dove ha sede la sua divisione che si occupa di tali armamenti, che impongono la neutralità del Paese e il divieto di cedere armamenti a Stati in guerra.

Come annunciato da Oliver Hoffmann, portavoce di Rheinmetall, entro la fine del 2023, due di questi sistemi d’arma saranno consegnati all’Ucraina. Tuttavia [1], il primo ministro ucraino Denis Schmihal, sul suo canale Telgram, ha dichiarato il sistema d’arma è già arrivato in Ucraina. Che sia già stato inviato o che lo sarà, che cos’è Skynex? Sul sito dell’azienda tedesca leggiamo [2]: “Il moderno sistema di difesa aerea Skynex si basa su un concetto per separare il controllo del traffico aereo dagli effettori. Grazie alla modularità dei sistemi, consente agli utenti di collegare solo i sistemi rilevanti per la missione all’unità di comando e controllo”.

Sempre sul sito troviamo la descrizione del sistema d’arma: “Il sistema di difesa aerea Oerlikon Skynex è l’ultima soluzione di Rheinmetall per la difesa aerea a corto raggio. Con la sua architettura aperta e modulare, stabilisce nuovi standard in termini di flessibilità ed espandibilità. L’Oerlikon Skymaster Battle Management System è il nodo di controllo e il fulcro del sistema. Vari sensori ed effettori possono essere collegati in modo modulare per soddisfare i requisiti della missione. Uno o più radar a medio raggio, come il Qerlikon X-TAR3D Tactical Acquisition Radar, forniscono l’immagine aerea, che viene consolidata nel nodo di controllo. Da lì, i bersagli aerei vengono assegnati a effettori autonomi tramite la rete Skymaster. Oltre alla pistola Oerlikon Revolver Mk3 ad alte prestazioni, è possibile integrare l’Oerlikon Twin Gun GDF009 TREO, missili terra-aria, mezzi per la guerra elettronica attiva e passiva e futuri laser ad alta energia. Un tale mix di armi genera uno scudo di protezione stratificato altamente efficace contro un ampio spettro di minacce aeree e fornisce la risposta necessaria contro gli attacchi di saturazione e sciame in futuro”.

A chi accusa la svizzera di non rispettare le proprie stesse leggi, e la sua neutralità, dato che la divisione Rheinmetall Air Defence ha ancora sede a Zurigo, da quando nel 1999 ha acquisito la fabbrica di armi Oerlikon, la Segreteria di Stato dell’economia (Seco), dipartimento responsabile del monitoraggio delle esportazioni di armi, ha dichiarato che la legge non impedisce il trasferimento di progetti dalla Svizzera ad altri Paesi, tra cui l’Italia, bensì solo l’invio di armamenti. «Il trasferimento di know-how dalla Svizzera all’Italia può quindi avvenire senza permesso», ha dichiarato [1] un portavoce della Seco.

Nonostante l’adesione della Svizzera alle sanzioni alla Russia, il governo si è fin qui opposto alla riesportazione del materiale bellico prodotto nel Paese, invocando la legge sulla neutralità e la legge sul materiale bellico. In questo caso, avendo la tedesca Rheinmetall avviato la produzione in Italia, a Roma, si sarebbe aggirato la legge con un sotterfugio operato da un’azienda che ha, della sua divisione che produce tale materiale bellico, sede a Zurigo.

In ogni caso, quella che la stampa italiana ha rinominato “arma segreta”, ipotizzando che potrebbe avere un ruolo decisivo nel capovolgere le sorti del conflitto, in realtà non è segreta ed è un sistema di difesa aerea che, sebbene possa essere senz’altro una valida arma, non pare rappresentare una chiave di volta – soprattutto se fornita nel numero di due unità. I dettagli forniti dalla Rheinmetall vanno presi per quello che effettivamente rappresentano: un comunicato aziendale che mira a celebrare un prodotto in vendita. L’effettiva efficacia sul campo sarà da verificare, e l’azienda ha ottenuto la possibilità di testarla direttamente sul campo di battaglia e con lauto aiuto di fondi pubblici tedeschi.

[di Michele Manfrin]