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Un milione di munizioni “Made in Europe”: il Parlamento UE al voto d’urgenza

Al Parlamento europeo, il Partito popolare e Renew Europe hanno chiesto di assegnare una corsia preferenziale al piano munizioni, presentato la scorsa settimana dalla Commissione. La proposta dell’esecutivo UE consiste nell’investire 500 milioni di euro del budget comunitario nell’industria militare, con l’obiettivo di aumentare la produzione annuale di munizioni a un milione di unità per sostenere sul lungo termine la resistenza dell’Ucraina e ripristinare le scorte dei Paesi membri che riforniscono Kiev. L’Eurocamera ha accolto la richiesta dei Popolari e di Renew Europe, riducendo dunque i tempi di analisi delle commissioni parlamentari per arrivare all’approvazione il prima possibile. Il voto finale degli eurodeputati potrebbe tenersi già alla mini-plenaria in programma il 31 maggio a Bruxelles.

Il Parlamento europeo ha approvato la procedura d’urgenza per il piano munizioni con ben 518 voti a favore, 59 contrari e 31 astenuti. Strasburgo aveva fatto ricorso all’articolo 163 [1] del proprio regolamento anche durante la pandemia di Covid-19, con l’approvazione del green pass, e durante la recente crisi energetica, in occasione del voto sulla gestione degli stoccaggi di gas. La proposta della Commissione europea prevede la mobilitazione di 500 milioni di euro dal bilancio comunitario fino al 2025. Per evitare la voce di debito, Bruxelles ha proposto di utilizzare le risorse dei fondi di coesione e del Recovery Fund, dunque nel caso italiano del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR9). Il Recovery fund «è stato costruito per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza. Intervenire puntualmente per sostenere progetti di industriali che vanno verso la resilienza, compresa la difesa, fa parte di questo terzo pilastro», ha dichiarato il commissario Ue per il Mercato interno Thierry Breton. Una deduzione contorta e quantomeno discutibile, che tenta di giustificare il cambio di destinazione a fondi già promessi al potenziamento della sanità e della scuola pubblica o alla transizione ecologica.

Mentre a Bruxelles si decide sul piano munizioni, in Italia il Parlamento ha dato il via libera all’acquisto del sottomarino U212 NFS, che costerà alle casse pubbliche 674 milioni di euro. L’operazione si inserisce nel completamento del programma Near Future Submarine (NFS) concepito nel 2018 dalla Marina e dal Ministero della Difesa, guidato allora da Roberta Pinotti, per una spesa totale da 2,68 miliardi di euro.

[di Salvatore Toscano]