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Gli Stati Uniti provano la mediazione tra Armenia e Azerbaijian

Gli Stati Uniti provano a giocare un ruolo di mediatore diplomatico nel conflitto del Nagorno-Karabakh che vede contrapposti Armenia e Azerbaijian. Nei giorni scorsi, colloqui tra i ministri degli Esteri dei due Paesi sono stati intrapresi a Washington per mediare una normalizzazione dei rapporti.

Le tensioni Armenia e Azerbaijian sono nuovamente salite sul finire di aprile quando l’Azerbaigian ha annunciato di aver istituito un checkpoint sul corridoio di Lachin, l’unico collegamento terrestre tra Armenia e Nagorno-Karabakh. Le due parti sono entrate in guerra due volte, nel 1990 e nel 2020, con continue schermaglie, nella regione a maggioranza armena all’interno dell’Azerbaijian. L’Armenia ha percepito la mossa azera come una violazione del cessate il fuoco negoziato tra le due parti.

Washington ha invitato il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, e il Ministro degli Esteri azero, Jeyhun Bayramov, accolti dal Segretario di Stato Antony Blinken, per quattro giorni di colloqui [1] con lo scopo di arrivare, quantomeno, alla normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. “Gli Stati Uniti sono lieti di ospitare il ministro degli Esteri Mirzoyan dell’Armenia e il ministro degli Esteri Bayramov dell’Azerbaijian per facilitare i negoziati questa settimana, mentre lavorano insieme per perseguire un futuro pacifico per la regione del Caucaso meridionale”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Vedant Patel. Secondo una dichiarazione del Dipartimento di Stato, domenica scorsa, Blinken ha anche parlato telefonicamente con il presidente dell’Azerbaijian, Ilham Aliyev, esprimendo preoccupazione per l’istituzione del checkpoint, che non fa altro che minare “gli sforzi per stabilire la fiducia nel processo di pace”.

Nel 2020, il cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaijian era stato negoziato grazie alla diplomazia russa, con truppe russe lungo il corridoio di Lachin come garanzia del rispetto dell’accordo. Con la Russia impegnata in Ucraina, e visti gli ultimi smacchi diplomatici avvenuti per mano cinese in Medio Oriente, l’Occidente, soprattutto gli Stati Uniti, tenta di mettere a segno un colpo diplomatico di risposta, cercando di acquisire maggiore influenza nell’area asiatica.

Tant’è che anche la Francia si è mossa, con il ministro degli Esteri, Catherine Colonna, che ha visitato [2] i due Paesi la scorsa settimana con l’obiettivo di raffreddare le tensioni sul checkpoint di frontiera. Colonna ha iniziato visitando l’Azerbaijian, le cui relazioni con la Francia sono tese. Ha avuto un incontro con il Presidente Ilham Aliev in cui ha affermato: “Impegnarsi con determinazione sulla via della pace richiede la rinuncia all’uso della forza o alla minaccia della forza”. Successivamente, Colonna si è recata in Armenia, storico alleato di Parigi, per incontrare il Primo Ministro, Nikol Pachinian, ed in cui ha espresso sostegno al popolo e allo stato armeno.

La Russia non ha gradito l’intervento francese e l’azione statunitense, accusando i due Paesi di ostacolare il processo di pace tra Armenia e Azerbaijian su cui si è impegnata da tempo. Insomma, l’Occidente vede la possibilità di imprimere uno smacco diplomatico a quello che percepisce come blocco avversario, quello sino-russo, dopo una lunga serie di fallimenti nelle politiche che avrebbero dovuto far crollare la Russia e quelle che avrebbero dovuto contenere la Cina.

[di Michele Manfrin]