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In Europa è stata realizzata la più grande operazione di sempre contro la ‘ndrangheta

150 perquisizioni in 8 Paesi d’Europa, 23 tonnellate di cocaina sequestrate e 200 arresti per associazione mafiosa, concorso esterno e traffico internazionale di droga con l’aggravante di transnazionalità e di ingente quantità, traffico di armi (anche da guerra), riciclaggio, favoreggiamento, trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena. È questo il bilancio di “Eureka“, la maxioperazione anti-‘ndrangheta appena realizzata dai carabinieri del Ros su mandato della Dda di Reggio Calabria, parallelamente sfociata in numerosi blitz avvenuti in Francia, Germania, Belgio, Spagna, Portogallo, Romania, Slovenia e Australia. Si tratta, senza ombra di dubbio, della più grande operazione di sempre mai portata a termine contro le famiglie calabresi nel territorio europeo.

L’inchiesta, iniziata nel 2019, è incentrata sull’attività [1] di tre grandi associazioni criminali finalizzate al traffico internazionale di droga, che rispondono alle più potenti famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionica (le cosche Pelle, Strangio, Nirta, Giampaolo, Mammoliti e Giorgi). Collegata ad altre due inchieste attivate a Milano e Genova, “Eureka” ha visto il lavoro di due squadre investigative comuni: una intercorsa tra la Dda di Reggio Calabria e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf; l’altra tra la Dda reggina, l’Ufficio del giudice istruttore del Tribunale di Limburg ed il Procuratore federale di Bruxelles. Eurojust ha coordinato le squadre e fornito il massimo supporto operativo.

Tra il maggio 2020 e il gennaio 2022, le famiglie di ‘ndrangheta hanno movimentato sei tonnellate di cocaina, intrattenendo rapporti con esponenti del clan del Golfo, potentissima organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale. I proventi del traffico di droga sono stati impiegati nel riciclaggio, che ha interessato il settore immobiliare, del turismo e della ristorazione. I flussi di denaro riconducibili alle compravendite della droga – oltre 22 milioni di euro, secondo le stime – hanno interessato anche Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.

Il sequestro preventivo di beni disposto dal gip di Reggio Calabria, su richiesta della Dda – eseguito in Italia, Portogallo, Germania e Francia – riguarda società commerciali e beni mobili e immobili. In Belgio, dove sono state svolte decine di perquisizioni, sono stati arrestati 13 soggetti, per sette dei quali è stato spiccato dall’Italia mandato di arresto europeo. Sono stati al contempo sequestrati 20mila euro in contanti, veicoli di lusso e armi proibite. In Germania, un migliaio di agenti hanno svolto decine di perquisizioni in quattro Laender, eseguendo 30 mandati di arresto. «I blitz di oggi sono una delle più grandi operazioni mai compiute nella lotta contro la criminalità organizzata italiana», ha riferito in un comunicato il Ministro dell’Interno tedesco Nancy Faeser.

L’inchiesta ha anche evidenziato il ruolo del boss Rocco Morabito, già latitante di massima pericolosità arrestato dai carabinieri in Brasile nel 2021, che avrebbe offerto un container di armi da guerra a un’organizzazione paramilitare del Brasile in cambio di enormi quantità di droga verso il porto di Gioia Tauro. Come chiarito dal gip nell’ordinanza, le armi provenivano dai paesi dell’ex Unione Sovietica e sarebbero state fornite da un’organizzazione criminale che operava in Italia e in Pakistan.

A fotografare l’incredibile potenza della ‘ndrangheta nel settore del traffico degli stupefacenti era già stata l’ultima Relazione Annuale della Direzione centrale per i Servizi antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, pubblicata nel giugno 2022. Nel report [2] si inquadra la mafia calabrese come “il primo player mondiale nel traffico di cocaina” e “l’organizzazione mafiosa italiana caratterizzata dalla maggiore espansività” grazie “alla presenza di propri esponenti e broker operativi, stabilitisi nei luoghi di produzione e nelle aree di stoccaggio temporaneo delle droghe non solo sul territorio nazionale, ma anche a livello europeo”. Nella relazione si spiega, inoltre, come la ‘ndrangheta abbia saputo riorganizzarsi a livello logistico per ovviare alla spinta repressiva delle forze dell’ordine ed avvantaggiare le proprie “succursali” a livello locale: “maggiori sequestri di cocaina, registrati negli scorsi anni nei porti di Genova e Livorno, oltre che in quello di Gioia Tauro (RC) indicano che le organizzazioni criminali, dopo aver ritenuto per anni il porto calabrese la porta preferita per l’ingresso della cocaina dal Sud America, hanno interessato, negli ultimi tempi, anche altri scali portuali del Mediterraneo, nell’ottica di diminuire il rischio di sequestro, e favorire, in alcuni casi, gli interessi delle cosche locali”.

L’ultima relazione semestrale [3] della Direzione Investigativa Antimafia ha poi chiarito come le cosche calabresi, nel settore del narcotraffico, “continuano a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani in ragione degli elevati livelli di affidabilità criminale e finanziaria, garantiti ormai da tempo”. Gli investigatori hanno attestato la forte attività espansiva della ‘ndrangheta, sottolineando come, negli ultimi tempi, “anche l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, è diventata per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più importante per i traffici di droga”. Infatti, “i flussi intercontinentali di stupefacenti non hanno fatto registrare flessioni significative neanche nel periodo di limitazioni alla mobilità imposte a causa della nota crisi pandemica”.

Tra le organizzazioni di stampo mafioso dello stivale, è ormai acclarato come la ‘ndrangheta sia ormai la regina indiscussa nel fruttuosissimo business della droga. Secondo la Procura Nazionale Antimafia, con il solo traffico di cocaina le cosche calabresi guadagnerebbero [4] infatti ogni anno cifre da capogiro: circa 30 miliardi di euro.

[di Stefano Baudino]