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Il caso di Richard Glossip mostra la fragilità del sistema giudiziario statunitense

Quella di Richard Glossip, un detenuto rinchiuso nel braccio della morte americano da 25 anni, è una storia giudiziaria lunga e complicata. L’uomo, che dovrebbe essere giustiziato in Oklahoma il 18 maggio per aver ordinato l’uccisione, nel 1997, del suo datore di lavoro, è in realtà sopravvissuto ad altre tre condanne di questo tipo. Il suo caso, infatti, è uno fra quelli che negli anni ha messo più in luce la fragilità del sistema giudiziario statunitense, che in centinaia di casi ha emesso sentenze di condanna basate su prove poco convincenti e testimonianze dubbie.

Sono state le dichiarazioni di uno dei colleghi del motel, Justin Sneed, a far finire Glossip dietro le sbarre: il primo, autore materiale dell’omicidio, ha ammesso di aver derubato il proprietario della struttura, Van Treese, e di averlo picchiato a morte con una mazza da baseball, su ordine del secondo e dietro compenso di 10mila dollari. Una testimonianza che Glossip ha sempre giudicato falsa, dichiarandosi innocente.

I riflettori sulla vicenda si sono riaccesi dopo che, negli scorsi giorni, il procuratore generale dell’Oklahoma ha presentato una mozione per fermare l’esecuzione di morte – attualmente prevista per il 18 maggio. Il processo a cui il detenuto è stato sottoposto è stato infatti giudicato «ingiusto e inaffidabile». Non esiste, infatti, nessuna prova fisica che collega direttamente Glossip all’omicidio: la sua condanna dipende quindi sostanzialmente solo dalla testimonianza di Sneed.

Al caso si è interessato anche lo studio legale globale Reed Smith, che comprende oltre 1.500 avvocati situati in 30 sedi diverse tra USA, Europa, Medio Oriente e Asia, e che l’anno scorso ha pubblicato un rapporto di 343 pagine [1]. Questo ha rivelato che in merito alla questione vi è stata “la distruzione intenzionale delle prove da parte dello Stato prima del processo e un’indagine di polizia inadeguata, con errori multipli e cumulativi”.

Glossip è stato condannato per la prima volta nel 1998, ma nel corso degli anni è stato più volte riprocessato. Nel 2015, ad esempio, la sua esecuzione è stata interrotta quando i funzionari della prigione si sono resi conto di aver ricevuto la sostanza letale sbagliata. Poi di nuovo, nel 2019, tre ore e mezza prima dell’esecuzione, è stata ordinata una sospensione dovuta principalmente alla revisione dei protocolli di iniezione letale dell’Oklahoma. E ora, se la Corte Suprema concederà un ennesimo stop alla condanna, Glossip, a 60 anni, eviterà la morte per la quarta volta. 

La sua vicenda è diventata emblema di quello che in realtà negli USA accade da molti anni. Dal 1973 ad oggi, più di 8.700 persone negli Stati Uniti sono state mandate nel braccio della morte, ma almeno 182 non erano colpevoli. I progressi tecnologici, come l’uso del test del DNA, nel tempo hanno portato ad una piccola diminuzione della possibilità di errore, ma non sono stati e non sono ancora sufficienti a sconfiggere l’errore e la volontà umana.

[di Gloria Ferrari]