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Sbatti il mostro no-vax in prima pagina

Durante il triennio pandemico, si è cercato prima di indurre l’opinione pubblica a sostenere l’equiparazione tra coloro che dissentivano dalla narrazione pandemica e criticavano le misure liberticide ai pazzi (si pensi per esempio alle sparate di Galimberti [1]), poi di creare un frame sui manifestanti, screditandoli come violenti ed estremisti di destra. Mettendo mano all’ingegneria sociale e alla propaganda, l’opera di criminalizzazione e patologizzazione del dissenso ha modellato una cornice valoriale negativa sui dissidenti, etichettandoli come “negazionisti” e “no vax”, associandoli inoltre a elementi legati alla violenza, al complottismo, al fanatismo. Questo frame è stato progressivamente rafforzato e riempito di contenuti sempre più negativi, ai limiti del grottesco. I media [2] hanno così diffuso l’identikit del “no vax”, descrivendolo in modo farsesco, come un ignorante, un bifolco, un mentecatto, un paranoico, un estremista, un complottista che s’informa solo su internet e persino con un “disagio abitativo [3]”. 

Nell’arco dell’ultima settimana, due casi di cronaca nera sono stati abilmente sfruttati degli organi di stampa per indurre surrettiziamente nell’opinione pubblica la percezione che esista una minaccia rappresentata dai no vax” e che costoro siano collegati ad atti di violenza. Partiamo dall’omicidio della psichiatra Barbara Capovani. L’aggressore, Gianluca Paul Seung, ex paziente della vittima, è affetto da turbe psichiche e disturbi della personalità ed è noto da tempo agli investigatori come persona «di elevata pericolosità». Ha inoltre una fedina penale costellata di numerosi precedenti per molestie e violenze, anche carnali, come riporta il Corriere Fiorentino [4]. Scorrendo le centinaia di post pubblicati da Seung sulla pagina Facebook da lui creata, Associazione Adup [5] (ovvero Associazione difesa utente psichiatrico), è stato trovato materiale per definirlo “delirante complottista” e “fervente no vax”. I post sulla pagina sono effettivamente farneticanti, ma si è voluto strumentalizzare il contenuto rinvenuto sui social per creare l’associazione omicida-complottista-no-vax. Queste etichette sono state forgiate appositamente per screditare chiunque non si allinei alla narrazione del pensiero unico e nel calderone del “complottismo” ci può finire chiunque, una persona equilibrata, rea semplicemente di esercitare il proprio pensiero critico, così come un paranoico, affetto da turbe psichiatriche.

Ad aprire la danze nel campo del framing è stata l’Ansa [6] che in una prima agenzia di stampa, volta a delineare il profilo dell’omicida, ha focalizzato l’attenzione sui «messaggi complottisti di vario genere». A seguire La Stampa [7] che ha insistito sui «post deliranti su Facebook». Seguendo la corrente, Open [8] ha scritto che Seung «A dicembre si era presentato a La Nazione per denunciare da No vax la “vendita di vaccini tossici”», dettaglio assolutamente ininfluente rispetto alla natura e alla dinamica del reato. 

Il colpo da maestro è arrivato però da Matteo Bassetti che in un tweet [9] ha sfruttato l’omicidio di Pisa per suggerire tendenziosamente un’associazione implicita tra l’aggressione e la galassia del complottismo: il paziente psichiatrico, scrive Bassetti era un «esponente del mondo complottista, negazionista e no vax». «Sono anni – continua la virostar – che noi sanitari chiediamo di essere tutelati maggiormente dai continui attacchi violenti». Insinuando tra le righe che lui e i colleghi debbano continuamente difendersi dagli assalti di orde di complottisti e no vax.

Pochi giorni dopo, un altro caso di cronaca ha offerto l’assist per rafforzare l’operazione di framing. Si tratta dell’omicidio di Manuel Di Palo da parte di Filippo Giribaldi, portuale della Culmv. Un crimine avvenuto per gelosia, come spiega il Corriere [10]. Nessuna matrice di stampo politico o legata al dissenso. Eppure, i media, da Open [11] a Il Gazzettino [12] hanno insistito sul fatto che Giribaldi fosse un «leader no vax», «membro dell’associazione No vax “Libera piazza”». Il Corriere [13] dedica, per esempio, ampio spazio a delineare l’attivismo di Giribaldi tra le fila del movimento no vax: «Sempre in prima fila ad arringare la folla. In un video del 2021 lo si vede mentre fa gli onori di casa per il gemellaggio con il leader dei no vax di Trieste Stefano Puzzer, che in piazza era stato acclamato come una star». Anche questo, un dettaglio ininfluente per la dinamica del crimine, ma utile per completare la “mostrificazione [14]” del personaggio, funzionale semmai ad altre narrazioni complementari che hanno lo scopo di accentuare il legame con l’area del dissenso. E insinuare che i no vax siano dei pericolosi criminali. E perché no, dei pazzi da curare [1]

[di Enrica Perucchietti]