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Pesticidi: imprese UE accusate di aver esportato in Brasile quelli vietati

Pesticidi molto pericolosi per la salute umana, alcuni dei quali potenzialmente cancerogeni, vengono utilizzati nelle aziende agricole brasiliane che riforniscono note società multinazionali di alimenti e bevande. È quanto scoperto e pubblicato [1] in un rapporto da Lighthouse Reports e Repórter Brasil, che hanno esaminato centinaia di pagine di documenti – ottenuti dal Ministero dell’Agricoltura brasiliano – in cui figurano i nomi dei pesticidi utilizzati in alcune delle più grandi aziende agricole brasiliane produttrici di zucchero e arance nel 2020.

I risultati dell’inchiesta evidenziano come tali pesticidi, vietati nell’Ue, continuino ad essere prodotti ed esportati dalle aziende chimiche europee, finendo per essere poi spruzzati nelle aziende agricole brasiliane. I documenti raccontano che l’irrorazione dei pesticidi è stata effettuata da piccoli aerei agricoli su migliaia di ettari, spesso in prossimità di aree residenziali: congiuntiviti emorragiche, perdita della vista, dolori allo stomaco e alla testa sono solo alcuni dei sintomi patiti dai residenti delle zone limitrofe a quelle interessate dalle irrogazioni. In particolare è poi emerso che, da un lato, alcune delle aziende produttrici di zucchero erano fornitori di primo livello del conglomerato svizzero di alimenti e bevande Nestlé, mentre le fattorie di arance irrorate con i pesticidi rifornivano PepsiCo e Coca-Cola.

Solo l’anno scorso, uno studio pubblicato dall’Università di Santa Catarina ha rivelato che nel 2019 in Brasile le regioni in cui si trova la maggior parte delle aziende agricole produttrici di zucchero e arance presentavano tassi di mortalità per cancro superiori alla media nazionale. Interfacciatisi con i giornalisti che hanno condotto l’inchiesta, gli scienziati dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche hanno confermato la pericolosità [2] dei principi attivi di questi pesticidi, come ad esempio l’epossiconazolo (tra le conseguenze alla sua esposizione ci sono cancro al fegato, problemi al sistema riproduttivo e allo sviluppo del feto), il tiametoxam (sospettato di causare problemi al sistema riproduttivo e allo sviluppo del feto) e il bifentrin (cancerogeno e neurotossico).

Se PepsiCo non ha ancora rilasciato dichiarazioni, le reazioni delle altre multinazionali citate nell’inchiesta non si sono fatte attendere. Un portavoce di Nestlé ha dichiarato che tutti i suoi fornitori devono soddisfare gli standard di approvvigionamento responsabile dell’azienda, anche in relazione alle buone pratiche agricole. Coca-Cola Company ha dichiarato che tutti gli ingredienti utilizzati nei suoi prodotti sono soggetti a rigorosi protocolli di ispezione per la valutazione degli standard di qualità e sicurezza; inoltre, l’azienda ha voluto chiarire di aver sempre richiesto ai propri fornitori l’adozione di pratiche conformi ai principi dell’Agricoltura Sostenibile e le certificazioni internazionali, verificate annualmente.

I funzionari della Dg Sante, l’organismo dell’UE responsabile della regolamentazione dei pesticidi, hanno assicurato che l’esportazione dei pesticidi vietati sarà gradualmente eliminata in linea con la Strategia chimica per la sostenibilità del blocco. Il relatore delle Nazioni Unite Marcos Orellana ha invece definito «pratica esecrabile» l’esportazione di pesticidi pericolosi, dal momento che «aggrava le ingiustizie ambientali ed è una forma di sfruttamento moderno». Orellana ha aggiunto che le industrie dello zucchero dovrebbero «garantire che le loro catene di approvvigionamento siano prive di violazioni dei diritti umani, come quelle relative all’esposizione a pesticidi pericolosi» e ha esortato l’UE ad attuare al più presto, senza ulteriori ritardi, la sua strategia chimica per la sostenibilità.

[di Stefano Baudino]