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Il racconto dal vivo di una rara eclissi di sole sulle coste australiane

Sono le ore 6.00 del 20 aprile qui a Exmouth, in Western Australia (mezzanotte per l’Italia) e la sveglia è suonata prima del solito. In poco tempo la cucina del camping dove alloggio si è riempita di famiglie che farciscono gli ultimi panini per il pranzo al sacco. A breve, infatti, sarà visibile un’eclissi solare ibrida, il più raro tra i fenomeni di questo genere poiché tende a verificarsi una manciata di volte al secolo. L’ultimo risale all’aprile 2005 [1], ormai 18 anni fa.

Alle 9 è ora di dirigermi a Pebble Beach, spiaggia a 30 minuti di auto da Exmouth la quale, trovandosi precisamente sulla linea d’ombra principale del fatidico incontro fra i due corpi celesti, consente di ammirare con ancora più accuratezza l’evento. Tuttavia, questo viaggio è iniziato molto prima di oggi. Precisamente un mese fa, quando arrivai ad Exmouth dopo aver percorso 1250 km circa dalla città di Perth. Non feci neanche in tempo a mettervi piede che già numerose dicerie giungevano alle mie orecchie. Prima su tutte il fatto che questa cittadina di poco meno di 3 mila abitanti [2]non sarebbe stata in grado di contenere l’ondata di turisti prevista, con conseguenti ipotesi di mancanza di cibo al supermercato, carburante nelle stazioni di servizio e contanti nelle banche. Nulla di tutto ciò si è verificato. A dire il vero, viabilità e risorse son rimaste sempre fruibili nonostante i circa ventimila visitatori totali [3]. In ogni caso, fermento e frenesia erano ben palpabili fin dal giorno zero.

Coincidenze cosmiche

Dal punto di vista ottico-astronomico, l’eclissi solare consiste nell’oscuramento di tutto (o di una parte) il disco solare da parte della Luna dal punto di vista di un osservatore che si trovi sulla Terra. Il fenomeno, tuttavia, può anche essere visto come un’incredibile coincidenza cosmica: il Sole è 400 volte più grande della Luna, la quale però è 400 volte più vicina alla Terra e per tanto – ai nostri occhi – riesce precisamente ad oscurare la stella, come se le due avessero le stesse identiche dimensioni. Considerando quindi che la Luna è interposta fra i due corpi celesti, più questa è vicina alla Terra, più lunga sarà la durata dell’eclissi.

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Ne esistono tre tipologie: l’eclissi parziale, ovvero quando la Luna copre solo parzialmente il Sole; l’eclissi anulare, che ne lascia visibili solamente i bordi; l’eclissi totale, quando il diametro del Sole è interamente coperto dalla Luna. A queste si aggiunge l’eclissi solare ibrida, la quale può essere anulare o totale in base alla località dalla quale si osserva il fenomeno. Quest’ultima è la più rara, dal momento che si verifica solamente nel 3% di tutte le eclissi solari visibili dal nostro pianeta. Ciò che la rende tanto speciale è che, a differenza delle altre tipologie del fenomeno, questo è visibile in due maniere distinte a seconda della nostra distanza dal satellite, definita in base alla curvatura terrestre.

Oggi, infatti [5], se coloro che sono vicino al Sud-est asiatico (il punto terrestre più vicino alla Luna) assisteranno a un’eclissi totale, chi si troverà verso gli estremi della linea d’ombra principale – quindi a Sud dell’Oceano Indiano e a Nord dell’Oceano Pacifico – assisterà a un’eclissi anulare. Tutti coloro che si trovavano nell’area di Exmouth, Timor Est o Papua Occidentale ammireranno 58 secondi di eclissi ibrida, una delle più lunghe delle 7 comprese nel 21° secolo. Un allineamento talmente preciso da sembrare magia.

Per rivivere questo evento dovremo aspettare parecchio tempo: secondo gli scienziati, infatti, la prossima eclissi [6], osservabile da Panama, non avrà luogo prima del 14 novembre 2031 e avrà una durata di 1 minuto e 8 secondi. A questa seguirà quella visibile da Arabia Saudita, Yemen, Malesia e Indonesia, che dovrebbe durare appena 38 secondi ed avrà luogo il 25 novembre del 2049. La durata delle ultime due, previste rispettivamente per il 2050 e il 2067, sarà sempre più breve: 21 secondi la prima (osservabile dall’Oceano Pacifico meridionale) e appena 8 la seconda (visibile da Guatemala, Venezuela, Brasile e Nigeria).

“Ecco il Paradiso”

Dopo aver parcheggiato a un centinaio di metri dalla spiaggia, a causa della grande quantità di auto capisco subito di trovarmi in un covo di eclipse chaser, ovvero coloro che viaggiano il mondo per inseguire quante più eclissi possibili. Ancor prima di riuscire a posizionare la mia sedia da campeggio, vengo attratto da una folla di persone intente ad osservare un uomo che tiene in mano uno strano oggetto. Non appena riesco ad avvicinarmi un po’, riesco a capire che si tratta di uno scolapasta! Per un divertente gioco di luci, infatti, se nel corso di un’eclissi viene posizionato sulla traiettoria del Sole un oggetto avente piccoli fori, esso rifletterà tante immagini dell’eclissi quanti i buchi presenti. L’uomo in questione è Petros, che da Atene è volato con tutta la famiglia in Australia per vedere la sua quinta eclissi solare.

L’incontro tra i due corpi celesti inizia alle ore 10.04 [7], con  il primo spicchio di Sole coperto dall’ombra del nostro satellite. Lentamente, l’aria si impregna di una tensione e di una magia crescente. Se prima il Sole australiano mi scottava la pelle, ora sembra essere meno pungente. Col passare dei minuti, l’aria si fa sempre più fresca e l’oceano passa dall’esser mosso – tanto quanto basterebbe per una buona giornata di surf – all’esser calmo e ritirato. Quando sembra che una nuvola si appresti a coprire i raggi del sole, indosso gli occhiali protettivi, guardo in alto e capisco che la magia sta iniziando.

Alle 11.27 si forma il primo diamond ring [8]: anche l’ultimo spicchio di Sole sta per essere coperto e l’eclissi totale ha inizio. Solo e soltanto in questo momento – quando tramite le protezioni visive non si vede più un singolo fascio di luce – è possibile rimuoverle ed ammirare lo spettacolo.

Così faccio io e le centinaia di persone intorno a me, che allo stesso tempo iniziano ad urlare ed applaudire. L’evento è talmente incredibile che è difficile descriverlo a parole. Quel che vi posso dire è che in quell’istante, per me di parole non ce ne sono state. Ho sentito il bisogno di fare solo e soltanto un’azione: respirare a pieni polmoni.

“Ecco il Paradiso” ho pensato.

[di Riccardo Ongaro]