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Arrestato il sindaco di Melito di Napoli: la Camorra gestiva le elezioni

Il sindaco di Melito di Napoli, Luciano Mottola – eletto nel 2021 con una coalizione di centrodestra con liste civiche e Fratelli d’Italia – è stato arrestato [1] per voto di scambio politico-mafioso. Insieme a lui, sono state sottoposte a misure cautelari altre 17 persone, accusate a vario titolo di scambio elettorale politico-mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione mafiosa, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa e tentata estorsione. 16 in tutto gli ingressi in carcere, tra cui quelli del presidente del Consiglio comunale Rocco Marrone di “Melito Più” e del consigliere Antonio Cuozzo di Fratelli d’Italia.

Il provvedimento del Gip Isabella Iaselli ha avuto origine dalle indagini effettuate dalla Direzione Investigativa Antimafia del capoluogo campano, coordinate dalla Dda, che hanno evidenziato come i membri della coalizione di centrodestra a sostegno di Mottola, in vista del ballottaggio che lo vide vincitore, avrebbero concordato con gli esponenti del clan Amato-Pagano il supporto al candidato. Tale strategia sarebbe già stata rilevata in occasione del primo turno, in cui però l’accordo fu accantonato: in quell’occasione la mafia puntò infatti su un altro schieramento, scendendo a patti con alcuni rappresentanti della coalizione guidata da Nunzio Marrone. Quest’ultimo non è indagato, mentre suo padre Vincenzo, considerato il principale organizzatore e sostenitore dello schieramento collegato al figlio, è stato condotto in carcere. La Dia sottolinea che, in quella fase, sarebbe stato addirittura “impedito l’esercizio dei diritti politici di una candidata al consiglio comunale costretta, con gravi minacce, quali l’allontanamento dall’abitazione o la chiusura dell’esercizio commerciale, a svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato dell’opposta coalizione gradito al clan”.

La figura chiave dell’inchiesta è Emilio Rostan, imprenditore e padre della deputata di Forza Italia Michela, che risulta estranea all’indagine. Con il consenso di Mottola, Rostan avrebbe allacciato [2] legami con gli uomini della cosca con l’obiettivo di fargli ottenere la vittoria elettorale. Il patto sarebbe dunque andato in porto in vista del ballottaggio, dove effettivamente Mottola superò Dominique Pellecchia, candidata di Pd-M5S e “Free Melito”, con uno scarto di soli 387 voti. Grazie alle intercettazioni e al Troyan installato nel cellulare di Rostan, gli investigatori hanno scoperto che, da parte mafiosa, l’uomo chiave della trattativa era il boss Vincenzo Nappi, ritenuto il numero uno del clan, che a gennaio sarebbe poi rimasto ucciso in un agguato all’interno di un ristorante. “Abbiamo cacciato più di 20 mila euro per il ballottaggio, se no perdevamo”, affermava Rostan in una telefonata.

Sulla base dell’accordo, i referenti del clan si sarebbero impegnati a procurare alla coalizione e allo stesso candidato sindaco i voti dei membri della compagine criminale, dei soggetti ad essa legati e dei residenti del rione popolare. Questi ultimi sarebbero stati vessati da forti pressioni e intimidazioni. In cambio, sarebbero state elargite somme di denaro e altre utilità, tra cui promesse di lavoro e appalti, nonché la disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dei componenti del clan. Se i desiderata dei camorristi non erano esauditi, i consiglieri (se ne individuano ben 13) venivano obbligati a dimettersi.

Dalle indagini è emerso poi che avrebbero avuto luogo episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città metropolitana, andate in scena il 13 marzo 2022. Dagli accertamenti bancari è emerso che Rostan emise un assegno di 1.000 euro il 21 febbraio 2022, che gli inquirenti collegano al termine ultimo per il deposito delle liste, e un secondo assegno, sempre di 1.000 euro, il 16 marzo 2022, tre giorni dopo rispetto all’appuntamento elettorale. Ciò “consente di affermare che l’accordo è stato rispettato”, si legge nell’ordinanza.

“È emerso che la vittoria di una ‘nuova Melito’ alle ultime elezioni è stata sventata da accordi nelle segrete stanze – ha commentato [3] Dominique Pellecchia, candidata battuta da Melillo al ballottaggio -. In città lo sapevano in tanti che hanno votato e fatto votare i clan che distruggono il nostro futuro. Non volevano al Comune chi potesse mettergli i bastoni tra le ruote. Hanno provato ad appoggiare tutte e due le coalizioni avversarie pur di farci fuori”.

[di Stefano Baudino]