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(Monthly Report n. 21) Africa: in bilico tra neocolonialismo e voglia di riscatto

È uscito il ventunesimo numero del Monthly Report, la rivista de L’Indipendente che ogni mese fa luce su un tema che riteniamo di particolare rilevanza e non sufficientemente trattato nella comunicazione mainstream. Africa, un continente in bilico tra giochi neocoloniali e voglia di riscatto: questo il titolo del nuovo numero, all’interno del quale andiamo a svelare storie e attualità dal continente meno raccontato dai media, ma in realtà al centro del conflitto per l’egemonia tra le potenze mondiali. Il numero è disponibile in formato digitale e cartaceo per gli abbonati ed ora anche per i non abbonati (a questo link [1]).

L’editoriale del nuovo numero: Superare l’etnocentrismo

“Dobbiamo aiutare l’Africa”, quante volte abbiamo ascoltato queste parole? Solitamente dette con assoluta buona fede, tradiscono tuttavia uno degli stereotipi più duri a morire: quello che l’Africa sia un continente passivo. Relegato al sottosviluppo da qualche misterioso disegno del destino o peggio dall’indolenza dei suoi abitanti che, si sa, avranno anche il ritmo nel sangue ma l’attitudine alle cose pratiche del lavoro non fa per loro. Anche sui giornali gli africani non hanno mai voce, le rare volte in cui se ne parla ci sono editorialisti italiani e bianchi – che del continente nero conoscono quando va bene qualche resort di lusso – che ci istruiscono sul dovere di accogliere o sulla necessità di aiutarli a casa loro. L’Africa è descritta come una terra bellissima e perduta, da cui ogni tanto arriva notizia di qualche disastro o di qualche guerra sempre descritta come etnica o tribale. Le rare volte in cui si fa spazio una storia costruttiva, questa ha sempre degli occidentali come protagonisti: una coraggiosa associazione che costruisce pozzi per l’acqua potabile o un missione umanitaria che dona pacchi alimentari ai bambini affamati.

La verità è che l’Africa che ci raccontano è il frutto di un processo storico che si protrae ormai da mezzo millennio. Schiavismo, colonialismo, neocolonialismo, estrattivismo, imperialismo: queste sono le parole chiave che hanno costruito l’Africa che conosciamo. Nei secoli le risorse africane hanno permesso all’Occidente di edificare il proprio ricco sistema capitalistico, una dinamica che prosegue diversa nei metodi ma uguale negli obiettivi ancora oggi. L’aiuto umanitario e la logica della cooperazione allo sviluppo non sono altro che il rovescio di questa stessa medaglia: piccole briciole di bontà lasciate lentamente cadere dalla mano buona del sistema, mentre – lontano dai riflettori – l’altra continua a derubare incessantemente e a piene manciate uomini, beni e risorse.

Un processo che, nelle pagine che seguono, abbiamo cercato di capire e spiegare in modo semplice, con l’obiettivo di fare luce in uno dei meccanismi più oscuri ed essenziali del sistema economico globale. Una volta compreso non sarà difficile comprendere perché l’idea del “dobbiamo aiutare l’Africa” sia avversata anche dai movimenti africani più avanzati a livello teorico, i quali rappresentano non a caso un nemico che le potenze occidentali si sono sempre preoccupati di eliminare. Nomi come Thomas Sankara e Patrice Lumumba diranno poco a molti, ma la loro storia – che ripercorriamo nelle prossime pagine – servirà a capire per quale ragione i migliori leader africani hanno sempre chiesto una cosa soltanto alle potenze (ex) coloniali: lasciateci in pace, ripotatevi a casa le vostre multinazionali e i vostri soldati, così come i vostri prestiti travestiti da donazioni e le vostre organizzazioni umanitarie. Panafricanismo e indipendentismo: queste sono le altre parole chiave, quelle che hanno riempito le idee dei tanti africani che sognano un futuro diverso, difficile ma ancora possibile.

L’indice del nuovo numero:

Il mensile, in formato PDF, può essere acquistato (o direttamente scaricato dagli abbonati) a questo link: https://www.lindipendente.online/monthly-report/  [1]