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La TAV Torino-Lione è un disastro a danno delle popolazioni locali: esposto in Procura

In Piemonte, una siccità sempre più inarrestabile e la mancanza di un’analisi tecnica sugli effetti della sottrazione di un’enorme quantità d’acqua nella costruzione della TAV Torino-Lione potrebbero originare un “disastro” per la popolazione locale. Lo afferma Mario Carvagna, presidente di Pro Natura Piemonte, che la scorsa settimana ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica del Tribunale di Torino sulla questione. E che ora promette battaglia.

La denuncia dell’organizzazione [1] parte da un dato di fatto: nel 2022 il Piemonte – come rilevato dallo studio dell’Organizzazione meteorologica mondiale, che ha confrontato i dati di neve e pioggia del 2022 con quelli della media degli ultimi 30 anni – è stata la regione europea in assoluto più colpita dalla scarsità di pioggia e dal processo di desertificazione. In un contesto già di per sé profondamente preoccupante, la situazione della Val di Susa segnerebbe record ancora peggiori della media piemontese. In questo quadro, secondo Pro Natura Piemonte, le conseguenze della realizzazione della sezione transnazionale della nuova linea ferroviaria sulla risorsa acqua locale potrebbero essere devastanti.

A suffragio della sua tesi, l’associazione cita i risultati finali del rapporto [2] Analyse des etudes faites par LTF sur le projet Lyon – Turin (section internationale), realizzato dalla COWI A/S su incarico della Direzione Generale Trasporti della Commissione Europea, DG TREN, su mandato del Parlamento Europeo, uscito nell’ aprile 2006. Nella relazione, a pagina 47, si legge infatti che LTF – nome precedente della TELT sas – ha stimato che i due tunnel principali, quello di base e quello di Bussoleno (sostituito poi dal tunnel dell’Orsiera), “capteranno un flusso complessivo di acque sotterranee che equivale ad una portata compresa tra 60 e 125 milioni di metri cubi all’anno, che può essere comparata al fabbisogno annuale di una città di più di 1 milione di abitanti.” Il rapporto COWI sottolinea inoltre che “Contrariamente agli studi su ogni singolo punto d’acqua, LTF non ha prodotto alcuna conclusione sul bilancio idrico, sull’influenza sulla portata minima e sui relativi impatti ambientali”, richiedendo “una migliore documentazione per determinare dove questi effetti possono manifestarsi ed essere accettabili”.

In conclusione, nel rapporto si legge che “dovrà essere fatta una valutazione di questi aspetti per identificare le eventuali zone critiche e le misure di precauzione da adottare” e successivamente si raccomanda “di condurre degli studi sugli impatti del drenaggio del tunnel nella sua totalità al fine di identificare i cambiamenti del livello delle acque, delle portate che si possono attendere nei bacini idrografici interessati e mettere a punto misure di precauzione”.

Pro Natura Piemonte denuncia che, fino ad oggi, LTF/TELT “ha fatto un censimento ed una misurazione delle sorgenti, ma non ha prodotto studi e previsioni degli effetti della captazione“. L’organizzazione ha dunque condotto uno studio sulle venute d’acqua conseguenti alle grandi opere realizzate tra Chiomonte e Venaus negli ultimi decenni, stimando “una sottrazione di 400/500 litri al secondo su di una tratta di 6 chilometri in linea d’aria che è solo 1/8 di quella del tunnel di base della nuova linea ferroviaria”, attendendo “nella forcella di previsione data dalla COWI” il valore più alto, ovvero la “sottrazione continua di 100 milioni di mc di acqua all’anno, pari al volume di 40 piramidi di Cheope, per il solo tunnel transfrontaliero”.

Secondo l’associazione, il progetto sarebbe dunque giunto alla fase dell’assegnazione degli appalti al netto di un’analisi delle conseguenze future della sottrazione di una gigantesca quantità di acqua, come richiesto dal rapporto COWI. Tale omissione potrebbe dunque “determinare un disastro”, esponendo al “concreto ed attuale pericolo per l’incolumità un numero elevatissimo ed indeterminato di persone che si troverebbero private di una consistente quantità del bene primario ‘acqua’”. In tale condotta, aggiunge Pro Natura Piemonte, “potrebbero rinvenirsi pure gli estremi del reato di disastro ambientale, come definito dall’art. 452 quater del codice penale, a carico delle persone fisiche che, in questo tempo, hanno avuto la rappresentanza della società LTF s.a.s, poi TELT s.a.s. per avere omesso una valutazione adeguata delle conseguenze dell’opera, per di più nel quadro  di una situazione di grave emergenza idrica in prospettiva futura”.

[di Stefano Baudino]