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Pesaro lancia la protesta contro la costruzione del biolaboratorio

I cittadini di Pesaro hanno lanciato una protesta, prevista per il prossimo 1° maggio, contro la costruzione di un laboratorio di biosicurezza (BSL3), una struttura “in grado di garantire esperimenti e manipolazioni – in vivo e in vitro – di agenti virali pericolosi per la salute animale e dell’uomo, in condizioni di massima sicurezza e contenimento biologico”. Il progetto, autorizzato [1] dal comune di Pesaro lo scorso ottobre e curato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche Togo Rosati, aveva da subito scatenato la preoccupazione della cittadinanza che non aveva tardato nel delineare similitudini con il laboratorio di Wuhan. Tuttavia, va specificato che il livello di sicurezza del laboratorio di Pesaro (BSL3 – livello di sicurezza 3) non è il medesimo di quello cinese (BSL4). Ciò non toglie il fatto che anche in un laboratorio BSL3 si lavori con agenti (batteri, parassiti e virus) in grado di causare patologie serie e potenzialmente letali per gli umani (SARS-CoV-2 compreso) ma per le quali esistono cure.

Tra i residenti di Pesaro, la presenza di questa nuova struttura ha sollevato molte preoccupazioni: i cittadini hanno prima formato un Comitato e creato una petizione [2]per approfondire la questione, e ora hanno programmato una manifestazione nazionale per bloccare la costruzione del biolaboratorio, prevista per il 1° maggio a Baia Flaminia (Campo di Marte) dalle 10 alle 18.

“Appare chiara – si legge nella petizione – l’intenzione di effettuare sperimentazione ‘in vivo’ su piccoli e grandi animali, presumibilmente ammalati e non, per verificarne le reazioni, le guarigioni e i decessi e sperimentare cure e vaccini. E ci domandiamo: esisterà un inceneritore interno per smaltire le carcasse? Quale altro smaltimento è previsto? I liquami come verrebbero gestiti, visto che lì accanto c’è il fiume Foglia? La qualità dell’aria rimarrà la stessa, visto che ci saranno animali malati in piena zona urbana? Quali pericoli potrebbero apportare i vettori di trasmissione come gli artropodi (tra cui gli insetti, compresa la zanzara tigre, la chikungunya, ecc.) ed i piccoli mammiferi (tra cui i ratti) diffondendo malattie dal rione al resto della città e altrove, a macchia d’olio?”.

Il movimento ha suscitato la reazione di Roberto Burioni, docente di virologia e microbiologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: «La ricerca scientifica potrebbe essere sul punto di metterci a disposizione nuove terapie contro il cancro fino a poco fa inimmaginabili. Però c’è chi il primo maggio prende un pullman da Milano per impedire l’apertura di un laboratorio di ricerca a Pesaro – ha affermato lo scienziato pasarese – Fidatevi della scienza perché è l’unica cosa che, se siete veramente nei guai, vi salva la vita. La superstizione e la paura non servirebbero a niente».

Il biolaboratorio di Pesaro non sarebbe il primo di questo tipo in Italia. Di fatto sul territorio italiano sono almeno cinque le strutture BSL3: solamente nel 2022 ne sono state inaugurate almeno due, una presso [3] l’Ospedale di Circolo di Varese, una all’interno [4] dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e le altre tre che si trovano rispettivamente a Sigonella (base NATO), a Trieste e a Roma, allo Spallanzani. Inoltre, ne esistono due [5] che constano di un livello di sicurezza superiore (BSL4), l’Ospedale Luigi Sacco di Milano e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.

[di Iris Paganessi]