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La provincia di Trento vuole reagire al “pericolo orsi” abbattendoli

L’autopsia disposta sul corpo di Andrea Papi sembra non lasciar spazio a ulteriori dubbi: il runner 26enne che ha perso la vita in Trentino, nei boschi sopra Caldes, è stato ucciso da un orso. Si tratta della prima volta in cui un uomo muore ucciso da un orso in Italia da quando questi sono stati reintrodotti, negli anni novanta. Non appena il referto autoptico è stato reso noto, il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti (Lega), ha disposto l’abbattimento dell’animale. «Le decisioni assunte dalla Provincia riguardano un provvedimento contenibile e urgente, un intervento di rimozione di un orso pericoloso per l’incolumità e la sicurezza pubblica» ha dichiarato. Il provvedimento di abbattimento non riguarderà solamente l’orso in questione, ma tutti [1] gli «esemplari problematici» o in sovrannumero in circolazione nei boschi del Trentino. Dell’incidente non si conoscono le dinamiche e, probabilmente, non si conosceranno mai: come molti esperti hanno ricordato, gli orsi difficilmente attaccano l’uomo, a meno che non siano spaventati da qualcosa – come potrebbe accadere se si sorprendesse una madre con la propria cucciolata al seguito.

Andrea Papi, il giovane che ha tragicamente perso la vita nell’incidente, era residente della zona di Caldes. Il suo cadavere è stato ritrovato [2] nei boschi circostanti nella notte tra il 5 e il 6 aprile. All’incirca un mese prima, il 5 marzo, un altro uomo era stato ferito da un esemplare in una zona non molto distante. Alessandro Cicolini, 39 anni, era a spasso con il cane quando un orso lo ha aggredito mordendolo alla testa e al braccio. Anche in quel caso, la dinamica degli eventi non è stata del tutto chiarita: non si sa se l’orso in questione fosse stato spaventato da qualcosa – come la presenza del cane – oppure se si trattasse di una femmina con cuccioli. Anche in quell’occasione si è ipotizzato l’abbattimento dell’esemplare, motivo per il quale il presidente degli Animalisti Italiani, Walter Caporale, aveva dichiarato [3] che «Un orso che difende sé stesso o i suoi cuccioli dagli umani impreparati sulle più elementari regole di convivenza viene considerato problematico e quindi necessariamente imprigionato o ucciso. Questa è la strategia adottata da ormai troppo tempo dalla provincia di Trento. Gli orsi sono un nostro patrimonio, l’individuazione di approcci adeguati e la condivisione di misure utili a fronteggiare talune criticità non possono più essere rimandati. L’esempio abruzzese è sotto gli occhi di tutti. Gli animali vanno salvaguardati e non perseguitati. In nome della tutela della biodiversità e degli ecosistemi che, invece, la Provincia di Trento sta distruggendo con un modello economico e turistico incurante degli animali selvatici che lo abitano».

L’OIPA (l’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali), in una nota, sottolinea come la decisione di Fugatti sia una sostanziale dichiarazione di guerra “agli orsi che fanno gli orsi”. Addentrarsi in un territorio popolato da questi animali senza che essi se ne accorgano – col rischio [4] di cogliergli, quindi, di sorpresa – e, peggio ancora, con al seguito dei cani sono comportamenti potenzialmente molto pericolosi per l’essere umano. Fugatti, tuttavia, ha dimostrato di essere poco interessato al benessere degli animali e alle regole basilari di convivenza che permetterebbero una tranquilla coesistenza tra uomini e animali. Nel corso della conferenza stampa, infatti, il presidente della provincia autonoma ha dichiarato «Non mi preoccupa il benessere degli animali e come verranno catturati. E non mi preoccupa neanche se i nostri organi dovessero sbagliare animale nelle azioni che fanno per identificare il soggetto».

A scontrarsi sono due concezioni diverse della natura e della montagna. Se gli animalisti sostengono che i luoghi naturali non possano essere considerati come appendici del dominio umano e che siano quindi gli uomini ad adattarsi al contesto partendo dalla consapevolezza che in natura esistono animali pericolosi, chi sostiene gli abbattimenti parte invece da una concezione “antropocentrica” dalla natura, laddove i grandi mammiferi come gli orsi (o i lupi, o i cinghiali) siano da limitare ed eventualmente abbattere ogni volta in cui mettono a repentaglio le attività umane o i loro beni (per esempio, l’abbattimento dei lupi viene chiesto perché mettono a repentaglio la vita delle pecore di proprietà degli allevatori, non dell’uomo). Attualmente gli orsi censiti in tutta Italia sono un centinaio: l’orso bruno è il carnivoro più grande d’Italia, può arrivare a pesare al massimo fino a 350–400 kg e raggiungere i 2,5 metri di altezza, mentre le femmine sono del 25% più piccole.

[di Valeria Casolaro]