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L’OMS stravolge le linee guida: retromarcia sui vaccini ai bambini

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nell’ultimo documento [1] contenente le raccomandazioni sulla gestione della pandemia da coronavirus, ha ridimensionato l’utilità dei vaccini a bambini e adolescenti sani. Il gruppo di esperti dell’OMS ha rivisto la tabella di marcia in merito alla “convenienza della vaccinazione Covid-19 per le persone a basso rischio, vale a dire bambini e adolescenti sani”, specificando che “l’impatto sulla salute pubblica della vaccinazione di tali soggetti è molto inferiore ai benefici stabiliti dei tradizionali vaccini essenziali per i bambini, come i vaccini coniugati contro il rotavirus, il morbillo e lo pneumococco”. Il documento specifica chiaramente che, per quanto riguarda bambini e adolescenti sani, occorre valutare caso per caso il “rapporto costi-benefici” prima di procedere alla vaccinazione.

Il cambio di rotta dell’OMS avviene a distanza di quasi due anni dai primi appelli [2] e studi che esprimevano non poco scetticismo nei confronti della vaccinazione a bambini e adolescenti sani.

Nel documento pubblicato il 28 marzo, l’OMS ha stabilito tre fasce di priorità per la vaccinazione contro il Covid-19: alta, media e bassa. L’inserimento degli individui nei tre gruppi avviene sulla base di diversi fattori, tra cui il rischio di malattie gravi e di morte in caso di contrazione del virus, le prestazioni del vaccino (efficacia e convenienza) e “l’accettazione della somministrazione da parte della collettività di riferimento”. Il gruppo a bassa priorità include bambini e adolescenti sani, dunque non affetti da particolari malattie (come il diabete) o immunodepressi. Per questi soggetti, l’OMS invita i Paesi che intendono continuare con la vaccinazione anti-Covid a riflettere sul rapporto costo-benefici di questi ultimi. Si tratta dell’ultimo tassello in materia sanitaria che si aggiunge ai tanti giudiziari documentati [3] sulle pagine de L’Indipendente e in qualche modo riaprono il dibattito sulla gestione pandemica da parte delle autorità.

La scorsa estate uno studio [4] pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet e realizzato dagli scienziati dell’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute italiano aveva rivelato che l’efficacia del vaccino contro il Covid sui bambini nella fascia di età 5-11 anni fosse molto più bassa di quanto si pensasse. Su quasi 3 milioni di bambini osservati, dei quali 1,1 milioni vaccinati e 1,7 milioni non vaccinati, lo studio aveva indicato una copertura inferiore al 30% per l’infezione e del 41,1% appena contro lo sviluppo di forme gravi della malattia. A luglio 2022, il direttore generale dell’Autorità sanitaria danese, Søren Brostrøm, si scusò [5]pubblicamente per aver somministrato ai bambini un vaccino che «non ha prodotto grandi risultati in ottica controllo dell’epidemia».

[di Salvatore Toscano]