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Il Brasile esporterà in Cina senza passare dal dollaro americano

Si intensificano le relazioni bilaterali commerciali tra Brasile e Cina, con Pechino intenzionata ad espandere la sua sfera d’influenza non solo in Medioriente, ma anche in America Latina, soppiantando di fatto Washington. Durante un seminario a Pechino questo mercoledì, infatti, è stato annunciato dal ministero delle Finanze brasiliano un accordo tra le banche centrali dei due Paesi che permetterà di utilizzare le valute locali – real e yuan – per gli scambi commerciali, garantendo la conversione e la liquidità tra le due valute. Per chi lo desidera, gli scambi potranno comunque continuare ad essere effettuati in dollari. La “camera di compensazione” dovrà essere stabilita in una banca cinese in Brasile, designata dalla Banca Centrale di Pechino. La Cina utilizza già lo stesso sistema in altri Paesi del mondo, tra cui anche Cile e Argentina. Per quanto riguarda l’ambito degli investimenti privati, a margine del seminario, imprese cinesi e brasiliane hanno firmato oltre 20 accordi di partnership riguardanti i settori della transizione energetica e della lotta al cambiamento climatico, commercio e servizi, infrastrutture e costruzioni, estrazione petrolifera e mineraria, oltre che industria, agribusiness, finanza, salute e tecnologia dell’informazione e della comunicazione. «L’evento, a cui hanno partecipato oltre 500 imprenditori brasiliani e cinesi, ha voluto contribuire al consolidamento e alla diversificazione delle relazioni commerciali e dei flussi di investimento, con un focus su transizione energetica, innovazione e sostenibilità», ha riferito [1] il ministero degli Esteri brasiliano in una nota.

“Questo è uno sforzo per ridurre i costi di transazione”, ha affermato Tatiana Rosito, segretario per gli affari internazionali presso il ministero delle Finanze, durante il seminario a Pechino. All’evento [2] avrebbe dovuto presenziare anche il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, con la partecipazione di oltre 240 uomini d’affari, ma a causa di una polmonite Lula non ha potuto partecipare e anche gli annunci che avrebbe dovuto fare il governo sono stati rinviati. Se per Brasilia l’obiettivo è ridurre i costi di transazione, per Pechino si tratta di un modo per ridurre la propria dipendenza dalla valuta statunitense promuovendo lo yuan come moneta di scambio, considerate le crescenti tensioni geopolitiche con gli USA nella zona dell’Indo-Pacifico e non solo. L’utilizzo dello Yuan come valuta di scambio era già stato concordato durante il viaggio di Xi Jinping in Arabia Saudita lo scorso dicembre e ora potrebbe affermarsi anche in America Latina, sancendo il peso crescente della Cina nello scacchiere globale e contribuendo a sgretolare [3] ulteriormente il predominio del dollaro.

Ci sono poi altri due elementi che promettono di consolidare le relazioni bilaterali tra i due Stati indebolendo il ruolo americano nella regione: un accordo che consentirà alle banche brasiliane di partecipare al sistema di pagamento nel mercato finanziario cinese e il ruolo della BNDES, la Banca Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale brasiliana, collegata al Ministero dello sviluppo, dell’industria, del commercio e dei servizi. La BNDES ha messo a punto un accordo per accedere ai crediti asiatici e finanziare progetti in Brasile, sia in termini di infrastrutture che di energia di transizione. L’intesa avrebbe dovuto essere sottoscritta nei giorni scorsi durante la visita di Lula a Pechino, ma a causa dell’annullamento del viaggio è stata attualmente sospesa. Natalia Dias, direttrice dei mercati dei capitali presso BNDES, ha spiegato che nel processo di negoziazione sono in ballo cinque miliardi di dollari in prestiti bilaterali, la metà dei quali verrebbe dalle banche asiatiche. Per quanto riguarda la Cina, l’obiettivo è che il finanziamento possa servire a promuovere progetti infrastrutturali guidati da aziende di Pechino che, attualmente, il Brasile non è ancora in grado di realizzare.

Gli accordi stipulati tra Brasile e Cina – entrambi membri del BRICS – dimostrano il peso crescente del gruppo nelle dinamiche internazionali grazie a nuovi accordi commerciali, finanziari e di sviluppo ormai completamente indipendenti dall’influenza dell’anglosfera. Le nuove intese bilaterali e la progressiva instaurazione di un sistema finanziario sganciato dal biglietto verde promettono di dare vita a una nuova struttura di relazioni globali, maggiormente equilibrata e solidale, in grado di garantire lo sviluppo dei Paesi del sud del mondo, grazie all’orientamento verso un nuovo assetto multipolare.

[di Giorgia Audiello]