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Elon Musk contro le intelligenze artificiali: “seri rischi per l’umanità”

Il metaverso sembra un argomento agé, ora tutti i grandi nomi del settore tech sembrano essere piuttosto interessati alle intelligenze artificiali. Una delle voci straordinariamente fuori dal coro è quella di Elon Musk. Il multimiliardario nelle ore scorse ha chiesto espressamente di rallentare il processo di sviluppo di questi strumenti tramite un appello – firmato da un centinaio di esperti – nel quale si profilano «seri rischi per l’umanità». La posizione avversa dell’imprenditore è chiara e reiterata sin dal lontano 2014, tuttavia il suo rapporto con le IA è anche storicamente molto sfaccettato e ambiguo, soprattutto se si presta orecchio ad alcune indiscrezioni recentemente emerse.

È bene chiarire sin da subito che nel parlare di “intelligenze artificiali”, Musk non faccia riferimento a quei robot pensanti a cui ci hanno abituato i film di fantascienza, bensì ai modelli di linguaggio che negli ultimi mesi hanno fatto notizia e scalpore, ovvero il Bard [1]di Google e il sistema GPT sviluppato da OpenAI e semi-monopolizzato da Microsoft [2]. Proprio OpenAI rappresenta però un caso curioso: l’azienda ha compiuto i suoi primi passi proprio grazie a un finanziamento a cui ha preso parte lo stesso Musk.

L’uomo d’affari ha infatti investito nel 2015 circa 100 milioni di dollari per dar vita all’allora start-up no-profit, una cifra con la quale non solo si era guadagnato il titolo di fondatore, ma anche quello di co-direttore [3]. Tre anni dopo il clima è drasticamente cambiato ed Elon Musk ha deciso di allontanarsi dal progetto per quello che è stato descritto come uno scrupolo etico necessario ad assicurarsi che non vi fossero conflitti di interessi [3] tra OpenAI e un’altra azienda capitanata dall’imprenditore, Tesla. Nonostante il passo indietro, Musk aveva però generosamente mantenuto il suo ruolo di donatore, promettendo di impegnare nella ricerca fino a un miliardo di dollari. 

L’idea era quella per cui OpenAI avrebbe dovuto sviluppare un approccio open-source all’intelligenza artificiale, cosa che rischiava di venir compromessa dalla necessità dell’industria automotive di ottimizzare i navigatori dedicati alla guida assistita. A distanza di poco tempo dalla rottura, la no-profit ha però creato una divisione for-profit  – OpenAI LP –, la quale è finita con l’accorpare su di sé una parte significativa delle attività legate alla distribuzione dell’intelligenza artificiale nota come GPT, vanificando il senso della rottura tra le due parti. Secondo a delle testimonianze recentemente raccolte da Semafor [4], la situazione sembrerebbe però essere più sfaccettata di quanto non sia stato pubblicamente comunicato. 

Stando alle indiscrezioni, nel 2018 Musk avrebbe cercato di prendere il pieno controllo di OpenAI, un coup giustificato secondo lui dalla necessità di recuperare terreno nei confronti dei ricercatori avversari, quelli di Google. Il piano d’azione non è andato secondo i calcoli del miliardario e il fallimento lo avrebbe spinto ad abbandonare il gruppo. Non solo, dopo essersene andato sbattendo la porta, l’uomo non ha onorato gli impegni finanziari annunciati precedentemente e la start-up si sarebbe dunque trovata costretta a scendere sul Mercato proprio a causa dell’immenso buco generato da questa importante mancanza. 

A seconda delle fonti alle quali si decide di prestare orecchio, la transizione in seno a Microsoft di OpenAI può essere interpretata in vario modo, tuttavia la posizione antagonistica di Musk nei confronti delle intelligenze artificiali rimane inalterata. Mercoledì 29 marzo 2023 l’imprenditore si è infatti fatto segnatario di una lettera aperta [5] redatta dalla no-profit Future of Life Institute. Nel documento si chiede di sospendere tutti gli esperimenti – e le commercializzazioni – dei modelli linguistici volgarmente noti come IA per un minimo di sei mesi. Anzi, a ben leggere, la richiesta è orientata esclusivamente a quegli strumenti che sono «più potenti di GPT-4», un cavillo che finirebbe con il vincolare solamente Google e, appunto, OpenAI. Si tratta di una distinzione importante se si considera che, nel frattempo, Musk ha avviato un progetto di ricerca [6] che mira a creare un’intelligenza artificiale tutta sua che possa tenere testa alle due Big Tech.

Il multimiliardario si sta dunque facendo promotore di una battaglia che, direttamente o indirettamente, gli farebbe guadagnare tempo prezioso al fine di portare avanti i suoi personali progetti imprenditoriali. Sebbene sia vero che le IA odierne siano flagellate da difetti allucinatori, ci sono infatti diversi fattori che fanno mettere in dubbio che dietro alla battaglia di Future of Life Institute vi sia un’idea mossa da buona fede, primo tra tutti il fatto che l’entità sia quasi totalmente finanziata [7] dalla Musk Foundation.

[di Walter Ferri]