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Le navi militari USA stanno riempiendo le spiagge pugliesi di rifiuti plastici

C’è un grande mistero che aleggia sulla Puglia e le sue spiagge, a cui ancora non si è riusciti a dare una risposta certa. Negli scorsi giorni, infatti, su vasti tratti di costa è stata rinvenuta una grandissima quantità di oggetti, tutti di plastica e di forma cilindrica. Sarebbero delle saliere e proverrebbero tutte dallo stesso posto: gli Stati Uniti d’America. Per la precisione, da una o più navi militari americane che da tempo scaricherebbero impunemente a mare ogni genere di rifiuto prodotto a bordo, investendo il mare Adriatico e le coste pugliesi di materie plastiche. A occuparsi della raccolta è stato il 41enne di Ostuni Enzo Suma, fondatore di Archeoplastica, progetto [1] finalizzato alla sensibilizzazione della cittadinanza in merito all’inquinamento dei rifiuti “spiaggiati” e promotore di giornate di raccolta collettiva.

Gli operatori di Archeoplastica sostengono che tali oggetti non siano stati dispersi in mare in un’unica occasione, dal momento che, da più di un anno, in occasione di ogni mareggiata se ne sono scovati molti tra la sabbia. Ci si chiede, ovviamente, da dove provengano e se chi li ha scaricati in acqua l’abbia fatto intenzionalmente oppure per errore. Tra le ipotesi più accreditate sulla dispersione dei prodotti, c’è quella del possibile ruolo di quelle navi militari e portaerei Usa che, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, solcano più assiduamente di prima le acque del Mediterraneo centrale e orientale. Una ipotesi suffragata da numerosi indizi che non temono smentita.

Questa vicenda è stata anticipata da un prequel già di per sé molto singolare ed evocativo. Infatti, come documentato dagli stessi componenti di Archeoplastica nella loro popolare pagina [2] Instagram, nei mesi invernali il mare pugliese ha partorito un’incredibile quantità di rifiuti, che avrebbero un unico comune denominatore: essere originari degli Usa. Sulle spiagge sono stati infatti pescati decine di contenitori di caramelle gommose, confezioni di pop tarts al curry, pacchetti di mais tostato, bombolette spray di condimento al formaggio americano e al cheddar, vasetti di ravioli al sugo della Boyardee e buste di carne secca affumicata di manzo statunitense, solo per citare alcune tipologie.

E poi, negli ultimi giorni, gli operatori e i seguaci del portale hanno rinvenuto [3] sui lidi della regione addirittura 300 bottiglie di ketchup americano. Ne sono emerse dappertutto: dal litorale brindisino a quello leccese, dalla costa ionica di Taranto a quella adriatica di Bari. E foto degli stessi prodotti sono state inviate all’organizzazione persino da Ancona, nelle Marche. Le bottiglie, tutte riconducibili alla medesima azienda, sono marchiate da un codice a barre che inizia per O: prova che i prodotti sono stati confezionati negli Stati Uniti. Alcuni di essi sono vuoti, altri contengono ancora il prodotto, molti sono scaduti da poco tempo.

Ma non è finita qui: in spiagge ancora diverse sono stati recuperati anche sacchi di yuta che recano la scritta “Caffe”. Dentro un pacco erano presenti molti prodotti che arrivano da oltreoceano: the alla pesca, maionese, caramelle, salse per il condimento, salviette, detersivi e ancora bottiglie di ketchup (differenti da quelle menzionate in precedenza).

Gli interrogativi sulla questione sono tanti e a proporre possibili risposte è proprio Archeoplastica. «Queste navi militari sono vere città galleggianti, le scorte di prodotti di ogni genere non mancano a bordo», ha sottolineato il fondatore Suma, convinto che l’ipotesi più valida sia quella della dispersione della portaerei. In alternativa, potrebbe trattarsi di un carico perso da qualche mercantile o di rifiuti scaricati in mare da una nave da crociera statunitense. A galla, oltre al ciarpame, resta il grande enigma.

[di Stefano Baudino]