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L’industria della carne detta un’altra proposta di legge al governo italiano

Proteggere l’industria della carne dalle alternative vegetali: è questo, sostanzialmente, il fine di una proposta di legge [1] italiana. Presentata in Commissione Agricoltura alla Camera da alcuni deputati della maggioranza di governo (appartenenti alla Lega), la proposta vorrebbe vietare di rifarsi alle denominazioni tradizionalmente utilizzate per riferirsi alla carne o ai prodotti a base di carne nel caso in cui i prodotti in questione siano a base vegetale. Il motivo? Come specificato nell’articolo 1 della proposta di legge sarebbe quello di “tutelare il patrimonio zootecnico nazionale, riconoscendo il suo elevato valore culturale, socio-economico e ambientale, nonché un adeguato sostegno alla sua valorizzazione, assicurando nel contempo un elevato livello di tutela della salute umana e degli interessi dei consumatori e il loro diritto all’informazione”. Termini come “bresaola di seitan” o “bistecca di tofu” verrebbero messi al bando, dunque, ed il fine sarebbe innanzitutto quello di salvaguardare l’industria della carne, la quale a quanto pare sarebbe minacciata dall’avanzata delle opzioni vegetali.

La diffusione di denominazioni come quelle appena menzionate, si legge infatti nella parte di testo che illustra la proposta, renderebbe evidente un “fenomeno tanto disdicevole quanto diffuso”, ovverosia quello di “usare denominazioni di vendita tradizionalmente associate alla carne per sfruttarne la notorietà e le analogie che questa suscita nella mente del consumatore”, il che secondo tale narrazione costituirebbe un ingiusto danno per l’industria della carne e non solo. Partendo da “alcuni concetti” che sarebbero “strettamente legati alla produzione zootecnica” – come la “salvaguardia di ambiente e paesaggio” – ed arrivando a fare un appello al “giusto riconoscimento e al rispetto del lavoro delle nostre aziende”, sono diversi i motivi con cui si cerca di giustificare il divieto, che secondo i firmatari se non venisse introdotto potrebbe appunto altresì indurre i consumatori a “pensare erroneamente che questi prodotti a base vegetale siano sostituti equivalenti dei prodotti a base di carne”.

Motivi che però, come sottolineato [2] dall’associazione Essere Animali, non reggono ad una attenta analisi dei fatti ed anzi rivelano il semplice obiettivo di aiutare l’industria della carne. Motivazioni che hanno spinto l’associazione non solo a lanciare [3] una petizione atta a “fermare la censura dei prodotti vegetali” e già sottoscritta da oltre 26mila persone, ma altresì a promuovere una lettera [4] – firmata da più di 30 associazioni della società civile europea e realtà che rappresentano consumatori e aziende impegnate nella produzione di proteine a base vegetale – indirizzata alla Commissione Agricoltura ed ai gruppi Parlamentari, a cui viene chiesto un confronto sulla proposta di legge così da evidenziarne tutte le criticità.

Si tratta della seconda volta in pochi giorni in cui la maggioranza di governo italiana si trova a prendere posizioni coincidenti con le richieste dell’industria della carne. A Bruxelles, infatti, l’Italia ha votato contro [5] la nuova regolamentazione europea che pone limiti agli allevamenti intensivi.

[di Raffaele De Luca]