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In Corea del Sud stanno finalmente chiudendo molti allevamenti di cani da carne

La Humane Society International (HSI), un’organizzazione internazionale che si batte per la protezione degli animali, ha annunciato [1] la chiusura di un allevamento di cani con 200 esemplari destinati al macello per il consumo umano, situato a Hoengseong, in Corea del Sud. I cuccioli, appartenenti a razze diverse tra cui Chihuahua, Siberian Husky, e Barboncino, erano rinchiusi in gabbie piccole e strette e in condizioni antigeniche. Si tratta del diciottesimo allevamento [2] di cani da carne chiuso definitivamente nella regione, per un totale di 2.700 animali salvati dal 2015: i cuccioli hanno trovato famiglie adottive negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Paesi Bassi e in alcuni casi nella stessa Corea del Sud.

Negli ultimi tempi nel Paese pare esserci un clima favorevole all’abbandono definitivo di tale pratica. L’anno scorso Kim Keon-hee, moglie del Presidente Yoon Suk Yeol, ha chiesto espressamente di vietarla e anche la popolazione sembra d’accordo. Nei sondaggi la maggior parte dei sudcoreani (85%) ha dichiarato di non mangiare carne di cane e per il 56% degli intervistati sarebbe giusto introdurre un divieto per legge.

Persino il signor Yang, il proprietario dell’ultimo stabilimento chiuso, nonostante abbia allevato cani per il consumo umano per ben 27 anni – e in maniera legale, a differenza di molte altre strutture -, ora concorda sul fatto che la soluzione migliore sia porre fine gradualmente l’industria della carne di cane. «Nei primi anni dell’industria della carne di cane, nessuno ha denunciato allevamenti di carne di cane per violazioni o criticato l’industria. Ma con il passare del tempo sono apparsi gruppi di animalisti e il mondo sta cambiando, così come i coreani. Ho intenzione di darmi alla coltivazione del cavolo ora, e condividere i miei raccolti con la gente del posto. HSI salverà gli animali», ha commentato.

 

Fin dall’inizio della sua campagna, HSI ha scelto, per questo motivo, di lavorare proprio in cooperazione con persone come il signor Yang, allevatori cioè che vogliono cambiare vita ma che spesso non sanno come fare o non hanno i mezzi di sussistenza per riuscirci. Sangkyung Lee, a capo della campagna ‘End Dog Meat’, ha detto che «gli allevatori come il signor Yang sono simboli del cambiamento in Corea del Sud. Spero che il governo ascolti e che il nostro impegno gli dimostri che c’è un desiderio di cambiamento e una strada per un nuovo futuro in cui i cani sono solo amici, non cibo».

Secondo le stime riportate da HSI, in Corea del Sud sono ancora presenti migliaia di allevamenti di cani, che contengono fino a 1 milione di esemplari, allevati e rinchiusi in condizioni spaventose fino al giorno del macello, che solitamente avviene per folgorazione.

Per fortuna intanto qualcosa si muove, almeno rispetto al passato. Nel 2021 il sindaco della città di Namyangju, Cho Kwang-han ha chiuso il Nakwon Auction House, considerato il più grande mercato di carne di cane della Corea del Sud. Nello stesso anno, la deputata Han Jeong-ae, ha proposto di inserire esplicitamente nella legge sulla protezione degli animali la macellazione dei cani. Piccoli passi che, si spera, portino tutti in un’unica grande direzione.

La carne di cane è ancora considerata un alimento in diversi Paesi al mondo. Ancora oggi è utilizzata come cibo in Asia (alcune regioni della Cina e in Vietnam oltre che in Corea) e presso alcune etnie africane (specie in Nigeria e Namibia).

[di Gloria Ferrari]