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Espongono uno striscione contro le morti in mare: multata una squadra di calcio

L’Athletic Brighéla, società calcistica bergamasca di terza categoria, è stata multata dal Giudice sportivo della delegazione di Bergamo con una penale da 550 euro e la squalifica di un mese del capitano Rota e dell’allenatore Luigi Cattaneo per aver espresso sul terreno di gioco solidarietà alle oltre 70 vittime di Cutro, migranti affogati nel recente naufragio sulla costa calabrese. La squadra, in occasione della trasferta contro il River Negrone, è scesa in campo mostrando uno striscione – non autorizzato dall’arbitro – con su scritto “Cimitero Mediterraneo: basta morti in mare“.

 

A detta del Giudice sportivo, la cui risposta è arrivata a stretto giro, il problema sarebbe stato che “prima dell’incontro, il capitano della società Asd Athletic Brighela, Pietro Rota, chiedeva al direttore di gara di essere autorizzato a introdurre ed esporre sul terreno di gioco uno striscione, a detta dello stesso non a contenuto politico. Di contro, l’ufficiale di gara non autorizzava la richiesta“. Tuttavia, nonostante l’assenso negato da parte dell’arbitro, “dopo aver regolarmente fatto ingresso in campo, al capitano dell’Asd Athletic Brighela veniva consegnato il predetto striscione dai tesserati posizionatisi sulla propria panchina, non individuati a referto dall’arbitro. Lo striscione, a quel punto, veniva esposto al pubblico per una ventina di secondi da tutti i calciatori della citata società, disattendendo così le indicazioni dell’ufficiale di gara”.

Le ammende tuttavia non hanno scoraggiato la squadra, che già in passato si è più volte resa protagonista di azioni simili prima di un match. D’altronde l’Athletic Brighela la vicinanza a temi sociali ce l’ha proprio nel DNA. La sua storia comincia da un’assemblea collettiva tenutasi nel settembre 2020, quando l’allora Bergamo Antifa United Football Team decise di costituirsi come Associazione Sportiva Dilettantistica “con la volontà primaria di provare a rompere determinati schemi e stilemi aberranti radicati nel sistema calcio – specie in provincia – riaffermando un modello più sostenibile, solidale ed inclusivo di gestione, amministrazione e coinvolgimento di atlete, atleti e supporter della pratica sportiva che da sempre ci appassiona”, si legge in un post Facebook [9] pubblicato dalla squadra dopo l’accaduto. “Abbiamo così deciso di entrare a gamba tesa nei campionati federali partendo dalla 3° categoria. Calcio sentito, forse brutto da vedere, ma sincero, come tutte e tutti noi. Un calcio che, a nostro avviso, meritava sferzate di colori, tifo e riflessioni critiche attorno allo sport e alla società. Noi socie e noi soci infatti, così come i nostri atleti e le nostre atlete prima di tutto siamo persone”. Una libertà d’essere che i calciatori hanno voluto rimarcare esponendo lo striscione per le vittime di Cutro, nonostante i no.

D’altronde “nessuno e nessuna di noi si considera vittima di questo. Le vittime sono in fondo al mare: sono oltre 26.000 in questi ultimi 10 anni. Un genocidio sommerso dall’ipocrisia di un mondo che finge che non esistano corpi deumanizzati. Poco importa se a pagare le conseguenze siamo noi. Noi stiamo bene”.

[di Gloria Ferrari]