- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Il fallimento della Silicon Valley Bank sta facendo tremare i mercati

Venerdì 10 marzo la Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic) – l’Autorità americana che garantisce i depositi bancari fino a 250.0000 dollari – ha annunciato [1] il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) che è stata chiusa e commissariata a seguito della fuga di 42 miliardi di dollari di depositi e del rialzo dei tassi d’interesse decisi dalla Federal Reserve (Fed) che hanno fatto crollare il suo portafoglio di titoli di Stato. Si tratta del secondo maggiore fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti dopo quello del 2008 di Washington Mutual. Per via dell’entità del fallimento, si teme un effetto domino che può coinvolgere l’intero settore bancario americano, mentre le ripercussioni si sono già manifestate anche sui mercati finanziari e le borse europee: i listini del Vecchio Continente sono tutti in caduta con Piazza Affari che presenta il maggiore crollo tra le borse europee, cedendo il 4,2%, mentre Londra perde l’1,7%, Parigi il 2% e Francoforte il 2,2%. Allo stesso tempo, crollano i rendimenti dei titoli di Stato in tutto il mondo con l’interesse del Bund tedesco che è sceso di 44 punti base e quello dell’Oat francese di 46. Risulta al momento contenuto, invece, quello del Btp italiano che è sceso di 29 punti. Per scongiurare un rischio di contagio, nelle ultime ore sono intervenute anche le autorità americane annunciando una serie di misure per evitare contraccolpi al sistema bancario e garantendo il ritiro di tutti i depositi della banca.

Fondata nel 1983, la SVB era specializzata nel finanziare startup del settore tecnologico ed era diventata la sedicesima banca americana per dimensioni: a fine 2022 contava 209 miliardi di dollari di asset e circa 175,4 miliardi di depositi. A seguito del fallimento resteranno senza lavoro gli 8.500 dipendenti dell’istituto di credito. Le cause del crack della banca derivano soprattutto dalle politiche monetarie restrittive decise dalla Banca centrale americana, tanto che gli investitori scommettono su una virata nella politica monetaria delle banche centrali allo scopo di disinnescare i rischi di contagio legati al fallimento di SVB. Una delle ragioni della crisi risiede nel fatto che l’istituto di credito ha investito circa 91 miliardi di depositi in titoli legati ai mutui e ai titoli di Stato americani (Treasury) che si sono svalutati, perdendo circa 15 miliardi, da quando sono stati acquistati dalla banca in seguito al rialzo dei tassi. Inoltre, l’aumento dei tassi ha spinto i clienti a investire i propri risparmi in prodotti finanziari che rendono di più rispetto ai conti correnti, mentre alcune società di venture capital hanno consigliato alle aziende di ritirare i propri soldi dall’istituto. Il tutto ha condotto ad un’ondata di prelievi che si è tramutata in una fuga e in un fallimento avvenuto in meno di 48 ore. I 175 miliardi di depositi, inclusi quelli di alcune grandi aziende del settore tecnologico sono finiti sotto il controllo della FDIC.

L’ondata di prelievi che si è verificata la scorsa settimana ha causato il fallimento anche di altre due banche: la Signature Bank e la Silvergate Bank, più piccola ma nota per i suoi stretti legami con la comunità delle criptovalute. La Signature Bank di New York è la ventunesima banca degli Stati Uniti, con attività stimate dalla Fed a 110 miliardi di dollari alla fine del 2022 e 88 miliardi di dollari di depositi. Il suo fallimento è il terzo nella storia degli Stati Uniti, dopo quello della SVB e della Washington Mutual. «Oggi stiamo intraprendendo un’azione decisiva per proteggere l’economia statunitense rafforzando la fiducia nel nostro sistema bancario», hanno dichiarato la Fed, il Tesoro e la FDIC. Quest’ultima, per proteggere i depositanti assicurati, ha creato la Deposit Insurance National Bank of Santa Clara (DINB) e, in qualità di curatore, ha immediatamente trasferito al DINB tutti i depositi assicurati della Silicon Valley Bank. Tuttavia, la segretaria generale del Tesoro statunitense, Janet Yellen, ha spiegato che Washington non correrà in soccorso delle banche come successo nel 2008 salvando i depositanti non assicurati. Alla domanda se un salvataggio fosse sul tavolo, la Yellen ha risposto: «Non lo faremo di nuovo».

Il Tesoro, la Fed e la FDIC, dopo essersi consultati con il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, hanno rilasciato un comunicato congiunto [2] in cui si spiega che «Dopo aver ricevuto una raccomandazione dai consigli di amministrazione della FDIC e della Federal Reserve e aver consultato il presidente, il segretario Yellen ha approvato le azioni che consentono alla FDIC di completare la risoluzione della Silicon Valley Bank, Santa Clara, California, in un modo che protegga completamente tutti i depositanti. I depositanti avranno accesso a tutto il loro denaro a partire da lunedì 13 marzo. Nessuna perdita associata alla risoluzione della Silicon Valley Bank sarà a carico del contribuente». Misure simili sono state adottate per la Signature Bank, mentre il Consiglio della Fed domenica ha annunciato che metterà a disposizione degli altri istituti di credito i fondi necessari per far fronte alle richieste di prelievo dei loro clienti.

Anche il governo della Gran Bretagna, insieme a quello degli Stati Uniti, sta lavorando per prevenire una potenziale crisi bancaria e scongiurare, dunque, che si ripeta la crisi del 2008 innescata dal fallimento della Lehman Brothers: il Tesoro del Regno Unito e la Banca d’Inghilterra hanno annunciato lunedì di aver facilitato la vendita della Silicon Valley Bank UK a HSBC, la più grande banca europea, garantendo la sicurezza di 6,7 miliardi di sterline ($ 11,1 miliardi di Cdn) di depositi. Si apprende [3], inoltre, che il Tesoro inglese sta organizzando la vendita della Silicon Valley Bank UK Ltd., il ramo britannico della banca californiana, per la somma nominale di una sterlina.

È atteso, invece, per questa sera il discorso di Joe Biden alla nazione per rassicurare sulla situazione delle banche, mentre nei giorni scorsi il presidente degli Stati Uniti aveva già affermato di essere «fermamente impegnato a ritenere i responsabili di questo disastro pienamente responsabili e a continuare i nostri sforzi per rafforzare la supervisione e la regolamentazione delle banche più grandi, in modo da non trovarci di nuovo in questa situazione». In un commento pubblicato su Twitter aveva aggiunto che «Il popolo americano e le imprese americane possono avere fiducia che i loro depositi bancari saranno disponibili quando ne avranno bisogno». Nonostante ciò, il crollo della SVB ha messo in allarme i mercati internazionali, mentre le banche italiane sono crollate in borsa e l’indice Stoxx delle banche d’Europa ha perso quasi il 4%.

[di Giorgia Audiello]