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Italia: le grandi aziende di Stato siglano un patto per il nucleare

Ansaldo Energia, Ansaldo nucleare, Edison e Edf hanno reso noto di aver sottoscritto una Lettera di Intenti (LOI) per lo sviluppo congiunto dell’Energia nucleare in Europa. Ansaldo nucleare è una società del gruppo Ansaldo Energia, impresa controllata da Cassa depositi e prestiti (CDP) Equity, a sua volta holding di investimenti controllata al 100% da Cassa depositi e prestiti, quest’ultima di proprietà all’82,77% del Ministero dell’Economia. Ciò significa che a muoversi in questa direzione è stato direttamente lo Stato italiano, ignorando, tuttavia, i due referendum sul nucleare svoltisi in Italia nel 1987 e nel 2011, quando oltre 25 milioni di persone si sono espresse contro le centrali atomiche. Ora che il disaccoppiamento dal gas russo e gli obiettivi della transizione ecologica rendono immediato e non derogabile il bisogno di produrre energia di origine non fossile, Roma sta prendendo in considerazione l’idea di avvalersi delle più recenti tecnologie del settore, come gli Small Nuclear Reactors (SNR) che avrebbero caratteristiche di sicurezza molto elevate.

La cooperazione tra le quattro società ha lo scopo di favorire la diffusione del nucleare anche in Italia e, come si legge [1] nel comunicato ufficiale, «Obiettivo dell’accordo è di valorizzare nell’immediato le competenze della filiera nucleare italiana, di cui Ansaldo Nucleare è capofila, a supporto dello sviluppo dei progetti di nuovo nucleare del Gruppo EDF, e al contempo di avviare una riflessione sul possibile ruolo del nuovo nucleare nella transizione energetica in Italia». Nella visione dei firmatari, l’energia nucleare può svolgere un ruolo complementare a quello delle fonti rinnovabili, «garantendo stabilità e contribuendo alla sostenibilità ambientale del sistema elettrico, alla luce degli ambiziosi target di decarbonizzazione europei e italiani che fissano al 2050 il raggiungimento della neutralità climatica». Se, dunque, l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aveva affermato di appoggiare questa fonte energetica per poi fare marcia indietro affermando di «non avere alcuna proposta da fare», l’attuale esecutivo pare seriamente intenzionato a concretizzare la possibilità di riportare il nucleare in Italia. Tanto che la viceministra all’Ambiente e Sicurezza energetica, Vannia Gava, ha dichiarato [2] che «i tempi sono maturi e non più procrastinabili per tornare a parlare di nucleare di nuova generazione anche in Italia».

I firmatari della LOI si impegnano a esaminare le potenziali cooperazioni industriali sulla base delle rispettive competenze: in particolare, Ansaldo in qualità di sviluppatore di componenti e fornitore di servizi per l’industria energetica e nucleare; la Edf francese in qualità di «primo produttore di energia nucleare al mondo, impegnato nella realizzazione di nuovi progetti nucleari basati sul proprio portafoglio di tecnologie, come (i) gli small modular reactor (SMR) NUWARD™ (Ansaldo Nucleare ed EDF hanno recentemente firmato anche un primo contratto per la fornitura di studi di ingegneria per NUWARD™), (ii) i reattori mid-scale EPR1200 e (iii) i reattori large-scale EPR»; ed Edison come maggiore azienda energetica in Italia, con un ruolo chiave nella transizione energetica del Paese.

«Con questo accordo gettiamo le basi per una riflessione concreta e aperta sul ruolo del nuovo nucleare a supporto della transizione energetica italiana», ha dichiarato Nicola Montiamministratore delegato di Edison. Dal canto suo, Giuseppe Marino, amministratore delegato di Ansaldo Energia ha affermato che il Gruppo «dispone di un patrimonio di competenze di eccellenza che è di fondamentale importanza nel percorso di transizione energetica basato su tecnologie ad alto contenuto di know-how». L’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Riccardo Casale, invece, ha asserito che «Il Gruppo Ansaldo Energia ha saputo mantenere vive le proprie competenze in ambito nucleare dopo la chiusura delle centrali nucleari italiane. La nostra società è fortemente impegnata proprio in questa missione e attivamente coinvolta in numerosi progetti in diversi paesi europei, insieme a industrie e organizzazioni di ricerca italiane, a testimonianza dell’alto valore aggiunto che l’Italia può portare al rinnovato interesse per il nucleare a livello europeo». I firmatari hanno specificato che l’intesa sarà oggetto di successivi accordi vincolanti che le parti definiranno nel rispetto dei profili regolatori applicabili.

Nel documento non viene mai menzionata l’ipotesi di chiedere il parere dei cittadini italiani, nonostante questi si siano appunto espressi contro il nucleare in occasione di ben due referendum popolari.

[di Giorgia Audiello]