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La procura chiede 20 anni per mafia ad un ex deputato siciliano del PD

La Procura di Trapani ha chiesto [1] una condanna a 20 anni di carcere per Paolo Ruggirello, ex deputato regionale del Partito Democratico, per mafia e scambio elettorale politico-mafioso. Secondo i pm, Ruggirello sarebbe stato il punto di riferimento delle famiglie mafiose nell’ambito della politica regionale e avrebbe contribuito a far ottenere appalti agli uomini delle cosche, incontrando più volte il potente boss mafioso Pietro Virga (figlio del più celebre Vincenzo Virga, alleato dei corleonesi nella seconda guerra di mafia, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’agente Giuseppe Montalto e per la strage di Pizzolungo).

Tutto è nato dall’inchiesta “Scrigno” del nucleo investigativo del comando provinciale dei Carabinieri di Trapani, coordinata dalla procura distrettuale di Palermo, in cui, oltre alla riorganizzazione delle cosche, sono emersi gli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria nella provincia di Trapani. Il processo ha già partorito un importante sentenza di appello in abbreviato: tra gli altri, sono stati condannati [2] diversi “uomini d’onore” della famiglia di Trapani, come il capomafia di Paceco Carmelo Salerno (12 anni), lo stesso Pietro Virga (19 anni e 8 mesi) e suo fratello Francesco (16 anni e 8 mesi), ma anche l’ex consigliere provinciale del Psi di Trapani Franco Orlando (12 anni e 8 mesi).

“Ruggirello – ha sostenuto nella sua requisitoria il pubblico ministero Gianluca De Leo – si è mostrato perfettamente a conoscenza delle regole, delle dinamiche e delle competenze territoriali di Cosa nostra, pronto a fare mercimonio della propria attività politica, utilizzando somme pubbliche per distribuire incarichi e consulenze”. Il pm ha sottolineato per esempio che nel 2014, in occasione dell’elezione di Giuseppe Castiglione (elemento del Pd) a sindaco di Campobello di Mazara, appoggiato da Ruggirello, quest’ultimo in una telefonata con il boss Salerno – che a lui si rivolse per delineare alleanze e candidature – diceva “E’ salito il nostro sindaco”; ma anche che Ruggirello si sarebbe mosso in prima persona con l’obiettivo di affidare al figlio di Salerno il posto di addetto alla sicurezza all’Assemblea regionale siciliana. Ruggirello avrebbe poi intrattenuto solidi legami anche con Lillo Giambalvo, di Castelvetrano, soggetto condannato per estorsione e nipote dell’importante boss Vincenzo La Cascia, e con il mafioso Filippo Sammartano, di Campobello di Mazara: due soggetti che, ha ricordato il pm, numerose inchieste avrebbero inquadrato come molto vicini a Matteo Messina Denaro.

L’incontro con Pietro Virga e un altro esponente della sua cosca mafiosa, Pietro Cusenza, avvenuto prima delle elezioni regionali del 2017, era già stato confermato [3] nel 2019 dallo stesso Ruggirello: “Effettivamente ho incontrato Cusenza e Virga a casa di Carmelo Salerno – ha detto l’ex deputato regionale a colloquio con i pm di Palermo -. Nel tragitto, Salerno mi ha detto che mi doveva fare conoscere una persona che poteva aiutarmi per la campagna elettorale per le regionali. Mi parlò di Cusenza, che avevo già incontrato ad aprile-maggio preso il distributore Ip di Paceco. A casa di Salerno vidi arrivare Cusenza con un’altra persona, che poi ho appreso essere Pietro Virga”. Insomma, Ruggirello ha sostenuto di non aver appreso prima dell’incontro l’identità del personaggio che si apprestava a conoscere: “Quando capii che era Virga era troppo tardi per allontanarmi. Mi chiese 50 mila euro per affrontare la campagna elettorale, mi ricordo che promise 1000 voti dietro il pagamento di 50 mila euro. E io accettai, ma solo per potermi allontanare il più presto possibile da quel luogo”. La sentenza è prevista per il prossimo 30 marzo.

[di Stefano Baudino]