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È stata scoperta una maxi frode sul cibo biologico

La Guardia di Finanza di Caserta e gli uomini dell’Ispettorato centrale repressione frodi hanno eseguito 7 misure cautelari, emesse dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura, a carico di 7 soggetti accusati di associazione a delinquere finalizzata al falso ideologico e di frode in commercio aggravata. Gli indagati – ora interdetti [1] per dodici mesi dall’esercizio dell’attività imprenditoriale e sottoposti a divieto di dimora nel casertano – avrebbero infatti commercializzato tra il 2016 e il 2022 enormi quantitativi di prodotti agroalimentari dichiarati falsamente come biologici.

Cinque tra le persone sottoposte a misura cautelare, sottolinea una nota della Procura, occupano i vertici “di importanti aziende operanti nel commercio di prodotti da agricoltura biologica”. Gli inquirenti hanno appurato un complicato e ramificato sistema di frode che avrebbe trovato il suo perno nell’attività di tre imprenditori: uno di Caserta, titolare di due imprese di trasformazione e di un’impresa agricola specializzata nella produzione ortofrutticola di agricoltura biologica; un altro di Catania, titolare di un’azienda di importazione-esportazione di frutta secca; un terzo, che operava nel cuneese, a capo di un’impresa di peso inserita nell’import-export di conserve di pomodoro e frutta secca. Secondo il pubblico ministero, gli indagati avrebbero commercializzato prodotti fatti passare per “biologici” che, in realtà, erano importati da paesi esteri (le mandorle, ad esempio, arrivavano dalla California), attraverso la compiacenza di aziende laziali, pugliesi e calabresi che hanno fornito false fatture per giustificare gli acquisti.

Gli inquirenti stanno effettuando [2] perquisizioni e sequestri nei confronti delle persone indagate e di otto imprese al fine di ricercare ulteriori elementi utili e di accertare l’effettivo volume dei prodotti irregolari fatti circolare sul mercato. Al contempo, l’autorità giudiziaria ha disposto l’acquisizione di documenti nei laboratori che hanno svolto le analisi sui prodotti per conto delle aziende, presso un istituto bancario e alla Consob. L’obiettivo degli investigatori è infatti quello di chiarire la natura di alcuni capitali di cui gli indagati avrebbero usufruito per finanziare le loro operazioni commerciali illecite.

“Se confermata, l’inchiesta può consentire di fare pulizia in comparti agroalimentari tipici del Made in Italy come le conserve a base di pomodoro e le mandorle – ha comunicato in una nota [3] FederBio -. Da anni siamo parte attiva nel segnalare alle Autorità competenti situazioni a rischio frode, in particolare in alcuni comparti e territori critici come quelli che sono stati oggetto delle indagini da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere. La Federazione propone, inoltre, soluzioni concrete per migliorare il sistema dei controlli che integrano le moderne tecnologie digitali per garantire un monitoraggio, preciso e in tempo reale, delle tecniche di produzione e una vera tracciabilità anche nel caso di filiere complesse”.

[di Stefano Baudino]