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Caso Cospito, l’ONU richiama l’Italia al rispetto dei diritti umani

Il 24 febbraio scorso la Corte di Cassazione ha confermato [1] il regime di 41-bis ad Alfredo Cospito. Il giorno dopo, i legali dell’anarchico si sono rivolti alle Nazioni Unite presentando ricorso al comitato per i diritti umani, il quale, in attesa della decisione sul merito, ha chiesto all’Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e del Patto internazionale sui diritti civili e politici in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito. Il comitato ha citato gli articoli 7 e 10 dell’accordo che tutelano, rispettivamente, “il diritto a non essere sottoposto alla tortura né a punizioni o trattamenti crudeli, disumani e degradanti”, e l’umanità di trattamento nonché il rispetto della dignità umana per gli individui privati della propria libertà. La richiesta del comitato ONU è stata notificata ai legali di Cospito e allo Stato italiano il 1 marzo. Ad oggi, il Ministero della Giustizia non ha assunto nessuna iniziativa per dare esecuzione alla misura temporanea e migliorare la condizione detentiva dell’anarchico in sciopero della fame da oltre quattro mesi.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha notificato al legale di Alfredo Cospito, Flavio Rossi Albertini, la presa in carico della comunicazione individuale da parte del comitato per i diritti umani. Si tratta di una procedura che permette agli individui di rivolgersi all’organo ONU che ha il compito di vigilare sull’attuazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici, entrato in vigore nel 1976. Prima di esaminare il merito della comunicazione, e dunque della legittimità del 41-bis nei confronti di Cospito, il comitato ha richiesto all’Italia di adottare delle misure urgenti a protezione dell’anarchico al fine di evitare danni irreparabili al ricorrente, dunque la morte durante la detenzione. Come scrivono il legale Flavio Rossi Albertini e il presidente di A buon diritto onlus, Luigi Manconi, «rappresenterebbe un grave precedente se la decisione adottata dal comitato rimanesse lettera morta, se l’Italia emulasse l’indifferenza dimostrata per le Nazioni Unite dai regimi autocratici». Una volta terminato l’esame nel merito, il comitato per i diritti umani formulerà le proprie “constatazioni”, contenenti una ricostruzione dei fatti, una pronuncia in ordine all’eventuale violazione di una o più disposizioni del Patto e la raccomandazione allo Stato parte di adottare misure riparatorie (nel caso di Cospito potrebbe essere il trasferimento dal 41-bis). Si tratta dunque di una misura priva di carattere vincolante ma capace di avere un enorme peso sull’opinione pubblica e sugli Stati, soprattutto quelli appartenenti alla sfera democratica.

Nel frattempo, i legali di Alfredo Cospito si preparano a portare la sua vicenda davanti ai giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che in due sentenze emesse tra il 2018 e il 2019 hanno definito il regime di 41-bis come una violazione della Carta europea [2]. L’idea è di richiedere un provvedimento di urgenza viste le condizioni di salute dell’anarchico, in sciopero dalla fame da oltre quattro mesi. Nelle scorse ore è rimbalzata sui social una lettera scritta a gennaio da Cospito in cui viene ribadita la lotta contro il 41-bis. «Porterò avanti la mia linea fino alle estreme conseguenze non per un ricatto ma perché questa non è vita», si legge in un passaggio. Di seguito, la lettera integrale.

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Lettera di Alfredo Cospito dal carcere.

[di Salvatore Toscano]