- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

“Democrazia ucraina”: due giornalisti italiani costretti a lasciare il Paese

Dopo 19 giorni in attesa di spiegazioni ufficiali mai arrivate, Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, i due giornalisti italiani bloccati [1] in Ucraina dalle autorità di Kiev, hanno deciso di lasciare il Paese. Il ministro della Difesa ucraino, lo scorso 6 febbraio, aveva sospeso gli accrediti giornalistici ai due reporter formalmente in risposta a generiche accuse non circostanziate che li descrivevano come “collaboratori del nemico”. «Calunnie gravissime e pericolose, specie in zona di guerra», come dichiarato dagli interessati, circolate sulle chat di alcuni consulenti locali che lavorano come traduttori e accompagnatori di giornalisti stranieri. In realtà, la “colpa” dei due reporter, come riferito loro dalla Farnesina, sarebbe quella di «aver raccontato il conflitto su entrambi i fronti a partire dal 2014, realizzando inchieste e reportage – peraltro spesso critici nei confronti delle forze russe– anche nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk».

Quello che riguarda Sceresini e Bosco è un caso di censura che crea un precedente pericoloso in termini di libertà di informazione, nonché della conferma della massima di Eschilo, secondo cui la prima vittima di una guerra è la verità. «Se passerà questa linea – secondo la quale chi ha cercato di lavorare liberamente, senza fare il tifo, ma semplicemente raccontando i fatti, debba essere considerato una minaccia per l’Ucraina – allora il rischio è che il livello di libertà di stampa in questo conflitto si abbassi sensibilmente», hanno scritto Sceresini e Bosco sulle pagine de Il Manifesto [2]. Il loro caso si inserisce in un quadro ben più ampio, quello della blacklist dell’intelligence ucraina. Al suo interno, oltre i citati reporter, figurano anche Salvatore Garzillo e Lorenzo Giroffi, entrambi respinti mentre cercavano di entrare nel Paese. Tuttavia l’elenco sarebbe molto più lungo, dal momento in cui «nessuno ti avverte finché provi ad entrare nel Paese».

[di Salvatore Toscano]