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In Germania si è verificato il quinto caso al mondo di guarigione dall’HIV

Con “il paziente di Dusseldorf” – chiamato così per via delle sue origini tedesche e per proteggere la sua privacy – sono ufficialmente cinque le persone guarite da HIV nel mondo. L’ultimo caso, confermato in questi giorni [1], riguarda un uomo sieropositivo di 53 anni, affetto da leucemia mieloide acuta. I medici che l’hanno assistito, praticandogli un trapianto di cellule staminali del midollo osseo, avevano già comunicato la sua sieronegatività nel 2019. Tuttavia, ci sono voluti degli anni per verificare che nel paziente non si ripresentasse più il virus e dichiararlo ufficialmente guarito: le terapie antiretrovirali, infatti, gli sono state sospese 4 anni fa, mentre dal trapianto sono già passati 9 anni.

Quella del paziente di Dusseldorf si unisce alle vicende di altre quattro persone, guarite ricevendo lo stesso tipo di trattamento. La prima persona è stata Timothy Ray Brown, un cittadino statunitense chiamato “il paziente di Berlino”, il cui caso è stato reso noto nel 2009. Dopo di lui è arrivato il paziente di Londra del 2019 e alla fine i pazienti di The City of Hope e New York, del 2022. Tutti individui sottoposti a trapianti di cellule staminali – provenienti dai rari donatori con mutazione genetica resistente all’HIV – per curare un cancro al sangue.

Tali cure sono infatti solitamente riservate a pazienti in circostanze estreme, che non hanno cioè altre opzioni. Un trapianto di cellule staminali è una procedura molto rischiosa, perché ‘sostituisce’ il sistema immunitario di chi la riceve. L’obiettivo principale della terapia è quello di curare il cancro, ma si è visto che l’intervento ha anche portato, in questi cinque casi, a debellare l’HIV.  Quest’ultimo, infatti, è un virus la cui caratteristica è quella di distruggere le cellule del sistema immunitario dei corpi che abita. Motivo per cui, sostituirle, tendenzialmente porta alla sua eliminazione.

«È incredibile sentir parlare della messa in atto di queste cure, vista la difficoltà che si portano dietro. Ma proprio per questo, vanno considerate come l’eccezione alla regola», ha commentato Todd Ellerin, direttore del reparto di malattie infettive presso il South Shore Health in Massachusetts (Usa)

Sarebbe infatti impensabile decidere di sottoporre tutte le persone sieropositive a una cura così pericolosa e aggressiva. Fortunatamente, nonostante l’HIV sia un’infezione che dura tutta la vita – nel senso che il virus non viene mai completamente debellato – i farmaci oggi a disposizione, come la terapia antiretrovirale, permettono alle persone che ne sono affette di condurre una vita normale, lunga e piuttosto sana.

Nel mondo convivono con l’HIV quasi 40 milioni di persone: per loro la scienza continua a fare passi in avanti, ma ad oggi non esiste ancora un vaccino che possa definitivamente prevenire l’infezione. Crearne uno, infatti, è ritenuto molto difficile: il virus dell’HIV è mutevolissimo, così come lo è la proteina grazie alla quale il virus entra nella cellula dell’ospite. Stimolare la produzione di anticorpi stabili (mentre tutto il resto è estremamente variabile) in grado di bloccarla è per questo complicato.

[di Gloria Ferrari]