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A Bologna un caso forse decisivo per il diritto a un fine vita dignitoso

La Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto per Felicetta Maltese, attivista della campagna Eutanasia Legale, Virginia Fiume, co-presidente del movimento paneuropeo di cittadini EUmans e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che lo scorso 9 febbraio si sono autodenunciati in caserma per aver accompagnato [1] in Svizzera Paola R., una cittadina bolognese di 89 anni che da anni combatteva contro il morbo di Parkinson, permettendole di accedere al suicidio assistito.

Come ha specificato Marco Cappato, rappresentante legale dell’Associazione Soccorso Civile, se la linea delle Procura fosse accolta, si creerebbe un precedente importante per il diritto alla libertà di scelta di quelle persone che non sono strettamente “tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale” – requisito previsto dalla Corte Costituzionale per accedere all’aiuto medico alla morte volontaria – ma che soffrono ugualmente per via di patologie irreversibili. E che invece, fino ad oggi, sono state escluse dal diritto di essere aiutate alla morte volontaria.

Nel dettaglio, il procuratore Giuseppe Amato ha chiesto l’archiviazione del procedimento aperto per i reati giudicati dagli articoli 110 e 580 del codice penale [2] (“chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni”), ribadendo la necessità di dare un’interpretazione della legge e dei parametri di “trattamenti di sostegno vitale” stabiliti dalla Corte Costituzionale [3] (sentenza 242/2019 sul caso Cappato/Antoniani) più ampia. Motivo per cui Paola non poteva accedere al suicidio assistito in Italia: non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Per il procuratore tale concetto va esteso anche a chi, seppur non collegato a un macchinario, è tenuto in vita dall’assunzione di farmaci (cioè “quei trattamenti farmacologici la cui riduzione potrebbe determinare un peggioramento delle condizioni e portare poi alla morte”). Se il Giudice per le indagini preliminari (Gip) dovesse accettare la richiesta della Procura, «segnerà un precedente importantissimo sul tema del suicidio assistito», ha ribadito Cappato.Archiviazione per l’aiuto all’eutanasia: una svolta per il diritto al fine vita

[di Gloria Ferrari]