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Tutta Europa è alle prese con picchi di mortalità apparentemente inspiegabili

Nell’ultimo periodo una problematica di cui poco si parla, ma che interessa diversi paesi appartenenti all’Unione europea e non solo, è quella dell’eccesso di mortalità. Dal Regno Unito alla Francia, passando per la Germania e il Belgio, sono davvero tanti i luoghi del mondo in cui si sta registrando un aumento del numero dei decessi rispetto a quelli normalmente previsti, le cui cause sembrano essere contornate da un alone di mistero. In alcuni mesi del 2022 molti Paesi hanno registrato addirittura più morti che durante l’ondata pandemica e quasi ovunque i dati sono costantemente più alti rispetto a quelli riscontrati negli anni pre-pandemici. Partendo dai dati e rifacendosi successivamente alle diverse tesi a riguardo, nelle prossime righe si proverà ad analizzare il problema nella maniera il più possibile esaustiva, con l’obiettivo di fare luce su un fenomeno alquanto diffuso e di difficile spiegazione.

La situazione complessiva in UE

Innanzitutto, per quanto riguarda i dati non si può non partire dagli ultimi numeri disponibili per l’intera Unione europea, relativi al mese di novembre 2022. Come riportato [1] da Eurostat (l’Ufficio statistico dell’Unione europea), infatti, nel mese appena citato “l’eccesso di mortalità nell’UE è stato quasi del +6,7% rispetto al numero medio di decessi verificatosi nello stesso periodo del 2016-2019″: certo, “il tasso di mortalità in eccesso è stato del +40% nel novembre 2020 e del +27% nel novembre 2021”, ma bisogna pur sempre ricordare che si tratta di periodi in cui il mondo si trovava a fare i conti con la pandemia da Covid-19. Con l’emergenza sanitaria che adesso sembra ormai essere un ricordo del passato e con la maggior parte dei cittadini dei paesi membri sottopostasi a quello che da sempre le istituzioni hanno propagandato come l’unico mezzo con cui sconfiggerla – il vaccino – sarebbe troppo semplice limitarsi a constatare che l’eccesso di mortalità sia in diminuzione rispetto gli anni in cui si era in piena pandemia. Del resto, non solo la percentuale dei morti è appunto in aumento rispetto al numero di decessi medio del mese di novembre degli anni 2016-2019, ma un eccesso di mortalità del 6,7% significa che lo scorso novembre in termini assoluti ci sono stati circa “25.000 decessi in più” di quelli registrati nel periodo suddetto.

Numeri che rendono l’idea di quanto l’eccesso di mortalità sia un problema importante a livello europeo, soprattutto se si considera che la percentuale attuale è addirittura “il secondo valore più basso del 2022 dopo quello registrato a marzo 2022 (+6,6%)”, e che appunto negli scorsi mesi sono emerse percentuali ben più elevate e preoccupanti come quella del +10,6% di ottobre 2022 o il picco [2] del +16% registrato a luglio 2022. In quel mese, infatti, è stato rilevato “un valore insolitamente elevato”, con il tasso di mortalità in eccesso che era invece stato del “+3% nel luglio 2020” e del “+6% nel luglio 2021”.

Tornando al novembre 2022, però, tutti gli Stati membri – chi può chi meno – hanno registrato aumenti della mortalità in eccesso ad eccezione di Romania (-6%), Bulgaria (-3%) e Slovacchia (-2%). I paesi più colpiti sono stati Cipro, Finlandia (+24%) e (+21%) e Germania (+16%), mentre tra quelli al di sotto della percentuale media nell’Ue troviamo Belgio e Lituania (entrambi +1%), Svezia (+2%), Polonia e Spagna (entrambi +3%) e, soprattutto, l’Italia, con un tasso che si attesta al +0,5%. Detto ciò, però, bisogna ricordare che si tratta di dati mensili con cui per forza di cose si ha una visione parziale del fenomeno: basterà ricordare che la stessa Italia nel luglio 2022 si affermava come uno dei paesi con la più alta percentuale di morti in eccesso, ovverosia il 24,9%. Proprio per questo, con l’obiettivo di descrivere il problema in maniera complessiva, nelle prossime righe verranno presi come esempio i dati relativi ad alcuni singoli stati le cui istituzioni hanno tracciato il fenomeno in un arco di tempo più vasto, da cui emergono numeri rilevanti.

La situazione degli Stati UE nello specifico

Tra gli Stati membri in cui sembra esservi particolare preoccupazione per l’eccesso di mortalità c’è senza dubbio la Germania. Secondo i calcoli [3] sull’eccesso di mortalità riportati dall’Ifo Institute for Economic Research, un istituto di ricerca tedesco, dal 2020 al 2022 in Germania “sono morte circa 180.000 persone in più di quanto ci si sarebbe aspettato”, con gran parte dei decessi verificatisi tra gli anziani di età superiore agli 80 anni (116.000). Ciò che meraviglia, però, è che la maggior parte delle morti in eccesso si sia verificata non nel 2020 o nel 2021 – ovverosia gli anni pandemici per eccellenza – ma proprio nel 2022. Mentre nel 2020 e nel 2021 ci sono stati rispettivamente circa 39.000 e 68.000 decessi aggiuntivi, nel 2022 le morti in eccesso sono infatti state quasi 74.000, e dunque non a caso l’Ifo – tramite le parole del vice capo della filiale di Dresda Joachim Ragnitz – sottolinea quanto sia «sorprendente che la mortalità in eccesso sia nuovamente accelerata nel 2022».

A riportare dati rilevanti, inoltre, c’è anche la Francia. L’istituto nazionale della statistica e degli studi economici (INSEE) – un’agenzia governativa francese – ha infatti recentemente rilasciato il Rapporto demografico 2022 [4], dal quale è emerso che l’anno scorso in Francia sono morte 667.000 persone, ovverosia “5.000 in più rispetto al 2021 (+0,8%), poco meno rispetto al 2020 (–2.000), primo anno segnato dall’epidemia di Covid-19, e significativamente di più rispetto al 2019 (+54.000)”. Dati, quelli appena citati, non solo all’apparenza elevati, visto che l’INSEE precisa come la “differenza tra morti attese e morti osservate” sia di 46.000 decessi: in altre parole, nel 2022 la Francia ha subito 46.000 morti in più rispetto a quanto ci si aspettava, ed il tutto nonostante i dati del 2022 non comprendano in realtà il mese di dicembre, basandosi su delle “stime effettuate a fine novembre 2022”.

Come non menzionare poi il Belgio, dove Statbel, l’ufficio statistico belga, ha pubblicato un’analisi [5] provvisoria ma molto dettagliata del numero dei decessi nell’anno 2022. “Nel 2022 in Belgio è stata registrata una cifra provvisoria di circa 116.500 morti“, la quale “rappresenta circa 4.000 decessi in più rispetto all’anno precedente e un aumento dei decessi del 3,7%”: questo afferma Statbel, il quale aggiunge che se si confrontano i numeri del 2022 con “un periodo di riferimento più lungo, vale a dire la media degli anni 2017, 2018, 2019 e 2021, l’aumento raggiunge il 5,5%”. In altre parole ad esclusione del 2020 – non considerato “poiché la pandemia di coronavirus ha avuto un effetto significativo sul numero di decessi in quell’anno” – il 2022 è stato l’anno con più decessi dal 2017 in poi. Un aumento che non solo si osserva in maniera particolare nel mese di aprile, nei mesi estivi (in particolare agosto) e nel mese di dicembre, ma “soprattutto nella Regione fiamminga e nella Regione vallona, ​​oltre che tra le donne e le persone di età superiore agli 85 anni”.

Grafico fornito dall’ufficio statistico belga Statbel

Per l’Italia, invece, i dati sull’eccesso di mortalità relativi all’intero 2022 a quanto pare non risultano ancora disponibili, motivo per cui non si può che fare riferimento a quelli relativi al 2021. “Nel 2021 il totale dei decessi per il complesso delle cause è in calo rispetto al 2020, anche se rimane a livelli elevati, con 709.035 decessi, 37mila in meno rispetto al 2020 (-5%), ma 63 mila in più rispetto alla media 2015-2019 (+9,8%)”: questo si legge in un rapporto [6] dell’Istat (Istituto nazionale di statistica), all’interno del quale viene precisato che “nel 2021 l’eccesso di mortalità rispetto alla media 2015-2019 coinvolge l’intero territorio nazionale (+12,9% rispetto al 2015-2019 per il Mezzogiorno, +8,6% per il Centro e +8,2% per il Nord)”.

Il problema interessa anche i paesi extra UE: il caso del Regno Unito e dell’Australia

Il problema dell’eccesso di mortalità, però, non interessa di certo solo i paesi dell’Unione europea. Particolare preoccupazione per il fenomeno, infatti, sembra esservi nel Regno Unito, dove da settimane il tema è al centro del dibattito pubblico. La situazione, del resto, non sembra delle migliori: basterà ricordare che secondo quanto riportato [7] dall’Office for National Statistics (ONS) – un’agenzia governativa britannica – il “numero di decessi registrati nel Regno Unito nella settimana terminata il 13 gennaio 2023 è stato di 19.916”, con le morti che non solo sono superiori del 20,4% rispetto “alla media quinquennale” (precisamente 3.377 decessi in eccesso), ma di questi decessi solo “1.059 riguardavano il Covid-19”. “Cinquantamila persone in più sono morte l’anno scorso rispetto al normale”, si legge [8] invece sul quotidiano britannico The Times, il quale fa sapere di aver condotto un’analisi da cui è emerso che “escludendo gli anni della pandemia, il 2022 ha portato il totale di morti in eccesso più alto dal 1951”.

Numeri rilevanti in ottica eccesso ci mortalità, infine, sembrano esservi anche in Australia. Secondo le “statistiche provvisorie sulla mortalità” fornite dall’Australian Bureau of Statistics ( ABS ) – l’agenzia statutaria del governo australiano che si occupa di raccogliere e analizzare statistiche di vario tipo – “nel 2022, i decessi avvenuti entro il 30 settembre e registrati entro il 30 novembre sono stati 144.650, ovvero 19.986 (16,0%) in più rispetto alla media storica“, dalla quale però – va precisato – è escluso il 2020. Da sottolineare anche che secondo un’analisi [9] dell’Actuaries Institute – l’organismo professionale che rappresenta la professione attuariale in Australia – l’eccesso di mortalità totale nei primi otto mesi del 2022 era del “13% (+15.400 decessi)” e poco più della metà delle morti in eccesso erano” dovute a decessi per Covid-19 (8.200 decessi)”, mentre altri 2.100 erano dovuti a “decessi con Covid-19” (ovvero pazienti positivi al virus ma che sono deceduti per altre cause) ed il restante eccesso di 5.100 morti non era caratterizzato da alcuna “menzione di Covid-19 sul certificato di morte”. Insomma, in Australia il Covid costituirebbe la ragione principale di questo eccesso di mortalità, ma ciò non toglie che quasi la metà del dato sia stato ottenuto con altre cause.

Quali sono le cause del fenomeno?

Se però in Australia l’eccesso di mortalità potrebbe essere giustificato principalmente con le morti da Covid, in praticamente tutti gli altri paesi analizzati attorno alle cause vi è un vero e proprio alone di mistero. Istituzioni e media, infatti, si rifanno semplicemente ad una serie di ipotesi, ma al momento non vi è alcuna certezza sulle cause del fenomeno. Ebbene, tra le ipotesi più citate dalle agenzie per la salute pubblica delle varie nazioni europee c’è il picco di caldo registrato durante l’estate scorsa. Possibilità avvalorata da Eurostat, che facendo riferimento al sopracitato picco avutosi a luglio afferma che «sulla base delle informazioni disponibili, parte dell’aumento della mortalità avutasi in quel mese rispetto al luglio degli ultimi due anni potrebbe essere dovuto alle ondate di caldo che hanno colpito parti dell’Europa durante il periodo di riferimento». Una teoria con la quale sembra in parte concordare anche l’istituto di ricerca tedesco Ifo che – tramite le parole del già citato vice capo della filiale di Dresda Joachim Ragnitz – da un lato sottolinea che le ragioni esatte dell’incremento della mortalità in eccesso nel 2022 «non sono ancora chiare» ma dall’altro aggiunge che oltre al Covid «anche le ondate di caldo in estate e le epidemie di influenza alla fine dell’anno potrebbero aver inciso sul fenomeno». Motivazioni sostanzialmente condivise anche dall’istituto francese della statistica e degli studi economici (INSEE), secondo cui non solo «un’epidemia di influenza tardiva, con un picco ad aprile, e tre periodi di ondata di caldo (metà giugno, dal 10 al 25 luglio e la prima metà di agosto) sono stati la causa di occasionali picchi di mortalità, che ha mantenuto un livello elevato di decessi nel 2022». Tutte le cause finora menzionate, inoltre, vengono riportate anche dall’ufficio statistico belga Statbel, il quale come detto specifica che tra i mesi del 2022 caratterizzati da una mortalità più alta in Belgio vi sono il mese di aprile, i mesi estivi (in particolare il mese di agosto) e quello di dicembre: il picco di aprile «si spiegherebbe con un leggero aumento del numero di decessi dovuti al coronavirus e all’influenza», quelli estivi con «l’eccezionale caldo» verificatosi e con la «non sempre buona» qualità dell’aria, mentre per il mese di dicembre «ancora una volta non c’è una spiegazione chiara» ma il picco di morti potrebbe derivare soprattutto dalla circolazione di virus influenzali e RSV (virus respiratorio sinciziale) nonché dal picco di freddo e dal peggioramento della qualità dell’aria registrati in quel mese.

Venendo poi alle spiegazioni date dall’Istat per l’eccesso di mortalità in Italia, lo stesso nel rapporto sopracitato da un lato sottolinea che «gran parte dell’eccesso registrato nel 2021 rispetto alla media 2015-2019 è stato osservato nel primo quadrimestre, quando la copertura vaccinale della popolazione era ancora bassa», e dall’altro sottolinea che l’eccesso di mortalità è stato stimato per «ottenere una valutazione sia dell’impatto diretto delle morti attribuibili al Covid-19, sia di quelle indirettamente collegate, come i decessi dovuti ad un trattamento ritardato o mancato a causa del sovraccarico del sistema sanitario». Questi ultimi, a quanto pare, potrebbero aver inciso sul fenomeno, essendo «in aumento le persone che hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie». A causa della gestione sanitaria durante la pandemia, ancora nel 2021, «l’11% dei cittadini dichiara di aver dovuto rinunciare a visite specialistiche (escluse le visite dentistiche) o esami diagnostici di cui aveva bisogno, a causa di problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio»: questo si legge infatti nel rapporto, in cui viene precisato che tali cittadini rappresentavano il 9,6% nel 2020 e il 6,3% nel 2019.

Il malfunzionamento del sistema sanitario, del resto, rappresenta un altro tema con cui potrebbe essere in parte spiegato il fenomeno: a puntare il dito contro di esso è soprattutto il Regno Unito, dove come detto il 2022 è stato caratterizzato da un eccesso di morti da record. «Ci sono stati 1.600 morti in più rispetto al solito durante la settimana di Natale poiché le lunghe attese per le ambulanze, il freddo e l’aumento delle infezioni influenzali hanno aumentato i tassi di mortalità di un quinto», si legge ad esempio sul The Times. «Il Covid rappresenta solo una minoranza dei recenti decessi extra, focalizzando l’attenzione sulle prove convincenti secondo cui la crisi dell’NHS (il servizio sanitario nazionale, ndr) starebbe uccidendo centinaia di persone a settimana, specifica inoltre il quotidiano britannico», aggiungendo che «si ritiene che anche i problemi di salute non trattati, poiché le persone sono state invitate a stare lontano da ambulatori e ospedali durante la pandemia, stiano contribuendo ai decessi». Una tesi, quella delle morti a causa della crisi del servizio sanitario, a suo tempo prefigarata da Adrian Boyle – il presidente del Royal College of Emergency Medicine (un’associazione professionale di medici di emergenza nel Regno Unito) – il quale affermò [10] che «i ritardi e i problemi con le cure urgenti e di emergenza avrebbero potuto causare tra i 300 e i 500 morti ogni settimana». Certo, si tratta di una cifra che non è stata riconosciuta riconosciuta dall’NHS England – l’ente che controlla il funzionamento del servizio sanitario nazionale inglese – ma del resto i diretti interessati difficilmente avrebbero ammesso le loro possibili colpe.

Tra le autorità sanitarie nessuna valida ipotesi che le vaccinazioni anti-Covid possano aver giocato un ruolo rilevante nel contribuire all’eccesso di mortalità. Una posizione condivisa dalla Commissaria europea per la Salute e Sicurezza alimentare, Stella Kyriakidou, che rispondendo a una interrogazione parlamentare [11] ha assicurato che «L’EMA e le autorità regolatorie nazionali esaminano attentamente tutte le segnalazioni per determinare se esiste un possibile collegamento con il vaccino COVID-19. Gli effetti collaterali più noti sono lievi e di breve durata; gravi problemi di sicurezza sono estremamente rari e finora non è stato identificato alcun segnale di sicurezza per un aumento della mortalità per nessuno dei vaccini COVID-19 autorizzati».

[di Raffaele De Luca]