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Vaccini Covid e richiami: ora l’attacco a Pfizer e Moderna arriva dal Wall Street Journal

“La campagna ingannevole dei booster Covid bivalenti” così il WSJ ha intitolato l’editoriale [1] pubblicato il 22 gennaio, nel quale ha definito “ingannevole” la pubblicità radiofonica sponsorizzata dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, secondo la quale i vaccini bivalenti contro il Covid 19 migliorerebbero la protezione contro il virus. 

Il commento, che reca la firma di Allysia Finley, attacca le case farmaceutiche Pfizer e Moderna chiamando in causa le diverse questioni scientifiche contrarie a questa tesi. 

Infatti, se inizialmente i vaccini a mRNA potevano essere considerati vantaggiosi per i produttori – che in poco tempo avrebbero potuto modificare la sequenza genetica e produrre rapidamente nuovi vaccini mirati a nuove varianti (è il caso dei booster bivalenti BA.4 e BA.5)-, ora tempo e studi hanno portato a galla tre problemi scientifici: “In primo luogo” scrive Finley “il virus si evolve molto più velocemente di quanto i vaccini possano essere aggiornati; in secondo luogo, i vaccini hanno cablato il nostro sistema immunitario per rispondere al ceppo originario di Wuhan, quindi produciamo meno anticorpi che neutralizzano le varianti mirate dai vaccini aggiornati; in terzo luogo, gli anticorpi si esauriscono rapidamente dopo pochi mesi”. 

L’editoriale del WSJ cita anche due studi [2] del New England Journal of Medicine in cui viene dimostrata la contraddizione fra ciò che dice la scienza, quella libera dai dogmi, e ciò che dicono le aziende farmaceutiche: “I comunicati stampa di novembre di Pfizer e Moderna, in cui si afferma che i loro bivalenti hanno prodotto una risposta alle varianti BA.4 e BA.5 da quattro a sei volte superiore a quella dei booster originali, sono fuorvianti”. – si legge nell’editoriale – “Nessuno dei due produttori di vaccini ha condotto uno studio randomizzato. Hanno testato i booster originali lo scorso inverno, molto prima dell’ondata di BA.5 e da quattro mesi e mezzo a sei mesi dopo che i partecipanti allo studio avevano ricevuto la terza iniezione. I bivalenti, invece, sono stati testati dopo che il BA.5 ha iniziato ad aumentare, da 9 mesi e mezzo a 11 mesi dopo che i partecipanti avevano ricevuto la terza iniezione”. 

La giornalista del WSJ se la prende duramente (e giustamente, a detta di chi scrive) con FDA e CDC perché non hanno fatto nulla per evitare un’inutile corsa al vaccino. “Ma perché avrebbero dovuto? – chiede provocatoriamente –  Hanno un interesse personale a promuovere i bivalenti”. E spiega: “A giugno la Food and Drug Administration ha ordinato ai produttori di vaccini di aggiornare i booster contro BA.4 e BA.5 e a fine agosto si è affrettata ad autorizzare i bivalenti prima che fossero disponibili i dati clinici. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno raccomandato i bivalenti per tutti gli adulti, senza alcuna prova della loro efficacia o necessità. I produttori di vaccini avrebbero potuto eseguire piccoli studi randomizzati la scorsa estate […] e i risultati sarebbero stati disponibili entro la fine di settembre. Ma le autorità sanitarie non hanno voluto aspettare e ora sappiamo perché”. E ancora: “A novembre il CDC ha pubblicato uno studio che stimava che i bivalenti erano efficaci contro l’infezione solo dal 22 al 43% durante l’ondata BA.5, il loro picco di efficacia. Quando gli anticorpi sono diminuiti e nuove varianti sono subentrate nel corso dell’autunno, la loro protezione contro l’infezione è probabilmente scesa a zero”. 

Allora perché il booster è stato fortemente raccomandato e distribuito, nonostante l’assenza di studi e a prescindere da questi risultati?

Abbiamo bisogno di leader onesti” conclude Finley.

[di Iris Paganessi]