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1,3-dicloropropene: l’Italia utilizza un pericoloso pesticida vietato in Europa

La maggior parte dei paesi dell’Unione europea continua ad utilizzare diversi pesticidi vietati a livello comunitario a causa della loro tossicità: è quanto denunciato da PAN Europe (una rete che riunisce 38 organizzazioni non governative), che tramite un recente rapporto [1] ha posto la lente di ingrandimento sulle deroghe concesse dagli Stati membri con lo scopo di consentire l’uso dei prodotti fitosanitari non autorizzati. Dopo aver analizzato il database della Commissione europea sulle cosiddette “autorizzazioni di emergenza” relative a 24 sostanze attive impiegate nei pesticidi, il PAN Europe ha infatti “trovato non meno di 236 deroghe concesse a 14 sostanze contenute all’interno di tale elenco”. Numeri, questi ultimi, a cui hanno contribuito principalmente l’Austria (20 deroghe), la Finlandia (18 deroghe) e la Danimarca (17 deroghe), ma non solo. Tra gli Stati membri che si contraddistinguono per un elevato numero di deroghe, infatti, troviamo anche l’Italia, che con 14 concessioni occupa l’ottava posizione della classifica: un dato che non può non generare preoccupazione, soprattutto se si considera che gran parte delle deroghe nostrane hanno ad oggetto l’1,3-dicloropropene – un fumigante del suolo altamente tossico che non è mai stato approvato nell’UE – e che la nostra è la nazione con il più alto numero di deroghe concesse per tale sostanza (11).

L’1,3-dicloropropene – terzo in classifica dopo gli insetticidi neonicotinoidi e l’erbicida diquat per numero di deroghe in Europa – può infatti “causare aberrazioni cromosomiche, frammentazione del DNA e diversi tumori (al fegato, alla vescica urinaria ed al polmone)”, e dunque non a caso nel 2006 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) aveva affermato che si trattasse di “una sostanza genotossica” mentre nella sua valutazione aggiornata al 2018 ha concluso che esso rappresenta “un rischio inaccettabile per gli artropodi da non uccidere e per le acque sotterranee”. Nonostante tutto ciò, però, la motivazione fornita dalle autorità nazionali per utilizzare una sostanza così pericolosa sembra generalmente essere priva di argomentazioni reali. Nel rapporto, infatti, si legge ad esempio che “una deroga concessa all’azienda di pesticidi Dow AgroSciences per l’utilizzo dell’1,3-dicloropropene in Italia” non è stata motivata con “alcuna forma di argomentazione tecnica”: nello specifico, “tutte le sezioni delle notifiche sono state semplicemente riempite con la frase ‘come da lettera di supporto delle parti interessate'”, il che suggerirebbe come la i motivi alla base della scelta non fossero “disponibili pubblicamente”. “Ciò dimostra la mancanza di trasparenza di questa procedura, mentre le autorità competenti dovrebbero garantire che siano fornite adeguate giustificazioni”, si legge dunque nel documento, in cui del resto viene sottolineato che “tutte le notifiche concesse in Italia a Dow AgroSciences per questa sostanza erano simili”.

Dettagli che non possono non gettare ombre sul Belpaese, visto che come detto 11 delle 14 deroghe rilasciate dall’Italia sono relative all’1,3-dicloropropene. Le sostanze ad oggetto delle restanti 3 deroghe invece non vengono identificate nel rapporto, tuttavia si può affermare con certezza che – a prescindere da quali pesticidi siano stati eccezionalmente autorizzati – gli stessi generano comunque preoccupazione essendo tutte le 14 sostanze su cui è incentrato il rapporto “altamente pericolose per la salute umana e/o per l’ambiente”. Una caratteristica che del resto non sorprende: basterà ricordare che l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) inserisce [2] i pesticidi tra le “sostanze con caratteristiche di interferenti endocrini”, i quali sono potenzialmente in grado di “alterare il normale equilibrio ormonale accendendo, spegnendo oppure modificando i segnali inviati dagli ormoni, causando effetti avversi in un organismo, nella sua discendenza o in un sotto gruppo di popolazione”.

Le eccezionali autorizzazioni all’utilizzo dei pesticidi vietati, dunque, non possono che provocare dubbi e perplessità, soprattutto se si considera che secondo PAN Europe le deroghe in generale previste dagli Stati membri “non sono in linea con la legislazione dell’UE in quanto non sono sostenute da una vera emergenza che le giustifichi”: del resto, “in tutti i casi esistono alternative non chimiche o chimiche ma meno tossiche”. Sarà anche per questo che Lussemburgo, Malta e Bulgaria non hanno concesso alcuna deroga, affermandosi come gli unici Stati membri ad adottare tale modus operandi. Tutti gli altri paesi, infatti, hanno deciso di autorizzare l’utilizzo dei pesticidi tramite le deroghe, definite da PAN Europe come una vera e propria “scappatoia normativa”. Nel mentre, la Commissione europea – che “decide di vietare le sostanze” – sarebbe “ben consapevole della situazione”, eppure da parte sua sarebbero arrivate “poche reazioni”. Per questo, dunque, PAN Europe chiede all’UE di porre fine al sistema delle deroghe per i pesticidi non approvati, che “in linea con il diritto dell’Unione sono stati vietati per proteggere la salute dei cittadini e l’ambiente”.

[di Raffaele De Luca]