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La stampa mainstream e il World Economic Forum di Davos

Era il 3 giugno 2020, quando, durante una riunione virtuale, il fondatore del World Economic Forum (WEF), l’ingegnere ed economista tedesco Klaus Schwab [1], aveva invitato i leader mondiali ad abbracciare «un “Grande Reset” del capitalismo». Da allora, l’interesse crescente da parte dell’opinione pubblica ha spinto numerosi organi di stampa a provare a minimizzare, se non addirittura a insabbiare, la portata eversiva della visione di Schwab, derubricando le analisi indipendenti a banale “complottismo”. 

Lo spazio attribuito dai quotidiani mainstream al Grande Reset, a partire dal Time [2], mostra come, diversamente da quanto insinuato da alcuni debunkers [3], non si tratti di una teoria della cospirazione: al contrario, ci troviamo dinanzi a un progetto ben documentato, basato su analisi, saggi – tra cui le stesse opere di Schwab – e documenti inoppugnabili.

Diversi media di massa, con un notevole coordinamento collettivo, si sono stretti come una testuggine romana attorno al WEF. La fanteria digitale ha provato a difendere il Forum di Davos dagli attacchi anche in Italia, con una sequela di articoli volti a denigrare chiunque accennasse al Grande Reset, puntando alla consueta accusa di “cospirazionismo”: da Huffingtonpost [4] (« “The Great Reset” si è trasformato nell’ennesima teoria cospirazionista costruita e divulgata dalla composita galassia complottista che abita le nostre democrazie») a Open [5] («[…] la teoria cospirativa del Great Reset è parte dell’ideologia di estrema destra che anima il movimento QAnon»), arrivando a la Repubblica [6] con un pezzo dal titolo che non ha bisogno di commenti: “La teoria del Grande Reset, l’ultima follia delle cospirazioni che impazzano sul web”.

Ora che è in corso la riunione invernale del WEF [7], anche la prestigiosa agenzia di stampa Associated Press [8], AP, è intervenuta con un lungo articolo, liquidando come «bizzarre affermazioni» il crescente coro di coloro che stigmatizzano le élite tecnocratiche riunite a Davos. AP [9], infatti, ha interpellato alcuni “esperti” di disinformazione, tra cui Alex Friedfeld, un ricercatore dell’Anti-Defamation League e Kathleen Hall Jamieson, direttrice dell’Annenberg Public Policy Center presso l’Università della Pennsylvania, secondo cui le teorie del complotto intorno a Davos non sono solo fake news ma sarebbero anche pericolose, in quanto rischierebbero di degenerare nell’estremismo e in azioni violente

I colleghi di AP paiono più preoccupati a salvaguardare l’incolumità dei membri di Davos anziché a smascherare il progetto di riconfigurazione antropologica e di rifeudalizzazione della nostra società da parte di costoro.

Eppure, dai tempi de La crisi della democrazia, i piani della tecnocrazia vengono divulgati alla luce del sole. Nel suo La quarta rivoluzione industriale, Schwab descrive uno stravolgimento globale della nostra società in una direzione post-umana che «combina diverse tecnologie, dando luogo a cambi di paradigma senza precedenti» in quanto il suo ambito di applicazione «include anche lo sviluppo simultaneo di tantissime innovazioni nei settori più disparati, dal sequenziamento del DNA alla nanotecnologia, dalle energie rinnovabili all’informatica quantistica».

L’Agenda del Grande Reset è infatti composta da diversi punti cruciali che possiamo riassumere in: globalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione, Intelligenza Artificiale e automazione, moneta digitale, Internet delle cose, identità digitale e biometrica, robotica avanzata, sharing economy, capitalismo della sorveglianza e, in definitiva, il transumanesimo con potenziamento umano, ibridazione uomo-macchina, biologia di sintesi, editing genomico, xenotrapianti e molto altro ancora. Dietro la maschera dell’utopia e dell’ecologismo propugnati dal WEF, ci troviamo dinanzi all’ennesima distopia elitaria che prevede una sostanziale erosione dei redditi della classe media per consentire sia la riduzione di consumi ed emissioni, sia un’uguaglianza di reddito che si traduce in un livellamento verso il basso, con conseguente aumento del divario tra super ricchi e super poveri, confermato dall’ultimo rapporto Oxfam [10]

Non è cospirazionismo denunciare che il sogno delle élite di Davos è rafforzare la governance globale e dividere la società in due livelli: da una parte il potere economico detenuto da una ristretta cerchia tecno-finanziaria di paperoni, dall’altra la “massa” indistinta di individui sempre più poveri, senza diritti e senza radici, facili da sfruttare e controllare per il nuovo ordine post-umano che si sta costruendo. Grazie anche all’apatia e alla connivenza della stampa.

[di Enrica Perucchietti]