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È iniziato il World Economic Forum 2023: obiettivo “ripristinare la governance globale”

Dopo tre anni, riprende l’edizione invernale in presenza del World Economic Forum (WEF), uno dei circoli economici internazionali più importanti e influenti a cui partecipano abitualmente capi di Stato e di governo insieme all’élite economico-industriale, bancaria e finanziaria di tutto il mondo. L’ultimo incontro invernale dal vivo nella lussuosa ed usuale cornice di Davos, nelle Alpi svizzere, risale, infatti, al gennaio 2020, alcuni mesi prima dello scoppio della pandemia. A questa edizione dell’evento – che si svolge da oggi 16 fino al 20 gennaio – sono attesi oltre 2700 leader, tra cui, probabilmente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – in videoconferenza – 52 capi di Stato o di governo, 57 ministri delle Finanze e 17 banchieri centrali. Tra le figure politiche di spicco, oltre al cancelliere tedesco Olaf Sholz, sono previsti – tra gli altri – gli interventi della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, del premier spagnolo Pedro Sanchez e di quello greco, Kyriakos Mitsotakis. Scholz sarà l’unico leader del G7 a partecipare, mentre saranno assenti Joe Biden, Xi Jinping e Vladimir Putin. Per quanto riguarda la delegazione italiana, invece, dopo la rinuncia del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sarà presente solo il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Una presenza che, come vedremo, è tutt’altro che poco rilevante.

“La cooperazione in un mondo frammentato” è il titolo dell’incontro [1] di quest’anno che si focalizzerà sugli sconvolgimenti radicali della cosiddetta “cooperazione globale”, intaccata dall’emergenza Covid 19 e dalla guerra in Ucraina. Gli ultimi eventi geopolitici hanno, infatti, indebolito notevolmente la globalizzazione politica ed economica, di cui Davos è uno dei maggiori punti di riferimento. Le oltre 400 sessioni in programma hanno, dunque, l’obiettivo non solo di trovare soluzioni al rallentamento dell’economia in modo da evitare una recessione globale, ma anche quello di rilanciare la “governance globale”. Di fronte alle crisi generalizzate che il mondo si trova ad affrontare, tra cui la crisi energetica e l’aumento del costo delle materie prima, la principale preoccupazione dei circoli finanziari internazionali riuniti a Davos è la «tendenza alla divisione»: in altre parole, il modello di governance 4.0, proposto proprio dal WEF, per cui le nazioni non governano più autonomamente, ma insieme agli enti finanziari privati e alle istituzioni transnazionali – configurando così una cessione e una verticalizzazione dei poteri – si sta progressivamente sgretolando soprattutto come conseguenza della crisi ucraina. Secondo gli esponenti di Davos, il modo per ristabilire un certo tipo di governance coesa, evitando così la frammentazione, è quello di trovare soluzioni condivise: «man mano che le crisi convergono, anche le soluzioni devono convergere», si legge [2] sul sito del WEF. Le soluzioni condivise alle cosiddette sfide globali sono mai come in questo momento di “frammentazione” la via maestra per applicare la governance 4.0: in particolare, tra le soluzioni citate vi è il mantenimento dello «slancio sulla transizione energetica» e la creazione di «sistemi alimentari sostenibili».

All’evento parteciperanno anche i rappresentanti dei grandi colossi multinazionali quali Chevron, Google, Amazon, Intel e Paypal, esponenti di un capitalismo ipertecnologico fondato necessariamente sulla globalizzazione. Dopo due anni, torna a Davos anche la grande finanza: saranno presenti, infatti, i vertici di Blackrock – col presidente Larry Fink – i leader di Goldman Sachs col Ceo David Solomon, J. P. Morgan, Deutsche Bank, Morgan Stanley e altre grandi banche d’affari. Particolarmente interessante è la presenza di Larry Fink, in quanto Blackrock si è offerta come consulente del governo di Kiev per la ricostruzione dell’Ucraina [3] e questo sarà probabilmente uno dei temi trattati nelle singole sessioni di Davos. La crisi ucraina, infatti, occuperà uno spazio importante nel dibattito del Forum, considerata la rilevanza delle ripercussioni globali innescate dalla guerra in corso.

Sebbene sul fronte italiano si registri per ora la sola partecipazione del ministro Valditara, quest’ultima ha un peso rilevante, in quanto scuola e istruzione risultano al centro dell’agenda del WEF: formare le nuove generazioni all’insegna degli elementi cardine del programma di Davos, infatti, è fondamentale per garantirsi l’obbedienza della futura classe dirigente e lavorativa. L’istruzione propugnata da Davos [4] è vista principalmente come preparazione al lavoro, in cui risultano centrali le componenti informatiche, digitali e di business. Un modello che potrebbe quindi essere proposto anche in Italia e che in parte è già penetrato nella scuola attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), contenente l’idea di una riforma scolastica [5] volta a riorganizzare l’istruzione alla luce della Quarta rivoluzione industriale. Una partecipazione importante, dunque, quella di Valditara che potrebbe fare la differenza per ciò che concerne l’istruzione italiana e la formazione delle giovani generazioni.

Più nutrita, rispetto a quella italiana, sarà, invece, la delegazione francese con ben sei ministri, tra cui quello dell’economia, Bruno Le Maire. Saranno inoltre presenti all’evento l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima, John F. Kerry, la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg e il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Tra gli appuntamenti più importanti si segnalano martedì il discorso della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen; mercoledì quello del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Giovedì, invece, la presidente della BCE, Christine Lagarde, spiegherà come i leader europei possano incentivare la crescita economica a fronte di strumenti monetari e fiscali limitati. Sempre Lagarde venerdì concluderà i lavori dell’incontro annuale prendendo parte a un panel su come stabilizzare la crescita globale. A tal fine, gli esponenti del WEF hanno già precisato che sarà indispensabile che i rappresentanti politici perseguano «la tanto necessaria riforma politica volta a rafforzare la resilienza e la sostenibilità economica, affrontando al contempo le debolezze sistemiche messe a nudo dalle crisi attuali».

[di Giorgia Audiello]