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Meloni a tutto gas: la maggioranza approva la trivellazione selvaggia dell’Adriatico

Ora è ufficiale, torneranno le trivelle nel Mar Adriatico. Con il cosiddetto “Decreto aiuti quater”, il Governo Meloni ha infatti approvato un insieme di norme che, tra le altre cose, favoriscono l’industria fossile a fronte di benefici irrisori per la nazione. La norma, con 205 voti favorevoli, 141 contrari e 4 astenuti, è stata approvata ieri dalla Camera dopo aver ottenuto un ampia fiducia al Senato. La legge, derogando la legislazione ambientale corrente, consentirà quindi nuove estrazioni offshore di idrocarburi nell’Alto Adriatico. Al via così nuove concessioni fossili per aumentare, in particolare, l’estrazione di gas da destinare ai clienti finali ad un prezzo accessibile. Più nel dettaglio, è previsto che le concessioni ammesse potranno operare anche nelle aree interessate dai cosiddetti “vincoli aggiuntivi di esclusione” previsti dal Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTesai). Mantenuti solo i divieti per le attività a mare e quelli per ragioni di subsidenza nell’Alto Adriatico. Tuttavia, è proprio nell’Alto Adriatico che saranno ammesse “le concessioni di coltivazione di idrocarburi poste nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia”.

In cambio di questo ‘favore’ alle compagnie petrolifere, le quali non a caso da anni ambiscono a detta porzione di Adriatico, i beneficiari dovranno mettere a disposizione un quantitativo di diritti sul gas corrispondente, fino al 2024, ad almeno il 75% dei volumi produttivi attesi e, per gli anni successivi, ad almeno il 50% dei volumi produttivi attesi. Fanno eccezione i valori superiori a quelli di produzione effettiva attuale di ciascun operatore. Nonostante questa novità, la decisione, se vista nell’attuale contesto climatico, sconcerta. Soprattutto poiché da tali concessioni si genereranno degli impatti sul sistema energetico italiano al limite del trascurabile. «L’incremento della produzione nazionale di metano sarà di 15 miliardi di metri cubi di gas in un decennio: si tratta di meno del 2% del fabbisogno italiano annuo» ha dichiarato Alfonso Colucci, capogruppo Cinque Stelle nella commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. L’approvazione della legge, nel complesso, è poi incoerente con gli impegni presi dall’Italia sull’azzeramento delle emissioni climalteranti presi a livello internazionale, nonché con gli articoli 9 e 41 della Costituzione, che ora stabiliscono la protezione della biodiversità e degli ecosistemi nell’interesse delle future generazioni, secondo cui le attività economiche non devono in nessun caso avvenire minando l’ambiente.

[di Simone Valeri]