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Giuliano è morto di alternanza scuola-lavoro: nessun risarcimento per la famiglia

I genitori di Giuliano de Seta [1] non riceveranno alcun risarcimento dall’INAIL. Il ragazzo, 18 anni, è morto lo scorso 16 settembre all’interno della sede dell’azienda Bc Service di Noventa di Piave, dove svolgeva il percorso obbligatorio di alternanza scuola-lavoro (il cosiddetto PCTO [2]). È rimasto schiacciato da una lastra d’acciaio di oltre una tonnellata, che lo ha ucciso nel giro di pochi minuti. L’INAIL ha riferito che, per via del fatto che il reddito familiare supera la soglia minima di legge – e non per l’inquadramento del ragazzo come stagista, come riferito in un primo momento da alcuni politici e media nazionali -, la famiglia non ha diritto ad alcun indennizzo. «Abbiamo riconosciuto l’infortunio mortale sul lavoro subito e questo sarà importante anche ai fini processuali. E anche gli altri aiuti previsti dalla legge sono stati erogati» riferisce la direttrice dell’INAIL del Veneto Enza Scarpa, alludendo all’assegno per le spese funerarie versato alla famiglia. «Del risarcimento non ci interessa» ha riferito il padre dello studente, «vogliamo solo sapere cosa è successo a nostro figlio».

Per la morte di Giuliano la procura di Venezia sta conducendo [3] indagini su quattro persone, tra le quali l’amministratore unico dell’azienda Luca Brugnerotto e il responsabile di sicurezza della fabbrica Sandro Borin. Al vaglio dei magistrati vi sono due ipotesi di dinamiche su quanto accaduto quel 16 settembre: l’incidente probatorio è previsto per il prossimo 10 marzo. «Nessuno vuole attribuire la colpa a nessuno. Vogliamo solo sapere cosa è successo, perché al momento non riusciamo a darci una spiegazione. E non si può vivere con un punto interrogativo del genere» ha riferito [4] il padre di Giuliano, Enzo de Seta, a la Repubblica.

Le proteste [5] degli studenti che chiedevano l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro hanno infiammato l’autunno del 2022. Prima di Giuliano, infatti, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, di 18 e 16 anni rispettivamente, avevano perso la vita nell’ambito del percorso obbligatorio di formazione in azienda. A più riprese e con ostinazione, gli studenti hanno denunciato le falle di un sistema del quale non intravedono l’utilità e che, come dimostrato, non reca sufficienti garanzie per i ragazzi.

[di Valeria Casolaro]