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In Sicilia esercito italiano e USA fanno prove di guerra in una riserva naturale

Le forze armate italiane e i Marines USA di Sigonella, nei primi mesi del 2023, svolgeranno esercitazioni militari nei siti protetti di Punta Bianca – in provincia di Agrigento – e Scoglio Patella, nonostante le proteste dei cittadini e degli ambientalisti, determinati a difendere il territorio dai gravi effetti ambientali delle attività di addestramento, e nonostante le aree in questione siano state istituite mini-riserve dalla regione siciliana (decreto n. 157 del 28 giugno 2022). Quello di Punta Bianca è un sito gemello della più nota Scala dei Turchi, patrimonio UNESCO come la Valle dei Templi, entrambe situate a pochi chilometri di distanza. Un paradiso naturale che da 60 anni è sacrificato a zona di esercitazione per l’esercito italiano e quello statunitense di stanza nella vicina base di Sigonella. Già la scorsa estate i cittadini agrigentini avevano protestato [1] per l’uso a scopi militari del sito ed erano riusciti ad ottenere la sospensione delle esercitazioni. Tuttavia, quest’anno, l’esercito italiano e i Marines torneranno a sparare nel poligono “Drasi” (tra la riva di Levante del fiume Naro e Punta Bianca) e nell’antistante tratto di mare per tutto il primo semestre del 2023.

La Guardia Costiera di Porto Empedocle il 22 dicembre scorso ha emesso un’ordinanza [2] che non lascia dubbi circa gli impatti ambientali delle simulazioni di guerra previste: «avranno luogo esercitazioni militari con utilizzo di armi da fuoco portatili, di reparto, sistemi d’arma c/c, cannoni da 105/51,105/52 e 25mm, lancio di bombe a mano», si legge, specificando anche che «Per la durata delle attività sopra indicate è fatto divieto di navigazione, ancoraggio, transito, sosta, pesca, balneazione, sorvolo (a quota inferiore a 150 metri) e ogni altra attività di superficie e subacquea nell’area demaniale marittima lungo il tratto di costa incluso nel poligono di tiro fisso “Drasi”». Da parte sua, il Comando dell’Esercito Sicilia ha emesso un’ordinanza di sgombero in cui si fa esplicito riferimento alla «necessità, prospettata dai Reparti della Forza Armata, dalla U.S. Naval Air Station di Sigonella, dai Corpi Armati dello Stato e dalle Forze di Polizia, di svolgere esercitazioni di tiro con armi individuali, di reparto e lancio bombe a mano».

Gli attivisti che si battono per la protezione del patrimonio paesaggistico e naturalistico hanno manifestato la loro rabbia e la loro delusione: «Dopo le nostre manifestazioni di fine estate, l’Esercito italiano non era più tornato ad esercitarsi in località “Drasi”, così speravamo si fosse posta la parola fine ad una servitù militare che ha prodotto enormi e gravi conseguenze nel territorio e nell’ambiente circostante», ha dichiarato Claudio Lombardo di MareAmico Agrigento. «Nei mesi scorsi, insieme alla delegazione siciliana di MareVivo, abbiamo presentato un esposto alla Procura della repubblica rilevando l’enorme numero di crateri e i danni alla fascia costiera prodotti dalle esplosioni degli ordigni. L’elevato inquinamento del suolo da metalli pesanti è sotto gli occhi di tutti. Per questo ritenevamo d’obbligo la sospensione definitiva delle attività militari». Si apprende, invece, che non svolgeranno esercitazioni in loco nei prossimi messi gli altri corpi armati e di polizia, tra cui l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza e la Capitaneria di Porto, come riferisce [3] anche Antonio Mazzeo, giornalista di estrazione antimilitarista.

Al fine di scongiurare la ripresa degli addestramenti, a dicembre, le associazioni MareAMico e MareVivo – in collaborazione col comune di Agrigento e col Distretto turistico “Valle dei Templi” – avevano organizzato una conferenza disertata dal Comando dell’Esercito, nonostante l’esplicito invito al confronto da parte degli organizzatori per discutere del futuro dell’area. «Nel corso dell’incontro è stata espressa la volontà unanime di mobilitarsi contro quella che appare come una vera e propria “mutilazione” del territorio della riserva e dell’incompatibilità della sua convivenza “forzata” con carri armati e cannoni», riferisce sempre Mazzeo, che scrive anche che «Ciò che più preoccupa è la dispersione dei frammenti delle bombe e degli esplosivi a terra e delle ogive inesplose in mare. Sui contaminanti dispersi nell’ambiente dell’agrigentino dai militari, non sono mai stati prodotti studi o analisi. Quanto però accaduto e documentato in un poligono molto simile sia per conformazione idrogeologica che per la tipologia dei reparti e dei sistemi d’arma ivi impiegati, pone più di un interrogativo sugli effetti ambientali delle esercitazioni a fuoco». A Torre Veneri (Lecce), dove è presente un’area di tiro simile, infatti, i test di laboratorio effettuati a partire dal 2014, «hanno documentato il superamento dei limiti di concentrazione previsti per alcuni metalli pesanti in alcuni punti dell’area militare, i particolare di piombo, antimonio, arsenico, manganese, ferro, nichel, boro e nitriti».

Nonostante la gravità della situazione in Sicilia, all’orizzonte si intravvede la possibilità che le esercitazioni militari cessino insieme alle gravi deturpazioni che comportano al territorio, in quanto a fine luglio 2023 scadrà il protocollo di durata quinquennale firmato dall’allora presidente della Regione siciliana Nello Musumeci (odierno ministro della Protezione civile e per le Politiche del mare) e dal generale di brigata Claudio Minghetti, con cui è stato autorizzato l’uso di quattro poligoni nell’Isola: quello di Drasi, di Santa Barbara nei comuni di Tripi e Novara di Sicilia (provincia di Messina), di San Matteo ad Erice (Trapani) e di Masseria dei Cippi nel comune di Montelepre (Palermo).

Intanto, le associazioni MareAmico e MareVivo hanno annunciato di aver richiesto alla Regione Sicilia e al Comitato misto paritetico per le servitù militari «di essere ascoltati per poter esporre le problematiche di tipo socio-ambientale, paesaggistico ed economico generate dalle esercitazioni, nell’auspicio che esse vengano sospese e non venga più rinnovato l’uso a poligono dell’Area Drasi».

[di Giorgia Audiello]