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Green pass: il caso Madame e le “bufale” addossate a Meluzzi dalla stampa mainstream

Indagata dalla procura di Vicenza per falso ideologico, nell’ambito dell’inchiesta sui falsi green pass, la cantante Madame, al secolo Francesca Calearo, ha rotto il silenzio su Instagram [1] con un lungo post, ammettendo di non essersi sottoposta né a vaccinazione anti-Covid né a quelle tradizionali, in quanto «nata e cresciuta in una famiglia che per vari motivi ha iniziato a dubitare dei medici e della medicina tradizionale». Per correre ai ripari dopo le polemiche che l’hanno travolta nelle ultime settimane, la cantante ha così incolpato le scelte dei genitori che l’avrebbero influenzata e che sono andate «in una direzione ostinata e contraria» rispetto alla scienza. Dopo aver appreso dell’indagine a suo carico si sarebbe rivolta a un infettivologo che le avrebbe prescritto le vaccinazioni ritenute “essenziali”. 

Secondo l’inchiesta de Il Giornale di Vicenza [2], oltre al nome di Madame, nell’indagine della procura di Vicenza era trapelato anche il nome della tennista di fama mondiale Camila Giorgi

Il caso, che ha tenuto banco per giorni sui media, sollevando anche polemiche per la presenza di Madame a Sanremo, ricorda quello di novembre 2021, quando venne indagato dalla Procura di Roma Alessandro Aveni, odontoiatra e medico di base, con lo studio a Colli Albani: i carabinieri sequestrarono nove green pass falsi, tra cui quello di Pippo Franco [3], anche lui indagato.

Fermo restando che le vicende sugli altri indagati sono ancora da accertare, è interessante sollevare alcune osservazioni.

La prima riguarda l’ipocrisia di quei vip che, come nel caso confermato di Madame, invece di prendere posizione contro l’imposizione del green pass e delle vaccinazioni anti-Covid, hanno preferito tacere e ricorrere a mezzi illegali, pagando per ottenere una certificazione falsa e poter continuare il loro lavoro indisturbati. La loro voce avrebbe potuto sensibilizzare l’opinione pubblica in un momento delicato di compressione dei diritti e delle libertà fondamentali. Hanno preferito invece tacere e adeguarsi, aggirando il sistema.

La seconda è che per continuare a far parte dell’élite politicamente corretta ma feroce e intransigente con chi dissente, ci si deve umiliare pubblicamente, abiurando come un eretico e rinnegando le proprie idee e le proprie scelte. 

La terza considerazione riguarda l’atteggiamento dei media nei confronti di chi ha criticato le misure adottate per il contrasto alla pandemia e ha provato a squarciare il velo di falsità.

Il 15 luglio del 2021 il noto medico, psichiatra e saggista italiano, Alessandro Meluzzi [4], nel corso di un incontro organizzato da Salute Attiva [5] a San Marino, aveva denunciato alla platea l’esistenza di una rete di finte vaccinazioni: «Buona parte di quelli che si sono vaccinati da una certa sfera in avanti, hanno fatto falsi vaccini. Ve lo certifico perché lo hanno proposto anche a me. Sapete qual è stata la mia risposta che mi ha fatto passare definitivamente per pazzo? Perché non voglio sporcare il mio karma». 

La notizia era stata subito etichettata come una “bufala”, senza neanche il tempo di approfondirne la fondatezza. Meluzzi [6], dal canto suo, non solo non ha mai smentito le sue dichiarazioni, ma ha confermato ripetutamente questa versione, in svariate interviste [7] e convegni. Invece di interpellarlo e chiedergli spiegazione su quanto esposto, i media mainstream hanno scelto di denigrarlo, continuando quell’opera di criminalizzazione del dissenso che si è consolidata durante la pandemia.

Su tutti è da segnalare Open [8] che ha accusato Meluzzi di mentire e di diffondere «campagne complottiste e No Vax» senza alcuna prova. Dello stesso tenore Libero Quotidiano [9] che in un articolo aveva bollato come «fake news della peggior specie» il suo intervento definendo «tontoloni della rete» coloro che avevano creduto al suo racconto e che «subito sono cascati nella bufala spacciata per atto di denuncia dallo psichiatra e opinionista televisivo».

Alla luce dell’ammissione di Madame, possiamo dire che Meluzzi aveva ragione

Eppure, sappiamo che non arriveranno rettifiche o scuse: invece di denunciare le storture del sistema, alcuni mezzi di informazione sembrano più concentrati a imporre all’opinione pubblica una narrazione unica della realtà. Non c’è spazio per il pensiero libero e indipendente né tantomeno per il sospetto, anzi, il dubbio viene additato come il segnale di uno squilibrio paranoico e la coscienza critica diventa sinonimo di “complottismo”. 

[Enrica Perucchietti]