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Gli utenti di Twitter “licenziano” Elon Musk

Lunedì 19 dicembre, il nuovo proprietario e dirigente di Twitter, Elon Musk, ha lanciato il guanto di sfida avviando un rilevamento nel quale ha chiesto agli utenti della piattaforma di votare se fosse o meno il caso che rassegnasse le dimissioni. Dopo ore di sondaggio, i risultati sono espliciti: il 57,5% dei votanti vuole che l’imprenditore rassegni le dimissioni. L’account di Musk, solitamente molto attivo, ha reagito alla notizia con un silenzio loquace.

Nonostante non si possa definire schiacciante, l’opinione manifestata dai detrattori del miliardario rimane netta ed esplicita, un esempio concreto di come la percezione pubblica dell’uomo si stia deteriorando rapidamente soprattutto per quanto concerne la gestione del social. Da dove sia giunga tanta frustrazione non è difficile intuirlo: Musk ha acquistato Twitter 54 giorni fa con l’intenzione dichiarata di concedere massima libertà di parola a tutti gli utenti, anche a coloro che fino a oggi erano stati ostacolati dai sedicenti valori della sinistra, tuttavia gli episodi concreti non hanno in alcun modo rinforzato questa promessa. Anzi, se è possibile l’hanno sbugiardata malamente.

Il primo, eclatante, segnale di come la libertà di parola assoluta professata da Musk non sia poi così tanto libera si è registrato a inizio novembre, quando un gruppo di utenti ha evidenziato il proprio scontento “parodiando” l’account ufficiale di Musk. La piattaforma ha immediatamente bloccato alcuni di questi profili introducendo una regola utile a determinare che i profili canzonatori dovessero indicare esplicitamente la loro natura giocosa. Internet ha reagito con malizia: approfittando di alcune ambiguità formali, molti hanno creato pagine fasulle che, pur rispettando le norme sopra citate, sono riusciti a creare un caos [1] che è costato alle aziende un numero imprecisato di miliardi di dollari. La policy di moderazione è stata dunque alterata per intensificarne i divieti.

Il 15 dicembre l’imprenditore ha imposto un’altra modifica alle regole del social. Dopo aver denunciato pubblicamente di essere stato attaccato da uno sconosciuto, Musk ha notificato agli utenti di Twitter l’intenzione di non voler tollerare [2] ulteriormente alcun genere di doxxing, ovvero di voler punire la condivisione delle informazioni di geolocalizzazione di soggetti terzi. Il primo a cadere è stato Jack Sweeney, soggetto che traccia da tempo i movimenti del jet privato del miliardario, ma nel fuoco incrociano sono stati colpiti temporaneamente anche molti giornalisti d’alto profilo la cui loro unica colpa era quella di aver interagito con l’account “incriminato”. L’azienda tech ha quindi cercato di fare spazio ad altre norme nell’estremo tentativo di arginare la fuga degli utenti verso i social della concorrenza, tuttavia un simile intento era tanto smaccatamente anticoncorrenziale che è stato annullato in meno di un giorno.

Non è detto che Musk sia più di tanto affranto per gli esiti del sondaggio. Certo, il popolo ha dichiarato ad alta voce di non amarlo incondizionatamente e lui ha ventilato l’idea di limitare la partecipazione [3] ai sondaggi futuri ai soli abbonati, ma neppure un mese fa l’imprenditore aveva dichiarato davanti a una corte del Delaware [4] che avrebbe presto ceduto le redini di Twitter a qualcun altro al fine di dedicarsi a tempo pieno alla gestione della sua Tesla. A prescindere dal sondaggio, il dirigente aveva già deciso di abbandonare il suo ruolo di “Capo Tweet”, l’unica incognita sono le tempistiche. L’imprenditore potrebbe in ogni caso già contare su due papabili sostituti: Jason Calacanis e David Sacks. Il primo è noto per aver trionfato finanziariamente con l’ideazione e la vendita di Weblog Inc, il secondo ha a curriculum la posizione di direttore operativoGli in PayPal. Ambo sono già presenti in Twitter come consulenti.

[di Walter Ferri]