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Il nuovo Twitter dà il via a nuove forme di censura

Da che l’autoproclamato “assolutista della libertà di parola” Elon Musk ne è diventato proprietario, Twitter ha assunto diverse posizioni manageriali confuse e caotiche. In questa tempesta fatta di decisioni frettolose, uno dei pochi punti saldi della nuova dirigenza pareva essere quello del voler consolidare una piattaforma libera da censure e manipolazioni politiche, una creatura digitale che rasenta l’anarchia digitale. Lo slogan ha dimostrato però di avere nei fatti gambe corte e il social sta portando avanti una campagna si sospensioni atta a debellare un numero imprecisato di account.

Che Musk abbia un concetto di libertà di parola molto particolare è chiaro ormai da novembre, ovvero da che Twitter si è dovuto inventare delle policy [1] ad hoc per raggiungere il tacito fine di punire i profili di alcuni contestatori che avevano avuto l’ardire di emulare parodisticamente il profilo del miliardario al fine di manifestare scontento nei confronti delle sue prospettive editoriali. A distanza di più di un mese, la situazione non si è placata, anzi la caccia alle streghe si è intensificata fino a raggiungere sviluppi che iniziano a essere francamente allarmanti.

A subire l’ira dell’imprenditore è stato innanzitutto @ElonJet, un account dedicato a tracciare automaticamente i movimenti del jet privato di Musk. Il neoproprietario di Twitter non ha mai mancato di rimarcare quanto mal sopportasse questa apparente violazione della privacy, tuttavia le reiterate promesse di tutele nei confronti della libertà d’espressione esigevano che anche questi sfoghi non potessero subire ripercussioni. “Il mio impegno alla libertà di parola si estende al non bloccare l’account che segue il mio aeroplano”, aveva dichiarato a novembre l’imprenditore, eppure l’account @ElonJet è ora stato sospeso e Musk stesso ha dichiarato l’intenzione di intraprendere “azioni legali” contro il suo gestore.

L’eliminazione della pagina è stata giustificata dall’introduzione di un’ennesima policy inedita e improvvisata, questa volta una che incidentalmente impedisce agli utenti di condividere le informazioni di geolocalizzazione di personaggi terzi. Al di là del fatto che risulta ormai difficile credere che l’istituzione di nuove regole non sia correlata al voler punire coloro che non rientrano nelle grazie del miliardario, a risultare inquietanti sono le conseguenze collaterali che si stanno verificando nel frattempo. L’applicazione della normativa è infatti stata estesa coattamente anche a tutti coloro che hanno recentemente twittato i contenuti prodotti da @ElonJet, con il risultato che molti giornalisti critici nei confronti di Musk sono stati a loro volta sospesi. “Spero che anche i miei più aspri detrattori possano rimanere su Twitter perchè questo è il vero significato della libertà di parola”, twittava Musk lo scorso aprile [2].

Tra i caduti figurano i reporter tech del New York Times, del The Washington Post, della CNN, di The Intercept, di Mashable, di Voice of America e di molti altri appartenenti a realtà minori. “La crescente instabilità e volatilità di Twitter dovrebbe rappresentare un’incredibile preoccupazione per chiunque sia solito usare la piattaforma”, ha dichiarato [3]la CNN. “Abbiamo chiesto a Twitter una spiegazione e rivaluteremo la nostra relazione con il social in base alla loro risposta”. Facendo leva sullo stesso pretesto, Twitter ha sospeso anche l’account di Mastodon, un social omologo e concorrenziale su cui molti utenti stanno defluendo. Stando a quanto ha riscontrato Techcrunch [4], quest’ultima censura sarebbe più estesa di quanto non potrebbe inizialmente sembrare: molti dei link che rimandano a Mastodon sono infatti stati rimossi dal portale in quanto giudicati “potenzialmente dannosi”.

Nel giro di qualche ora, la situazione si è dunque ribaltata di nuovo. Musk e Twitter hanno deciso di riammettere i giornalisti  messi precedentemente a tacere, quindi parallelamente hanno introdotto altre regole al fine di impedire agli utenti di citare link e riferimenti ai social network gestiti dalla concorrenza. “Non permetteremo più che sia fatta pubblicità gratuita a certe piattaforme social”, ha affermato domenica l’azienda attraverso un tweet e un post, contenuti che sono stati attentamente cancellati non appena è stato fatto notare che una tale limitazione sarebbe potuta finire nel mirino dell’antitrust di USA e UE.

[di Walter Ferri]