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Il caso di Carlo Gilardi: con la scusa di proteggerlo, rinchiuso contro la sua volontà

Un uomo costretto a spendere i suoi risparmi per vivere in un luogo in cui non vuole stare ma nel quale è stato deciso lui debba trascorrere il resto dei suoi giorni. È in estrema sintesi la storia di Carlo Gilardi, ex professore di Aiuruno (provincia di Lecco), che dal 24 ottobre 2020 si trova in una Residenza sanitaria assistenziale (Rsa) contro il suo volere nonostante sia capace di decidere per se stesso, come testimonia chiunque lo conosca. Eppure sembra che Gilardi sia finito nella Rsa Airoldi e Muzzi di Lecco proprio dopo la richiesta di un Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO) a cui sarebbe seguita una pronta richiesta mossa dall’amministratore di sostegno dell’ex professore. Quella, appunto, di assicurarsi egli iniziasse a vivere in una Rsa. Un caso che fin dal primo momento appare tutt’altro che limpido, motivo per cui ha generato immediato scalpore e che comunque, nel giro di due anni, è rimasto invariato. La storia di Carlo Gilardi è stata presa a cuore non solo da conoscenti e familiari, ma anche da tanti cittadini e dagli ex alunni, che si sono impegnati per liberarlo, come durante [1] la manifestazione dello scorso 12 dicembre presenziata anche da alcuni membri del CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani). L’ex docente rimane però segregato in un luogo in cui consapevolmente e nel pieno delle sue facoltà non vuole stare, con la beffa che per farlo deve pagare la profumata cifra di 3.500 euro al mese e subendo un isolamento forzato perché parlare al telefono con Carlo Gilardi o andarlo a trovare viene spesso reso impossibile dalla struttura, anche agli stessi familiari.

Manifestazione “Libertà per Carlo”, 12 dicembre 2022, fonte: milanopiusociale.it

La vicenda si dispiega con molti spigoli bui. Su alcuni è stata fatta luce, su altri invece rimangono svariati punti di domanda specialmente anche perché il signor Gilardi ha una disponibilità economica non indifferente e questo, fa gola. Non è mai stato escluso che chi tanto desiderasse vedere l’ormai 90enne chiuso nella Rsa volesse mettere mano al patrimonio dell’ex docente, il quale si è sempre mostrato disinteressato all’avere tanto da essere il primo a utilizzare le sue risorse per aiutare chi sapeva ne avesse bisogno, come raccontano persone a lui vicine. Stesse voci quelle di parenti, amici, ex colleghi, alunni, che parlano di un uomo tutt’altro che incapace di avere cura di sé stesso, tantomeno facilmente corrompibile dai malintenzionati (altra giustificazione utilizzata per mantenerlo nella Rsa). Quel che appare certo è che si sia arrivati a stabilire cosa sia il meglio per Carlo Gilardi senza ascoltare la sua opinione.

Dal primo momento l’ingiustizia subita da Carlo Gilardi è stata denunciata dallo stesso ex docente e poi da familiari, amici e conoscenti. La storia ha avuto molta risonanza anche grazie ai servizi de Le Iene andati in onda sia nel 2020 che l’anno successivo e il mese scorso durante una puntata del programma televisivo è stato trasmesso l’ultimo servizio sul “caso Gilardi”, in cui sembrerebbe che il ricovero forzato vissuto dall’uomo sia conseguenza di un’astuta mossa degli amministratori di sostegno dell’ex professore, coscienti degli averi dell’ultimo e dunque vogliosi di attingervi. Eppure l’amministratore di sostegno dovrebbe garantire [2]aiuto e tutela per alcuni soggetti in difficoltà, i quali possono richiedere assistenza direttamente o per cui viene fatta domanda da terzi, con le dovute verifiche e accertamenti, almeno in teoria.

E il fatto che un individuo abbia bisogno di aiuto non vuol dire egli non possa vivere provvedendo a se stesso e decidendo come condurre la propria vita. Essere seguito da un amministratore di sostegno significa essere affiancato da una persona competente perché si possono avere  impedimento fisici, o infermità mentali, fisiche, ma anche trovarsi nella morsa di certe dipendenze. Un aiuto concreto lontano anni luce dal severo giudizio che non si possa condurre la propria vita in maniera indipendente e dunque l’unica soluzione sia l’essere rinchiusi in una casa di riposo. Un servizio nato per tutelare [2], cui messa in pratica rischia però di cambiare radicalmente il fine mentre ci si dimena in un sistema burocratico pieno di insidie e che è capace di calpestare diritti fondamentali, proprio com’è stato per Carlo Gilardi.

Errata Corrige: il giorno 19/12/2022 è stato corretto il nome del protagonista dell’articolo da “Girardi” a “Gilardi”; ci scusiamo per l’errore e Vi ringraziamo per la comprensione.

[di Francesca Naima]