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Caccia, la lobby delle doppiette entra negli emendamenti di maggioranza

Il “controllo delle specie di fauna selvatica” sarà possibile “anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”: è quanto prevede un emendamento [1] alla Legge di Bilancio presentato da alcuni deputati di Fratelli d’Italia. Una proposta sulla quale il governo non si è ancora pronunciato e che potrebbe rimanere solo su carta o derubricata a iniziativa personale di singoli parlamentari, ma che legittimamente ha già provocato l’alzata di scudi delle associazioni ambientaliste, che parlano di una misura pensata «per compiacere la lobby venatoria e degli armieri».

L’emendamento proposto prevede che i piani di “controllo numerico mediante abbattimento o cattura” – che rispettando determinate condizioni potranno essere autorizzati dalle regioni e dalle province autonome – saranno “attuati dai cacciatori iscritti agli ambiti territoriali di caccia o nei comprensori alpini delle aree interessate”, previa “frequenza di corsi di formazione autorizzati dagli organi competenti a livello regionale” e sotto il coordinamento degli “agenti delle Polizie provinciali o regionali”. Sebbene il testo faccia riferimento al controllo e al contenimento della fauna, ENPA, LAC, LAV, Legambiente, LIPU e WWF parlano [2] di “caccia selvaggia”. Secondo le associazioni, infatti, il controllo della fauna sarebbe solo un pretesto, e se l’emendamento dovesse essere approvato una «ristretta categoria di individui, peraltro sempre più isolata dal tessuto sociale, sarebbe autorizzata a fare strage di animali selvatici e a mettere in pericolo la pubblica incolumità». Una denuncia netta quella delle associazioni: «Governo e maggioranza hanno forse in mente di smantellare i capisaldi del legislazione ambientale del Paese proprio in un momento nel quale la biodiversità, non solo italiana ma dell’intero pianeta, ha assolutamente bisogno di maggiori tutele?». Questo si chiedono infatti le organizzazioni, secondo cui l’emendamento «non demolisce soltanto la legge 157/92 [3] sulla tutela della fauna e regolamentazione della caccia ma anche la legge 394/91 [4] sulle aree protette che sarebbero aperte agli spari per compiacere la lobby venatoria e degli armieri».

Quelle citate, però, non sono di certo le uniche organizzazioni ad essersi schierate contro l’emendamento: anche l’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), infatti, ha preso una posizione netta a riguardo, definendolo [5] “irresponsabile”. «Siamo al Far West: un emendamento del genere apre alla mattanza indiscriminata della fauna mettendo inoltre a rischio la pubblica sicurezza e incolumità», ha infatti affermato il presidente dell’OIPA Massimo Comparotto, aggiungendo che l’organizzazione si riserva quantomeno di «segnalare questo emendamento, se approvato, alla Corte di Giustizia ambientale europea».

Volendo infine avere un quadro completo della questione, bisogna aggiungere alcuni particolari che sembrano avvalorare la posizione assunta dalle associazioni menzionate. L’articolo 19 della legge n. 157 del 1992 – che l’emendamento andrebbe a modificare – prevede infatti che il “controllo delle specie di fauna selvatica” venga “praticato di norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici”: una disposizione eliminata dall’emendamento, nel quale non vi è alcun riferimento agli stessi. Inoltre, non solo con l’emendamento “gli animali abbattuti durante le attività dei controlli” che superano l’analisi igienico sanitaria sarebbero “destinati al consumo alimentare”, ma mentre in precedenza i piani di abbattimento dovevano essere “attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali”, adesso queste ultime verrebbero chiamate in causa solo eventualmente. Non soltanto infatti, l’emendamento prevede che l’abbattimento sia attuato dai cacciatori, ma altresì che le autorità deputate al coordinamento dei piani di abbattimento “possono” tra gli altri avvalersi anche delle guardie venatorie, che dunque non rappresenterebbero più la prima categoria ad occuparsene.

[di Raffaele De Luca]