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Il governo Meloni azzera i fondi per le piste ciclabili

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha azzerato i fondi per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane: si tratta di 94 milioni di euro depennati dalla nota integrativa del Ministero delle Infrastrutture alla nuova legge di bilancio. I fondi – destinati ad opere per lo sviluppo della viabilità ciclabile da realizzare nel biennio 2023/24 – erano il residuo di quanto stanziato nel 2019 dall’esecutivo Conte II. Soldi già a bilancio per la rete ciclabile che il governo Meloni vuole destinare ad altri capitoli di spesa. Ancora una volta l’Italia non appare dunque interessata a colmare un divario sempre più ampio con le città europee, che provoca conseguenze enormi sulla sicurezza (con oltre 200 ciclisti morti in media all’anno) e sulla salute pubblica, contribuendo alla mancata diminuzione dell’inquinamento che in diverse aree d’Italia è sistematicamente oltre ogni livello di guardia.

Non a caso, ancor prima dell’inopportuna decisione del governo Meloni, la Clean Cities Campaign, ovvero una coalizione di 70 organizzazioni per la mobilità ciclabile in Europa, aveva pubblicato un rapporto dal titolo provocatorio e diretto: “L’Italia non è un Paese per bici [1], volto a denunciare l’arretratezza della penisola dal punto di vista di un passaggio concreto alla mobilità sostenibile. Il dossier testimonia come l’Italia ancora oggi investa 100 volte di più sulle auto piuttosto che sulla bicicletta: dal 2020 al 2030 sono stati messi a bilancio quasi 100 miliardi sotto forma di incentivi per l’acquisto di mezzi a quattro ruote, contro poco più di un miliardo per la mobilità a due ruote senza motore. Non solo, ma altri 90 miliardi di euro sono finiti per la costruzione e il rinnovo di infrastrutture stradali; niente invece, tranne rari esempi isolati portati avanti dalle amministrazioni locali, dal punto di vista della mobilità ciclabile.

Eppure l’osannata transizione ecologica dovrebbe prevedere un’importante spinta per limitare l’inquinamento atmosferico; per farlo viene da sé comprendere come scegliere la bici piuttosto che altri mezzi di trasporto sia d’aiuto e non solo per l’ambiente, ma anche per la salute. Tuttavia, ridurre l’impatto ambientale e salvaguardare i cittadini non sembrano tra le priorità del Governo, presso i cui ministeri qualcuno dovrebbe pur essere venuto a conoscenza della recente posizione del Bel Paese nel nuovo rapporto Zero pollution Outlook 2022 [2]redatto dall’Agenzia dell’Unione europea per l’Ambiente (AEA), che colloca l’Italia al quarto posto per decessi a causa dell’inquinamento atmosferico.

L’Italia si conferma così come uno dei Paesi europei meno adatti agli spostamenti ciclabili. Con gran parte delle città dove i cittadini, anche volendo, non possono scegliere le due ruote per gli spostamenti quotidiani perché manca la possibilità di spostarsi con la bici in sicurezza. E chi sceglie comunque di farlo procede a proprio rischio e pericolo, consapevole di essere un soggetto debole della strada, decisamente poco tutelato in mezzo ai pericoli che derivano dal condividere la medesima sede stradale con auto, bus e camion. Secondo i dati Istat [3], negli ultimi tre anni, sono morti in media 217 ciclisti l’anno in incidenti stradali, più di uno ogni due giorni.

[di Francesca Naima]