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La Lombardia premia gli operatori che spingono i cittadini verso la sanità privata

Un premio in busta paga per chi riesce a convincere un paziente a rivolgersi alla sanità privata piuttosto che a quella pubblica. Questo lo schema seguito in Lombardia da MultiMedica, una struttura ospedaliera privata accreditata al servizio sanitario regionale che ha come motto “prima di tutto viene l’etica”. A denunciare tale meccanismo di premialità è stata la trasmissione “37 e 2” di Radio Popolare, condotta da Vittorio Agnoletto ed Elena Mordiglia. All’interno di un’inchiesta sulla lunghezza delle liste di attesa per accedere alla sanità pubblica, è stata raccolta e mandata in onda la testimonianza [1] di una dipendente di MultiMedica, che ha reso noto il beneficio indirizzato ai centralinisti in grado di attrarre i cittadini verso la sanità privata. La stessa azienda ha confermato, prima in una lettera inviata alla radio e poi in una nota, tale meccanismo.

«Qui è tutto il sistema che non funziona», ha dichiarato in un’intervista a L’Indipendente Vittorio Agnoletto, ex deputato impegnato da anni nella tutela del diritto alla salute. «Quando una struttura privata procede con l’accreditamento al sistema sanitario regionale mette a disposizione un certo numero di interventi o, se dotata, di letti. Ne restano così altri slegati dalla collaborazione con la sanità pubblica». Si tratta di un’offerta completamente privata che finisce per essere indirizzata ai cittadini che contattano il centro per usufruire delle prestazioni sanitarie tramite il solo pagamento del ticket (come accade con le strutture pubbliche) ma a cui, di fronte ai lunghi tempi d’attesa, viene proposto di passare al privato. In sostanza, la struttura accreditata al SSR gode di un’enorme pubblicità dovuta al settore pubblico che, come un’esca, usa per riempire le proprie liste private, con o senza il meccanismo di premialità rivolto agli operatori.

Un’idea per risolvere tale conflitto d’interessi che va unicamente a discapito del cittadino potrebbe essere, come propone Agnoletto, una soglia alta (come al 90%) di interventi o posti letto da dedicare alla collaborazione instaurata con l’ente pubblico, nell’ambito dell’accreditamento al sistema sanitario regionale. Un’ipotesi difficile da realizzare dal momento che l’attuale status quo va a vantaggio «non solo delle aziende accreditate – che guadagnano in termini di pubblicità e dunque di affluenza anche ai propri reparti interamente privati – ma anche delle Regioni», come sottolinea Vittorio Agnoletto. L’ente pubblico, infatti, non erogando le visite attraverso il servizio sanitario non deve pagare i rimborsi alla struttura privata accreditata. Un compromesso che fa contenti tutti, tranne i cittadini. Questi ultimi, visti i problemi della sanità italiana, devono fare i conti con una disapplicazione degli articoli 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute, e 3 (comma 2), che recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

[di Salvatore Toscano]